mardi, août 05, 2008

summertime

E' arrivata l'estate. io me ne sono accorta ieri, quando M mi ha detto "l'estate è finita".
come può essere finita se è appena iniziata? mi sa che non è l'unica cosa che ho realizzato esserci per davvero nel momento stesso della sua fine...prendiamo l'erasmus, per esempio. e mille altre cose. e sì che mi ritengo una persona attenta, curiosa, osservatrice, acuta, persino perspicace a volte. mi starò perdendo in qualche strano meandro? certo è che mentre ero a tegge, dopo essere salita a fatica su un ballone di fieno, ho respirato l'estate di quando ero bambina, di quando facevamo le feste di ferragosto e stavamo tutto il giorno tutti i giorni tra il portico a giocare a magic -quanto mi ero fatta bella e viola nei panni dell'elfo ayleena- nel rustico a giocare a calcetto, sul muretto ad aspettare i nostri amori. è uno dei miei angoli di paradiso.
vorrei essere là, invece mi ritrovo in mezzo alle strade asfaltate, sono inquieta, mi sento nel marasma, ho paura. vorrei che qualcuno da fuori mi dicesse cosa devo fare e come fare cosa, per rifiutare il consiglio e capire invece che posso farcela da sola, trovare da sola una risposta alla mia inquietudine, alla mia fame che non sa essere saziata.
sono dispersiva, nervosa, prolissa, barocca, troppo loquace, cinica e romantica, sognatrice, non mi pulisco i baffi di latte dopo aver bevuto dal bicchiere, volubile, tenace, all'antica, curiosa, macino chilometri a piedi senza meta e senza apparente ragione, cammino sui cordoli, amo il gelato fragola e cioccolato, mi piace camminare scalza, adoro dirty dancing, ho un cassetto pieno di sogni, voglio fare la pattinatrice e la logopedista, non voglio smettere di chiedermi cosa voglio fare da grande.

l'incontro

Stavolta devo fare uno strappo alla regola, e mettere un nome per esteso, anzi addirittura due.
Ho conosciuto Esvaso, Gigi. l'ho conosciuto in carne ed ossa intendo, me lo sono trovata davanti con quegli occhiali scuri sotto i quali si intuiva quello sguardo sicuro di chi sa, di chi conosce più cose del suo interlocutore. infatti io non avevo la minima idea di chi fosse mentre si sedeva al mio tavolo sabato pomeriggio, avevo solo un sospetto, ma per nulla vago. confermato da un accenno di sorriso, come se ci conoscessimo da sempre.
non mi ero mai immaginata come potesse essere incontrarlo di persona, ed eccolo lì, che mi parla della mia mostra senza presentarsi. innaturale presentarsi con qualcuno che già si conosce, no? infatti, allora facciamo due chiacchiere. grazie di nuovo gigi, grazie per aver reso il nostro incontro un'altra delle piccole cose per cui vale la pena di vivere.
io adoro Bedonia, adoro l'aperitivo con F, la sigaretta che fumiamo insieme. adoro le sorprese.

Vita da blogger

mercredi, juin 25, 2008

ATTIMI _ this is what happens when you actually live

Questa sera inaugura la mia mostriciattola fotografica, fino a fine luglio sarà al Pirù.

Non sono una fotografa e questa non è una mostra.
questi scatti apparentemente senza un filo conduttore, slegati e raccattati
a destra e a manca, sono legati da un filo invisibile, scontato e
romanticamente banale, che è la vita.
Un filo del quale spesso ci scordiamo, presi come siamo dalle mille cose che dobbiamo
assolutissimamente fare, senza renderci conto che senza questo filo sul quale camminare
cadremmo nel vuoto, noi e i nostri settecento birilli da tenere tutti in equilibrio.
fermiamoci un attimo, facciamo due chiacchiere, guardiamoci negli occhi,
beviamo un buon bicchiere di vino, ridiamo insieme.
queste foto sono appese a questi muri per ricordarci di fermarci a guardare la vita,
in piccoli frangenti che ci siamo persi per chissà quale motivo e che io...
ho gentilmente e romanticamente raccolto per voi.
Buona mostriciattola!

samedi, juin 14, 2008

Viceversa

Una volta Mario Soldati ha detto che il
Lambrusco va bevuto in bicchieri grandi,
perchè è un vino allegro, che va giù veloce.
Non come i vini piemontesi, ha detto
Soldati, che son pensierosi. Mario Soldati
era piemontese. Ecco, i vini piemontesi,
come il Barolo, o il Nebiolo, oppure il
Barbaresco, son più buoni; oggettivamente
più buoni, rispetto al Lambrusco. Allora
ho pensato che forse la bontà, forse come la
bellezza, impegna una parte del cervello
più ampia rispetto alla bevuta semplice.
Anche se, di solito, han ragione quelli della
bevuta semplice, che va giù più veloce, e
non ci pensi troppo. Pero' poi Calvino ha
scritto che c'è una leggerezza della
pesantezza, e una pesantezza della
leggerezza. E allora non è più semplice
capire qualcosa, se non che avevano ragione
tutti e due, e che forse, mentre si beve,
come mentre si legge, bisogna godere e
vengono i pensieri, come quando si fa
l'amore. O magari no; se si pensa non si
gode, e se si gode non si pensa. O se non
si pensa non si gode, e non si gode se non
si pensa. O viceversa, che e' lo stesso.
Viceversa.
relazioni e vino, connubio/confronto perfettissimo. ho sempre pensato di essere una persona estremamente semplice, soprattutto nelle relazioni a due: tu mi piaci + io ti piaccio = stiamo insieme. c'è qualcosa di più semplice ed essenziale di questo? no. e c'è qualcosa di più esistenzialmente complicato? nemmeno. se una storia non è semplice e facile da gestire vuol dire che è sbagliata? se la conquisti giorno per giorno e lotta su lotta è più giusta? ci sono storie giuste e storie sbagliate? la persona giusta esiste? la persona giusta al momento sbagliato diventa la persona sbagliata? i tempi sono fondamentali?
non sono domande retoriche, sono domande-domande, io una risposta che è una non ce l'ho.
però leggendo le parole di mario soldati mi è saltato alla mente un pensiero: fino a qualche anno fa mi piaceva il lambrusco, ora preferisco i vini "pensierosi"...

mardi, juin 03, 2008

Io amo i miei piedi incondizionatamente

Sono una feticista dei piedi.
avete mai visto singles? un film bellissimo, tante storie intrecciate, i pearl jam e una seattle molto grunge sullo sfondo.
una delle storie parla di una donna, non certo avvenente, ovviamente single oserei dire a caccia, che adora un suo paio di orecchini vistosi pendenti e coloratissimi, che piacciono solo a lei.
single: "hai visto i miei orecchni?"
interlocutore: "ehm, come non notarli..."
single: "saranno bellissimi?!?!!?"
interlocutore: "veramente...sono orrendi. davvero, scusa ma sono orrendi"
la single in questione passa da una storia sbagliata all'altra e cerca uomini in tutti i modi possibili, persino tramite quelle agenzie molto americane dove devi registrare un video con la tua mini-presentazione.
nessun buon risultato, come previsto.
Un giorno, inaspettatamente, si scontra con un uomo, alza lo sguardo, i loro sguardi si incrociano e lui...
"che belli questi orecchini". lei si illumina, è amore.
I miei piedi sono come gli orecchini della single poco avvenente, con la differenza che lei all'occorrenza può cambiarli, io no.
mi piacciono i miei piedi, li trovo belli ed eleganti. ma sono cresciuta in mezzo a persone, i compagni di scuola, gli amici, i parenti -per scherzo ma anche per davvero- che guardavano alle mie estremità inferiori con sospetto. come se quell'alluce così lungo fosse fuori posto.
l'altro giorno ho sentito una cosa su di loro che non avevo mai mai sentito in tanti intensi anni di commenti e vita: "con quegli alluci puoi schiacciare le formiche negli angoli...!" mi dice L, e fa ridere tutte noi, per caso insieme.
dulcis in fundo, sabato sera al ristorante io e i miei amici stavamo andando a pagare, siamo passati davanti all'altra tavolata della sala, tre uomini sulla quarantina, avevo i sandali.
uno dei tre mi vede passare e fa, ad alta voce: "vaca, ve' che dita lunghe!".
saranno strani, io li sento speciali.

vendredi, mai 09, 2008

I cento passi _ 30 anni dopo, per non dimenticare


"C'è una scena del film che spiega tutto. Mio fratello che litiga con mio padre, io lo rincorro per calmarlo e lui mi porta, passo dopo passo, fino alla casa di Tano Badalamenti. La distanza è appunto di soli cento passi.
Eppure, mi dice Peppino nel film, quei pochi metri separano due mondi opposti: quello delle persone oneste, dei lavoratori, e l'altro degli assassini e dei prevaricatori.
Ecco, questa può essere la metafora della storia di mio fratello: si può vivere nello stesso microcosmo, addirittura sotto lo stesso tetto, come avveniva tra Peppino e mio padre, ed essere distanti anni luce. Nello stesso tempo, lo spazio di soli cento passi ti fa capire quanto sia labile il confine della scelta tra il bene e il male."

samedi, mai 03, 2008

Moto e foto _ non si fa nulla senza un perchè

Stamattina mi sono alzata prestissimo e mi sono messa sui libri (non a dormire ma a studiare), per aspettare con trepidazione l'ora in cui sarebbe passato a prendermi C il centauro e avessi potuto di nuovo indossare il mio fantastico casco glitterato di quel glam tamarro che fa quasi chic. Mi ero quasi dimenticata quanto mi piace andare in moto. Io adoro andare in moto.
la nostra meta principale era reggio emilia, in particolare la mostra di Andrzej Dragan e l'incontro con lui, ma per arrivarci che bei posti abbiamo attraversato...
da traversetolo siamo andati a sella (salutando Tegge con la mano), poi a Vetto, Castelnuovo, e poi su fino al passo del Cerreto, dove c'erano diverse cricche di centauri e dove abbiamo mangiato un panino al prosciutto e pecorino veramente rustico. abbiamo mangiato seduti al sole, l'aria era fresca e il Ventasso era proprio di fianco a noi. respiro profondo. profonda tranquillità. uau. siamo ripartiti verso la nostra meta prestabilita, l'Università di reggio. io ho bigiato il primo seminario per sdraiarmi in uno dei bei prati verdi del parco tra le margherite con il mio fedelissimo libro, per poi arrivare in aula magna con Andrzej già intento a spiegare la sua opera.

L'apparenza inganna
prendete ad esempio questa foto: questa storia mi ha affascinato tantissimo...il nostro fotografo laureato in fisica quantistica ha incontrato questo signore alla fermata dell'autobus e gli ha chiesto se poteva fotografarlo. lui ha accettato e si sono messi a parlare. il signor X ha parlato della sua vita e di cose molto private ad Andrzej, per esempio gli ha detto che era appena uscito dall'Ospedale e il dottore gli aveva dato poche settimane di vita. dopo avere fatto un po' di scatti e averglieli mostrati, al modello "ovviamente" non sono piaciuti ma ha dato comunque il consenso ad esporli in pubblico, come per esempio alla mostra di oggi.
Quando Andrzej stava preparando la mostra lo ha chiamato per invitarlo all'inaugurazione, il signor X ha accettato di buon grado, detto che si sentiva meglio e promesso che se si fosse sentito bene sarebbe certamente andato.
Al giorno dell'inaugurazione, Dragan ha chiamato di nuovo il Signor X per avere conferma della sua presenza, ma lui era morto pochi giorni prima...

La cricca
I motociclisti quando si incrociano per strada si salutano: o mettono fuori una manina, o alzano un paio di dita dal manubrio e fanno un cenno.
io ieri ho chiesto il perchè di questo gesto cameratesco al mio personale centauro, che non mi ha saputo dare una spiegazione soddisfacente.
nell'andare poi dal Cerreto alla città, abbiamo incrociato un motociclista che non ci ha fatto il solito gesto di saluto ma ci ha fatto segno di rallentare. poi un altro, poi un altro e così via.
polizia?
incidente?
la seconda, e c'era olio sulla strada.
con l'incidente arriva la spiegazione da C: "hai capito ora a cosa serve il saluto?"
io interpreto così: "ti saluto = va tutto bene, strada a posto, va' piano e sii prudente" e penso, ma che carina questa cricca!
C mi chiede se saluto anch'io. "no" ma che domande, mica guido io, io guardo il panorama, mi perdo tra il Ventasso e la pietra di Bismantova io, mica guardo la strada. "come no?" incalza il vero motociclista tra i due. "no" però da adesso lo faccio, almeno ci provo ecco.
la prima volta, facciamo anche le prime dieci, mi sono sentita un po' cretina però poi ho cominciato a divertirmi, pensando alla carineria di questa cricca e vattelapesca.

L'incendio
finita la conferenza ho preso la macchina fotografica di C e sono andata fuori dall'Università, volevo fotografare tutti quei piumini che danzavano nell'aere, e anche quei 10 centimetri di "neve" a terra tra i trifogli e i fiorellini...sono bellamente sdraiata a terra impegnata nell'estremo gesto artistico, quando d'un tratto sento un crepitio e voltandomi verso la cancellata vedo i piumini che stanno letteralmente andando a fuoco!
visto che già altri si erano prodigati nel chiamare aiuto, a me non rimaneva altro da fare che documentare l'evento: il fuoco prima, gli uomini con gli estintori poi.
Emozionante, come una cronista d'assalto, nel vivo dell'azione!

Non si fa nulla senza un perchè
finita la conferenza e domato l'incendio, io e C siamo tornati insieme al parco, ci siamo seduti sull'erba, mi sono tolta le scarpe -per sentire la vita sotto i piedi- abbiamo fatto qualche foto e ci stavamo riposando prima di ripartire quando...un poliziotto in moto si è avvicinato e dal vialetto ha borbottato qualcosa.
"mi scusi?" chiedo
borbottio again
"mi scusi, non ho capito" rispondo
lui spegne la moto, si alza il casco e scandisce "potreste sedervi sulle panchine?"
"certo" rispondo sorridendo "ma posso chiederle come mai?"
"non si possono calpestare le aiuole"
...e non so come mai ma già mi prende una strana sensazione di dèjà-vu...
"ah capisco, e perchè non si può?" sorriso smagliante, stavolta
"perchè la legge lo vieta", e voce velata di un lieve imbarazzo
"sì ma...posso chiedere il motivo di questo divieto?" sorriso magnum, e occhio brilliccichino
"è un'ordinanza del sindaco, signorina..."
va bene, ho capito, è ora di smettere.
e mi trovo a fare una cosa senza sapere perchè la sto facendo, mi rimetto le scarpe e mi siedo sulla panchina.
E' una giornata estiva, si sta benissimo, siamo in un parco verde (per la cronaca quella che stavamo calpestando non era un'aiuola ma un prato, proprio un grande prato verde), ci sono ettari di prato, 4 panchine e 100 persone.
tutte stipate sulle panchine.

mardi, avril 29, 2008

la febbra_postumi traumatici di un'intossicazione virale trascurata per mancato riconoscimento sintomatologico

La febbrA non è un errore di battitura ma un virus che ti prende piano piano, ti debilita, ti stanca, ti sfianca, ti avvolge e ti stritola nella sua stretta morsa che ti pesa sul petto come un macigno, ti toglie il respiro, ti secca le fauci e ti brucia gli occhi, tu non vuoi cedere, piangi, urli e strepiti, batti i piedi, reagisci o almeno ci provi, esci, cammini, studi, fumi, bevi e ti droghi, ti stanchi ancora di più, ti arrabbi, e...poi arriva la sera, dormi, fai sogni contorti. e la mattina ti svegli e parli così.
in realtà ho passato uno splendido we pieno di amore, fantasia naturistica e sassi. che bella la vita, è un luna park.

mardi, avril 22, 2008

fobia portami via

Acrofobia, paura dei luoghi elevati
Aereofobia, paura di volare
Agorafobia, paura degli spazi aperti
Amatofobia, paura della polvere
Apifobia, paura delle api
Astrapofobia, paura dei fulmini
Batracofobia, paura dei rettili
Blennofobia, paura delle sostanze viscide
Cinofobia, paura dei cani
Claustrofobia, paura degli spazi chiusi
Decidifobia, paura del prendere decisioni
Dromofobia, paura dei mezzi di locomozione
Electrofobia, paura dell'elettricita'
Eremofobia, paura dell'essere soli
Euretofobia, paura dell'arrossire
Gamofobia, paura del matrimonio
Gatofobia, paura dei gatti
Gefirofobia, paura dell'attraversare i ponti
Ginofobia, paura delle donne
Idrofobia, paura dell'acqua
Kakorrafiafobia, paura dell'insuccesso
Katagelofobia, paura del ridicolo
Keraunofobia, paura dei tuoni
Musofobia, paura dei topi
Nictofobia, paura della notte
Oclofobia, paura della folla
Odinefobia, paura del dolore
Ofidiofobia, paura dei serpenti
Pirofobia, paura del fuoco
Rupofobia, paura del contatto con lo sporco
Sciofobia, paura delle ombre
Scolionofobia, paura della scuola
Sfecsofobia, paura delle vespe
Spermofobia, paura dei germi
Tafofobia, paura dell'essere sotterrato vivo
Tecnofobia, paura della tecnologia
Thalassofobia, paura del mare
Topofobia, paura del palcoscenico
Triskaidecafobia, paura del numero tredici
Tropofobia, paura del muoversi o fare cambiamenti

ho la decidifobia. ce l'ho da tempo ormai, e lo sa bene C, tutte le volte che usciamo e mi chiede dove andiamo o dove voglio andare -temutissima domanda- la mia risposta è sempre la stessa "non lo so, ho la decidifobia". cerco di farmela passare e di prendere qualche seria e risoluta decisione pensando a quello che mi ha scritto E la prima volta tanti anni fa "la paura nella decisione si dissolve come cera quando vi irrompe il bronzo fuso".
ma l'ultima volta che l'ho fatto ho compromesso il mio futuro. è successo tre anni fa ormai, non ricordo di essere mai stata tanto male come quella calda notte, avevo bisogno di prendere una decisione, non che importasse tanto la decisione in quanto A o B, avevo semplicemente la necessità di decidere. qualunque cosa. la forza che ho trovato in me prendendo la X decisione ha contribuito a creare una specie di mostro-me, che come un carro armato andava verso l'isola del tesoro a testa bassa, macinando ogni cosa si trovasse sulla strada. macinandola bene anche, e con una convinzione e un entusiasmo che mai avevo creduto scorressero nelle mie vene. mi sentivo invincibile, sentivo e sapevo che avrei ottenuto quello che volevo, quello che avevo deciso di volere. arrivata finalmente dopo peripezie inenarrabili al mio tesoro, ho trovato una realtà molto diversa da quella che mi aspettavo: apatia.
nessuna gioia per la conquista, solo amarezza per la fine dell'adrenalinica lotta, che mi faceva sentire viva.
è dipeso da me?
ho sbagliato io?
ci ho messo troppo impegno?
se mi fossi arresa sarebbe andata diversamente?
facendo ciò che ho sempre fatto otterrò ciò che ho sempre avuto?
ebbene, io oggi non lo so. domani non lo saprò, e forse nemmeno tra una settimana, un mese o un anno. l'unica cosa che so è che non lo so, e che per una volta non ho nessuna intenzione di prendere una decisione basta che sia, solo per il gusto di adoperarmi nella lotta per uscirne straziata e felice.

lundi, février 18, 2008

Calma apparente

Questa sera, dopo il bagno, mi sono guardata allo specchio.
avvolta nel mio accappatoio-nuvoletta rosa, con i capelli mossi bagnati portati su un lato che cadevano su una spalla, le gote rosse per il caldo e gli occhi fermi sul mio riflesso nello specchio.
ero incredibilmente bella. era tanto che non mi vedevo così bella, struccata, semplice.
ho preso la crema idratante e l'ho spalmata piano piano con le dita sul viso, e mi sono ricordata di quanto sia bello prendersi cura di sè, prendersi qualche minuto solo per se stessi, il proprio corpo e la propria anima. banale? io non credo, una riscoperta personale, intima, mia.
continuavo a guardarmi allo specchio; io immobile, sguardo fisso e apparente calma.

jeudi, février 14, 2008

M'illumino di meno

Per il terzo anno consecutivo, Caterpillar lancia per il 16 febbraio 2007 “M’illumino di meno”, la giornata nazionale del risparmio energetico, quest’anno diventata internazionale.
Dopo il successo delle passate edizioni Massimo Cirri e Filippo Solibello chiederanno nuovamente agli ascoltatori di dimostrare come il risparmio sia una possibilità concreta e reale a cui attingere oggi stesso per superare i problemi energetici che assillano il nostro paese e gran parte delle nazioni del pianeta.
L’invito rivolto a tutti è quello di spegnere le luci e tutti i dispositivi elettrici non indispensabili il 16 febbraio 2007 alle ore 18.
Semplici cittadini, scuole, aziende, musei, gruppi multinazionali, astrofili, società sportive, gruppi scout, istituzioni, associazioni di volontariato, università, cral aziendali, negozianti e artigiani uniti per diminuire i consumi in eccesso e mostrare all’opinione pubblica come un altro utilizzo dell’energia sia possibile.
In particolare, moltissimi ristoranti organizzeranno cene a lume di candela, mentre le amministrazioni locali forniranno il colpo d’occhio più spettacolare all’iniziativa effettuando spegnimenti simbolici delle grandi piazze italiane e dei monumenti più importanti (negli anni scorsi ad esempio l’Arena di Verona, il Duomo di Milano, la Mole Antonelliana di Torino, Palazzo Vecchio a Firenze, le piazze di Catania, Bari, Bologna, Palermo e tante altre).
Nelle due precedenti edizioni M’illumino di meno ha contagiato centinaia di migliaia di persone impegnate in una allegra e coinvolgente gara etica di buone pratiche ambientali. Lo scorso anno si risparmiò, nella sola ora e mezza di durata della trasmissione, l’equivalente del consumo medio quotidiano di una regione come l’Umbria.
La campagna di M’illumino di meno è iniziata il 15 gennaio e si protrarrà per un mese fino al 16 febbraio (anniversario dell’entrata in vigore del protocollo di Kyoto).

Buone abitudini per il 15 febbraio (e anche dopo!)

Il decalogo di Caterpillar

1. spegnere le luci quando non servono
2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici
3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l'aria
4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l'acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola
5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre
6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria
7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne
8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni
9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni
10. utilizzare l'automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.
E ricordati di spegnere tutte le luci e i dispositivi elettrici non indispensabili venerdì 15 febbraio alle ore 18!

e domani sera...si cena a lume di candela!

jeudi, février 07, 2008

Incontri ravvicinati del n tipo

Premessa
oggi è stata una giornata di sole bellissima e il cielo verso metà pomeriggio sembrava il cielo di settembre, lo stesso azzurro-tempera che ti incanta; i prati del parco erano costellati di bucaneve e il loro profumo si spandeva nell'aria dando un irreale sentore di primavera.

Incontro ravvicinato del n tipo #1
dopo pranzo, tornando al lavoro, ho attraversato il parco e mi sono fermata a raccogliere un fiorellino; poi sentendomi molto Cappuccetto Rosso -un po' per gli occhiali e un po' per i miei accessori tutti rossi- ho continuato la mia strada con il sorriso. camminando camminando incrocio un ragazzo che mi sembra di avere visto poc'anzi in ufficio, mi sorride, ricambio; mi saluta, ricambio. continuo a camminare al mio super-passo, e sento una presenza dietro le spalle: "scusa...", dice il mio anonimo interlocutore salutato poco prima, "...posso conoscerti? posso conoscere una bella ragazza come te?"
"..." stranamente rimango un nano secondo senza parole, lui subito ne approfitta e si presenta.
Io, gentilmente gli dò la mano, mi presento, e gli dico anche che sono di fretta perchè sto tornando al lavoro.
"mi lasci il tuo numero?" non si scoraggia;
e faccio di no con la testa guardando in basso un pochino finta imbarazzata.
"allora ti posso lasciare il mio?" coraggioso.
di nuovo scuoto la testa, e rispondo tirando fuori tutto il mio essere serendipity:
"se il destino lo vorrà ci rincontreremo".

Incontro ravvicinato del n tipo #2
dopo lavoro prendo il tutù (ossia l'automobile) e mi dirigo verso un bagno caldo, verso casetta.
c'è traffico, taaanto traffico, e guido felice felicissima sulle note di rod. in realtà volo.
dopo il ponte mille luci giro ma ci sono le strisce pedonali e un ragazzo sta attraversando, così mi fermo e lo lascio passare. ha i jeans stretti, una camicia a quadri, forse una giacca, uno zaino e un cappello di paglia di forma dei cappelli da cowboy, alto, magro e tanto somigliante al cantante dei pulp. in una parola, fantastico.
mi passa davanti e mi ringrazia tirando in basso il cappello e sorridendomi. io, che sono un'amante folle delle peculiarità, rimango colpitissima e mi volto a guardarlo di nuovo...e mi sorride -again- e mi saluta facendo ciao con la manina.
una stretta allo stomaco! che momento spettacolare!

Conclusione
nella vasca mi abbandono al calore dell'acqua e al profumo della schiuma, ripenso alla mia giornata e il battito del cuore accelera e la testa si fa più leggera...

mercredi, février 06, 2008

Il mistero della brioche con la fragola

Ieri sera mamma mi ha abbracciato, "come sei dimagrita" mi ha detto, con la voce preoccupata delle mamme se le figlie non mangiano. mi sono assottigliata, i pantaloni che di solito mi stanno stretti (quelli di cui, per intenderci, ognuna di noi ha un paio a casa che viene usato come metro), stamattina mi stavano addirittura larghi in vita. in pausa pranzo avevo un appuntamento, per cui salta bobby, in lessico familiare. ma è venuta a bussare alla mia vetrata L con ottime nuove e un paniere di sorrisi e speranze, così ci siamo prese un caffè. ho intravisto nel cesto delle brioche una su tutte, posso quasi dire con certezza che mi stava chiamando, lei aveva scelto me, come sempre succede con i micetti. l'ho insacchettata pensando che forse se avessi avuto fame e voglia di mangiare lo avrei fatto strada facendo, mentre zompettavo al mio appuntamento.
Mangiavo anche prima, non è che ero a dieta-perchè-volevo-fare-la-modella (chiedo venia per la citazione...), mangiavo sempre e comunque, ma avevo un po' perso il gusto vero del cibo.
Insomma, bref, sulla strada ho scartato la pasta, il sole faceva brillare sia la crema pasticcera nel mezzo che la mezza fragolona poggita sopra di essa...profumava di buono...le ho dato un morso e...felicità allo stato puro. sembra assurdo? a me è sembrato assurdo: stavo mangiando la felicità.

dimanche, février 03, 2008

La chimera

"Platonico, ovvero: di intensità assoluta.
Molto più forte di un rapporto carnale. Un amplesso invisibile che coinvolge ogni nostra molecola, anche se i corpi non si toccano, e di più per questo."
quando ho letto queste parole nella posta di barbara alberti, non volevo credere che qualcun'altro fosse stato più bravo di me nell'esprimere esattamente quello che penso sull'amore platonico.
credo di essere molto brava con le parole, e mi vanto con me stessa di riuscire ad esprimere sempre -o quasi- perfettamente quello che mi passa per la testa, come se lo dipingessi sulla tela e ammirassi alla fine la perfetta armonia dei colori, chiaroscuri, contorni, masse. guardo la mia opera e mi dico che è proprio lei, l'immagine che avevo davanti agli occhi. ma una cosa devo riconoscere: non ho il dono della sintesi. sono prolissa, e barocca a volte. ma soprattutto prolissa, sono prolissa da morire. e trovare questa frase, sintetica e intensa...mi ha lasciata di sale. il dono della sintesi esiste, è la mia chimera.

jeudi, janvier 24, 2008

la felicità in grani

L'altro giorno in pausa pranzo, tornando al lavoro, mi è successa una cosa straordinaria.
piccola piccola.
Stavo camminando al mio solito passo -sostenuto, per chi non mi conosce- e ad un tratto mi sembra di vedere una macchiolina nera piccina picciò muoversi sull'asfalto.
non ho voluto ignorarla, anche se è stata davvero solo una microscopica sensazione...così mi sono fermata, mi sono chinata a terra, avvicinandomi alla piccola macchiolina agitata, scoprendo che era una bestiolina a pancia in su. bloccata a gambe all'aria, che non riusciva più a mettersi dritta e dimenava le sue tante zampettine veloce veloce.
Ho allungato una manina, ho poggiato un ditino leggero leggero sulle sue zampette e ho rimesso la bestiola dritta, scoprendo che era rossa e bella, di un rosso vivo, che al sole brillava!
che meraviglia godere delle piccolezze della vita...sono felice.

mercredi, janvier 16, 2008

La vincitricediconcorsifotografici rientra in patria...e si conferma!

Le stagioni dei parchi_sessione autunnale.
A settembre, al mio ritorno da Rennes, A si presenta a casa mia con un volantino e mi dice tutto serio "adesso che hai vinto un concorso in Francia, devi vincere anche qua in Italia. partecipa a questo, sono sicuro che vinci".
Io, non foss'altro che per non disubbidirgli, faccio qualche foto allo scadere dell'autunno e del termine del concorso, e mi iscrivo.
E vinco! il primo premio!
Ieri la mia foto era sulla Gazzetta insieme alle altre 24 foto più belle, e stamattina sono stata alla sede della gazzetta a ritirare il preziosissimo premio...una bicicletta elettrica! spassosissimo -e a tratti davvero imbarazzante- il tutto: la premiazione, l'intervista per Tv Parma e la foto di gruppo con me davanti a tutti, a cavalcioni del mio nuovo bolide!!
Domani mi potrete vedere in questa spassosissima veste sempre sulla gazzetta, e stasera credo già su tv parma...non morite dal ridere, per favore.

vendredi, janvier 04, 2008

Capodanno last-minute

Una gran quantità di persone malate, tra cui io, ovviamente. ma G e L mi vogliono lo stesso, anche con la febbre, anche malandata, anche con la voce non proprio squillante...in effetti, forse è proprio per questo che mi vogliono. E io mi porto A, che ha già passato con me/noi la Vigilia e Natale, e allora perchè no. alle 18 chiamo F, anche lei malaticcia e con le idee poco chiare rispetto alla serata, e la invito a venire con noi...1,2,3, sì.
Serata bellissima, cena squisita, tradizione e un "pizzico" di creatività al peperoncino, un toccasana per la mia gola (infatti dall'1 sono completamente afona, vittima di una fulminante laringite acuta...), brindisi, chiacchiere e foto.
Quindi grazie, agli ospiti e agli ospiti (si chiamano ospiti sia gli invitati che gli ospitanti)! e anzi, scusate se per colpa della mia mala sanità non ce ne siamo andati a fare festa grossa al f.o. insieme a mezza città...ma abbiamo un anno intero per rimediare!

mardi, janvier 01, 2008

dimanche, décembre 23, 2007

I wish you all a...very Mary Christmas!

http://www.elfyourself.com/?id=1704253630
http://www.elfyourself.com/?id=1667377731

Se le nostre carriere lavorative dovessero non andare come vorremmo...avremmo sempre una possibilità di essere prese a lavorare con Babbo Natale (o FRAtale anche, perchè no).
Siamo degli elfi magistrali, giudicate voi stessi!

mercredi, décembre 19, 2007

Se non è Babbo Natale...è Babbo FRAtale!

Evento eccezionale! Parma verrà da oggi ricordata in tutto il mondo come la città in cui Babbo FRAtale (questa te la rubo I, è troppo bella! ma poi ti pago i diritti in alcool) ha deciso di atterrare, aspettato a terra dalle sue fedeli renne Pila e Mavi, che lo hanno reso riconoscibile a tutto il mondo.

Sgomenti, i presenti hanno voluto immortalare la scena, sperando di poterla vendere a caro prezzo al miglior offerente su piazza.

Segue documentazione fotografica dell'eccezionale apparizione.

dimanche, décembre 16, 2007

Come mangiare un mandarino può diventare un felice momento di aggregazione a tavola. con finale a sorpresa!

Prendere un mandarino, incidere la buccia seguendo la linea immaginaria dell'equatore stando attenti a non tagliare il mandarino stesso; con le dita separare pian piano la buccia dal frutto, poi staccare le due metà -intatte!- cercando di lasciare i filamenti interni attaccati ad una delle due semi-sfere, come a formare uno "stoppino".
Una volta effettuata questa difficilissima operazione chirurgica, prendersi una piccola pausa, rilassarsi e mangiare il mandarino in questione (da qui l'importanza di non smaciullare il frutto).
Una volta ristabilitisi, riempire la metà del mandarino di olio d'oliva, lasciando fuori qualche millimetro di stoppino e incidere l'altra semi-sfera nella parte centrale per lasciare uno sfiato, dando sfogo al proprio estro artistico.
Dulcis in fundo, accendere lo stoppino...e spegnere le luci.
(un grazie mai abbastanza grande a I, per avermi illuminato la cena di compleanno. I, il mandarino dritto...l'ho fatto io!)

vendredi, décembre 14, 2007

quelle journée! che giornata! what a day!

Le coincidenze non esistono, ci sono delle cose scritte nelle stelle.
E la giornata lavorativa di oggi ne è la prova: si apre una ricerca per un lavoro per il periodo natalizio, bisogna trovare un paio di persone che inizino già la settimana prossima, quindi cercarle, trovarle, mandarle a colloquio, aspettare il responso, richiamarle e farle venire a firmare il contratto. tutto d'un fiato.
Stamattina stessa viene un ragazzo, D, che desta l'attenzione di M, e lei pensa di proporlo per questo lavoro; io dal canto mio ho R, il mio favorito da quando lo conosco, e penso di poporre anche lui, tra gli altri, cinque o sei persone in tutto.
A metà pomeriggio arriva LA telefonata.
ne hanno presi due. chi?
loro due, loro due, loro due!
Io corro da M e la abbraccio, la vita è strana, è bella! e noi siamo sicure che sia il destino a farci ritrovare tutti e quattro a fine giornata.
avevamo parlato, io e M, giusto nei giorni prima delle "coincidenze" della vita, di quando per esempio impari un termine nuovo (come "fare melina") che non hai mai mai mai sentito in tutta la tua vita, e poi il giorno dopo -il giorno dopo nell'arco di una vita!- lo trovi in un libro che leggi in treno.
C'è qualcosa scritto nelle stelle.

jeudi, décembre 13, 2007

Santa Lucia

Santa Lucia è arrivata questa notte, ma deve essersi offesa perchè ieri sera, a causa di una fortissima emicrania, sono andata a letto alle 19e30 senza lasciarle acqua nè vino, non un biscotto e nemmeno una misera carotina per il suo mulo.
perciò la sua tremenda vendetta è stata venire da me e lasciare sulla mia scrivania dei regali per i miei genitori e addirittura per i miei nonni. niente per me che sono stata tanto brava quest'anno, se non un happy hippo, che mi sono mangiata di corsissima prima che qualcuno me lo portasse via.
Avevo 10 anni stamattina quando mi sono svegliata, ero ancora assonnata e intorpidita dal mal di testa ma ero felice, perchè io adoro Santa Lucia.
Quando ero più piccina mi svegliavo presto presto, stanca dalle ore piccole che avevo fatto nel proposito "stanotte faccio finta di dormire e invece sto sveglia. stanotte non mi scappi. stanotte ti vedo", cercavo i regali con lo sguardo mentre mi precipitavo fuori dal letto e poi con i pacchetti in mano correvo in camera dei miei, saltavo sul loro letto e li svegliavo a suon di salti e urletti.
poi facevamo colazione, noi tre insieme, si respirava felicità.

Da otto anni a questa parte Santa Lucia è anche un anniversario per me, per noi.
E ed io, alle 15 e poco più del 13 dicembre 1999 stavamo incrociando il nostro sguardo per la prima volta, nell'aula Magna di b.go Carissimi. mi ricordo ancora come eravamo vestite.
quest'anno, per la prima volta, il giorno del nostro anniversario siamo al lavoro tutte e due. ma quando eravamo ancora entrambe studentesse, il 13 dicembre ci trovavamo a casa mia, e facevamo merenda insieme. io le facevo trovare il tavolo imbandito, tazze e cucchiaini, ogni leccornia, cioccolatosa e non, che si poteva immaginare sul tavolo: caffè, latte, e succhi di frutta. e l'immancabile regalino di fianco alla sua tazza.
e nel mio pacchettino, come d'abitudine, un chupa chups. rigorosamente alla fragola.
Sweet memories.

Dulcis in fundo, Santa Lucia era, a casa mia -quella vecchia e senza gatti-, il giorno della preparazione dell'albero di Natale, e a me piaceva tantissimissimo fare l'albero.
era il mio momento.
sceglievo con estrema cura dove mettere ogni singola palla, poi mi facevo due passi indietro, guardavo l'insieme con occhio criticissimo, mi riavvicinavo e cambiavo qualcosa. ovviamente niente di percettibile a occhio nudo, ma io uscivo più entusiasta e soddisfatta da ogni microscopico cambiamento; sono sempre stata un'esteta, da brava bilancia.
E ora invece niente albero, sigh sigh, sob sob. il primo anno di casa nuova era stato fatto e nel giro di pochissimo era caduto giù. uno dei miei leggiadri gatti ci si era arrampicato agognando la cima...e ne ha segnato la fine.
per sempre?

lundi, décembre 10, 2007

La rana e lo scorpione_vorrei un mondo senza chiavi

Meno lavoro per tutti, più lavoro per tutti. quindi più vita per tutti.
sembra un'equazione matematica piuttosto elementare, eppure nemmeno io ci avevo pensato prima del commento di F al mio post del lavoro che nobilita entrambi i sessi.
e il mio non-pensiero è la forma più eclatante della forma mentis inculcataci dalla di oggi società: lavorare-lavorare-lavorare. guadagnare-guadagnare-guadagnare.

e vivere? dove? dove c'è lavoro. come? con il lavoro. quando? ecco, appunto, quando?

in realtà dietro questa equazione che mi ha sconvolto il pomeriggio e della quale sicuramente parlerò con tutti nelle prossime ore/giornate/settimane, c'è un mondo. come mi piace dire che dietro ogni piccola cosa c'è un mondo...
ero piccola quando il desiderio di una bimba in chiesa mi ha fatto sobbalzare dalla panca in legno:
"vorrei un mondo senza chiavi".
bisognerebbe scardinare la società e le sue basi per avere un mondo senza chiavi, la natura umana in sè non lo permette.
la natura umana riporta alla favoletta della rana e lo scorpione.
Lo scorpione doveva attraversare il fiume; così non sapendo nuotare, chiese aiuto alla rana: "Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda."
La rana rispose: "Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!!!" "Per quale motivo dovrei farlo?" incalzò lo scorpione "Se ti pungo tu muori e io annego!"
La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell'obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.
A metà del tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all'insano ospite il perché del folle gesto.
"Perché sono uno scorpione…" rispose lui, "...è la mia natura".

dimanche, décembre 09, 2007

Il lavoro nobilita l'uomo (e la donna)

Sono sprofondata nella poltrona di casetta, con indosso il maglione ancora intriso dei profumi di San Giusto e della casa di M e G, dove sono stata negli ultimi due giorni.
lì nella piola con le lasagne contate per i commensali e il Novello a gogo nella gola e sui miei jeans, lì con M che dorme appisolata sulla mia spalla, lì a pranzo (quasi) tutti insieme a mangiare tutto e di tutto di più con gusto e con il sorriso sulle labbra e nel cuore, lì a fare colazione con cioccolata e panna fatte in casa, e sono sempre le più buone del mondo conosciuto, lì a cercare di rientrare nei jeans usciti tiepidi dall'asciugatrice, lì a chiacchierare di libri, tradizioni e dialetti, un po' più in là a Biella alla fabbrica della Menabrea con una birra ambrata, carne alla griglia e una bellissima compagnia.
e il ritorno in treno, con cambio a Milano e un libro a farmi compagnia, che dura giusto giusto il tempo del viaggio. e finisce splatter, un po'.

e al ritorno mi aspetta C.
e voglio rifare la modella quando vedo le foto che mi fa, le smorfie, le ombre, i colori, i sorrisi, i broncetti.
bref, c'est moi.
è che stare là a San Giusto mi mancava, ma ora ho fatto scorta, ho riempito la cambusa per un po', di odori ed affetti. ma sarei rimasta ancora qualche giorno a raccogliere provviste, se mi avessero tenuta (e l'avrebbero fatto, lo so. chi, in fondo in fondo, vorrebbe davvero liberarsi di me?!) e se non dovessi tornare al lavoro domani. perchè lavoro!
un lavoro vero, con orari veri, colleghi -fantastici- e tutto ciò che ne consegue, anche lo scarsissimo tempo che ritaglio per lo studio.
qualche sera fa ho fatto riderissimo C, la mia zietta adorata, perchè parlando di questa nuova cosa ho detto che ne ero felicissima per una serie di ragioni, tra le quali..."mi metto alla prova, vedo anche se sono in grado di lavorare seriamente con continuità e con gli orari di ufficio veri e propri, e per ben di più di periodi lavorativi brevi come una settimana qua e un'altra là. in poche parole, costanza, quella che a me è sempre mancata".
C scoppia a ridere e io mi chiedo perchè?, mi sembrava un discorso pure parecchio mpegnato!
e la domanda sorge spontanea a G (e lecita, dico io a posteriori): "e se ti fossi resa conto che non sei in grado di reggere un ritmo di otto ore di ufficio giornaliere?!"
la risposta mi esce altrettanto spontaneamente: "mi sarei data con più impegno alla caccia al marito?!"
e si ride tutte insieme tra un tagliolino al tartufo bianco e una lieta novella.
State tranquilli, reggo il ritmo del lavoro, è ufficiale.

dimanche, décembre 02, 2007

Grazie

Grazie a GG, grazie innanzitutto per il tuo splendido blog, che mi porta in tanti angoli di mondo, con luci e colori che fanno emozionare.
e grazie per le bellissime parole che hai speso per me, e per il mio piccolo e ingarbugliato pezzettino di mondo...ma grazie soprattutto per aver capito, "sentito" la vera essenza di questo crazy corner, il mio amore per un contatto genuino con il mondo. i piedi nudi, sulla terra, nuda.
e chissà a Bedonia quante volte i nostri sguardi si sono incrociati...queste connessioni, tra piccoli angoli di vita reale e internetica mi fanno impazzire...è splendido vedersi, conoscersi, scoprirsi, ritrovarsi. uau.

jeudi, novembre 22, 2007

London pride

Tre giorni di sole di fila a Londra sono un evento quasi straordinario,quantomeno in novembre, e noi l'abbiamo vissuto.
inoltre, per caso, in una soleggiata giornata fortunata, abbiamo visto:
- il cambio della guardia
- gli scoiattoli a Hyde Park
- il Tower Bridge aprirsi per far passare una nave dei pirati
tower bridge. io se potessi ci vivrei dentro. io odio l'azzurro -perchè fa pigiama- ma amo il tower bridge, persino il suo azzurrino. e ci ho camminato sopra!
e pensavo mentre camminavo (perchè, incredibile, so fare due cose di una certa portata in una volta!) a quelle persone che lo fanno due, tre, quattro volte al giorno e si scocciano quando si apre perchè perdono cinque minuti al semaforo rosso, e magari mentre aspettano il verde guardano i turisti accalcati ai lati pensando cosa diavolo ci sarà poi di bello in un ponte che si apre 900 volte l'anno e cheppalle che devo andare a casa fa freddo e sono stanco e poi faccio tardi a vedere il musical di Dirty Dancing.
giuro, c'era in programmazione il musical di Dirty Dancing. ogni parola sarebbe superflua.
e sono proprio questi pensieri attribuiti agli aborigeni abitudinari che mi fanno venire voglia ogni tanto di prendere su la macchina fotografica, o anche no, e di andare in giro per la mia città che vivo da una vita e guardarla con gli occhi del turista.
io sono una turista da naso all'insù.
Oxford ci ha viste riabbracciare F, nel suo dipartimento, su un divano in pelle marrone come quello della scuola di seth e ryan e summer e marissa. regressione, lo so, lo so.
che bella sensazione stringerla tra le braccia. e stare insieme, noi tre, una famiglia, anche se manca qualcuno per completare il quadretto.
Durante questi giorni in terra straniera ho scoperto una parte di me che credevo non esistesse:
la me-amante-della-birra.
bevo una birra, non chiara perchè le bionde non mi piacciono ma non troppo scura perchè la guinness sa di caffè e non mi piace e allora mi metto nelle mani del cameriere che è evidentemente un appassionato/intenditore...ed avviene la trasformazione.
ho bevuto la birra (piccola, of course) non per la prima volta, ma per la prima volta...mi è proprio piaciuta! era buona, proprio buona.
era la London Pride.

mercredi, novembre 14, 2007

it ain't easy

Tra poco più di dodici ore sarò su un aereo per Londra.
ed è tutto strano, non mi sembra nemmeno di partire, infatti invece di fare la valigia sto qui a scrivere. non so cosa mettere in valigia, fuori fa freddo, chissà in Inghilterra poi, e io ho in mente solo il sole e la brezza estiva, nulla più.
è cambiato tutto nel giro di poco, pochissimo, un attimo.
lunedì inizierò uno stage, ho fatto qualche giorno di pratica, mi piace.
non sono "qui ora" come vorrebbe il raja yoga, il mio corpo è qui e la mia mente non lo so, ma di certo non è dove dovrebbe stare, in valigia.
quando sono vittima di forti emicranie mi sembra di essere totalmente dissociata, di vedermi da fuori e di capirmi ancor meno che da dentro. incroyable.
ho mille pensieri, ognuno complicato e ramificato, e vorrei riuscire ad esprimerli tutti in modo chiaro ed esaustivo quantomeno a me stessa, ma il risultato è "word-vomit"...o meglio "thought-vomit" perchè a favellare nemmeno ci provo.
la grande accozzaglia regna questa notte, dentro la valigia come dentro la mia testa.

mercredi, octobre 31, 2007

love is strange

Love, love is strange
Lot of people take it for a game
Once you get it
You'll never wanna quit
After you've had it
You're in an awful fix
Many people
Don't understand
They think loving
Is money in the hand
Your sweet loving
Is better than a kiss
When you leave me
Sweet kisses I miss

L'amore è strano.
e lo sono anche le relazioni. non strane, ma stranissime, assurde anzi.
ho recentemente passato una piacevolissima serata con G, in un posticino molto rustico e accogliente, abbiamo parlato di tante cose -il che è piacevole già di per sè perchè ha una bellissima voce- e anche dei soliti desideri amorosi.
come mi aveva già detto M qualche tempo fa, anche G dice che sono troppo esigente; mi ha ricordato che sembro tanto Chandler quando usciva con tante ragazze e non gli andava bene mai nessuna perchè si fissava su un'inezia, un piccolissimo particolare che lui trovava estremamente fastidioso, che però attirava tutta la sua attenzione, e lo distoglieva dall'entità-persona.
Io per esempio ho un punto debole: le scarpe.
se di un uomo non mi piacciono le scarpe, faccio una fatica enorme a ignorare dove riposa il suo piede e concentrarmi su quello che dice.
non è superficialità. mentre lui parla io sto pensando come avrà fatto a comprarle...quali possono essere i meccanismi mentali che l'hanno portato a comperare -e soprattutto ad indossare- quelle scarpe; perchè quel colore, quella forma, quei lacci, quella cucitura, magari quella marca.
dalle scarpe di una persona si possono capire tantissime cose, bisogna solo saperle leggere.
E, come da una scarpa, anche da una relazione io vorrei tutto subito: bellezza esteriore e funzionalità pratica, tutto questo nella comoda forma di una babbuccia di lana.
ovviamente certe cose si possono ottenere solo con il tempo e con l'utilizzo.
ho centinaia di scarpe e le adoro tutte quante, ma non ho ancora trovato "la" scarpa, quella che vada bene sempre, da calzare in ogni occasione, che mi faccia sentire bella, elegante, comoda e pratica.
la verità è che la mia scarpa preferita è la nudità.

mardi, octobre 30, 2007

voglio fare la modella

Una domenica ottombrina non proprio qualunque, io e C siamo andati a fare un giretto di foto. destinazione: sconosciuta.
sulla strada ci sono venute diverse idee, e si andava concretizzando una gara di trial sulle montagne, quando abbiamo realizzato che era troppo tardi e che c'erano anche buone probabilità che la prima neve avesse interrotto l'evento.
quindi siamo andati al gettonatissimo castello di Torrechiara, ma non dentro il castello, bensì dietro...entrando nel campo di qualcuno -che o non ha notato la nostra presenza o è stato così gentile da non spararci addosso- e mettendoci in posizione strategica.
due cose sono successe:
per la prima volta ho imparato a cosa servono tutti quei numerini verdi e un po' alieni che si vedono dentro l'obiettivo e presto imparerò forse anche a manovrarli a mio piacimento,
e poi è nato un servizietto fotografico improvvisato e spontaneo.
quanto è bello stare dietro all'obiettivo. e quanto è bello stare davanti all'obiettivo...

jeudi, octobre 25, 2007

pollicino

In questo periodo per me particolarmente intenso -sto studiando. suona incredibile, lo so-, non so come mai ma mi ritrovo particolarmente attratta dai piedi, soprattutto dai miei, visto che sono piedi egizi e quindi incarnano l'antico ideale di beltà e perfezione assoluta.
perciò, come spesso accade nei momenti in cui si va "in fissa" per qualcosa, ogni cosa intorno a me sembra convergere verso la mia fissa, e molte cose che mi succedeono intorno sono relazionate ai piedi.
per esempio, mia cugina è appena stata operata all'alluce.
o ancora, i miei parenti per il mio compleanno mi hanno regalato un paio di scarpe rosse e bronzo.
sono splendide, mio zio mi ha domandato "ma le hanno fabbricate apposta per te?" ...nessun complimento avrebbe potuto essere più bello.

ma l'altro giorno ho letto una notizia che mi ha scioccata: alla fine di luglio è stato ritrovato l'alluce del piede destro di una donna di mezza età, ma fatto di pelle e legno; potrebbe essere la protesi più antica del mondo, risalente addirittura al 1000 a.C.
in tutto ciò la cosa più bella è che questo primato spetterebbe agli egizi, perchè il finto dito in questione è stato rinvenuto su una mummia oggi esposta al Museo Egizio del Cairo.
e forse c'è una cosa ancora più bella: un certo Jacky Finch, del Centro di Egittologia Biomedica dell'Università di Manchester, dice che resta ancora da capire se veramente di protesi si tratta, oppure se si tratta di un dito attaccato durante il processo di mummificazione per estetica e ritualità ma senza una funzione vera in vita; per cui il dito finto verrà copiato e impiantato su volontari cui è stato amputato lo stesso dito, e se veramente la presunta protesi risultasse essere stata di una qualche utilità pratica nel camminare, l'esperimento potrebbe aprire la strada alla progettazione di protesi moderne per l'alluce e altre dita.
Finch ribadisce che ci sono buone probabilità che il "ditone" della mummia servisse in realtà in vita alla donna: "non solo il dito finto appare usurato, ma anche ben articolato al piede".
Dalle piramidi alle protesi, una cosa è evidentissima: gli egizi erano davvero avanti a noi, anni luce.
e il mio piedino egizio oggi mi piace ancora di più.

jeudi, octobre 11, 2007

all we need is love

Sono un'inguaribile romantica, una romantica vera, eroina dello Sturm und Drang sentimentalmente disastrata invischiata in tragicissime vicende sentimentali, e amo le storie complicate forse ancora più dei corteggiamenti classici, con fiori, lumi di candela e parole dolci. vabbène, non esageriamo, preferisco le rose. rosse.
credo comunque di aver individuato la causa principale del mio non riuscire ad innamorarmi: sono nata nel secolo sbagliato. semplicemente.
Se fossi nata un paio di secoli fa, avrei avuto innanzitutto la carnagione adatta all'epoca (anche se sarebbe stata ideale per me la Francia illuminista), abiti ampi e preziosi, cappellini sfiziosi, e sicuramente tutto il romanticismo di cui la mia anima ha fame ora.
fiumi di inchiostro sarebbero scorsi tra me e un ipotetico sicuramente lontano e probabilmente sconosciuto corteggiatore (la corrispondenza lontana è l'antenato della chat odierna), lacrime e gelosie si sarebbero consumate, e poi...e poi non ci sarebbe stato lieto fine, perchè lui si sarebbe senza dubbio pugnalato mortalmente al cuore non ricevendo da troppo tempo mie notizie e pensando le peggio cose possibili: tradimento o morte.
Alla fine ovviamente era solo colpa delle poste; certe cose non cambiano mai.
cambiano i tempi, cambiano gli abiti e i costumi, i gusti alimentari e i governi, ma l'amore, nelle sue mille forme, anche se muta aspetto o espressione, resta sempre il motore del mondo. dei mondi, delle età, dei tempi. e delle persone.

samedi, septembre 22, 2007

sotto il cielo di settembre

Milano.
un viaggio in treno ieri con L scandito dalle chiacchiere, le risate, la settimana enigmistica, i giornaletti di moda e pettegolezzi e le spiegazioni ai vicini delle mie preferenze di genere, piuttosto che i miei soliti viaggi solitari di qualche tempo fa a pensare emozionata a quando avrei visto M, a quando ci saremmo finalmente guardati negli occhi e baciati, e a quanti minuti avremmo potuto stare insieme.
Una Milano soleggiata, e bella, ma strana senza di lui. e mi è tornata alla mente la giornata di luglio, io con indosso i pantaloni orlati la notte prima perchè-tanto-non-riesco-a-dormire, M che mi prende per mano e insieme giriamo per il centro, le librerie, e sulle palle del toro. che porta fortuna.
poi ci sediamo sui gradini del Duomo e non ci diciamo nulla. ma tanto non ce n'è bisogno, lo sappiamo già.

E l'aria di settembre, con quel suo cielo azzurro intenso, che sembra una colata di tempera color ciano, mi rende malinconica.

Arriviamo a Parma, lo stesso colore di cielo che incanta, sotto il quale io e F mangiamo un gelato allo yogurt con frutta, miele, cioccolato bianco e croccante, innamorate di questo settembre e della vita. e della nostra città.
E il duomo è illuminato di una luce bellissima, che -again- solo questo settembre sa regalare.
e, suddenly, mentre ci stavamo alzando per andarcene, due ragazzi seduti a fianco a noi "ma no...già ve ne andate?". e aperitivo, e cena insieme. tutti insieme.
C'est beau la vie.

lundi, septembre 17, 2007

Once upon a time...

...una ragazza partiva per Rennes. quella ragazza sono io.
anche se non amo particolarmente gli anniversari (ma se un mio ipotetico fidanzato se ne dimentica sono cazzi amari per lui) mi fa un certo effetto pensare che esattamente un anno fa stavo partendo per il mio erasmus, con pochissime valigie ma con un sacco di speranze, progetti e nessuna paura.

Del giorno della partenza mi ricordo in particolare due cose:

la prima è che ho iniziato a fare i bagagli la mattina stessa, forse pensavo di andare in gita come alle elementari a Ravenna a vedere il mausoleo di Teodorico, chi lo sa, dopo essere rincasata alle 4 passate di ritorno dal matrimonio di G e L, bagnato e bellissimo, e che mettevo in valigia cose a caso o quasi. giuro che all'alba di 365 giorni non ho ancora idea di cosa mi frullasse in questa pazza testolina;

la seconda è la merenda, anche se chiamarla merenda è riduttivo visto che c'era da sfamare un esercito per almeno due mesi, a San Giusto, tutti e otto insieme. quando siamo arrivati e finalmente le mie mamme si sono conosciute è stato un momento magico, poi la tavola imbandita da M ha aumentato il coefficiente magico del pomeriggio: cioccolata calda fatta in casa, panna fatta in casa -la più buona che io abbia mai mai mai mangiato-, crostini, the, salame piccante, e una scatola di biscotti al cioccolato per me da portare in Francia per le mie colazioni.
E, per la cronaca, le mie coinquiline della prima settimana li hanno fatti fuori in tempi record.

Un anno fa iniziavo un percorso, mi levavo tante soddisfazioni e voglie solo con l'idea della partenza, e avevo così tanta voglia di andarmene che non realizzavo nemmeno a cosa stavo andando incontro. motivo per cui ho fatto i bagagli l a mattina della partenza, credo. smania.
Rennes non è stata una parentesi, è parte integrante della mia vita, sono cresciuta e ho vissuto ogni momento intensamente.

le 10 volte odierne in cui bussavo alla porta di C e I
la mia prima indimenticabile impepata di cozze con raccolta sughetto finale
la mensa
la sortie thabor con N e la nostra gara di foto (miseramene persa)
i ritorni a casa
il viaggio in treno l'antivigilia di Natale, le mie due bionde piccole amiche e D con i suoi dolci sorrisi. avrei fatto volentieri colazione a Roma con te
il concorso fotografico e la premiazione in Municipio. il mio primo discorso in pubblico. in francese
Cirefe
i racconti esilaranti a C e I delle mie (dis)avventure sentimentali
le polacchine
il giorno all'ufficio sanitario quando ho conosciuto A. accento americano e occhi dolcissimi
il mio compleanno, noi cinque come una famiglia
la festa della donna al St Melaine
picchiare il ciclista per ore con la mia pesciolina
G, la sua tenerezza e il brillio dei suoi occhi quando scarta le caramelle
P e le nostre notti insieme, la nostra amicizia
J, Troy in inglese con i sottotitoli in spagnolo e i giri mano nella mano. "oui, chef"
K e le lunghe disquisizioni filosofiche su amore e amicizia
K e P e le nostre notti insieme
le telefonate con le mie stelline lontane ma luminose e vicine
la pizzeria Mondello
il viaggio con i bubini, i campi di colza e Stars sur glace
l'autobus delle 8.12 che arriva alle 8.12
N che dorme sul divano
Attention à la marche, insalatona e leffe
la notte in cui ho creato questo blog
I e il the pomeridiano
la cartolina di D
la moutarde à l'ancienne e gli hot dog da N
all'ospedale da sola, l'operazione e il protossido d'azoto
il cinema, finalmente in lingua originale
P e le sue appassionate/appassionanti lezioni
la pioggia e i cieli bretoni
il lurido
MA, compagna di banco e amica
Battiato che presenta il suo nuovo film

e mi devo fermare da qualche parte, o potrei proseguire per chilometri, giorni interi a scrivere della mia bretagna. questa la mia Rennes.

oggi camminando sullo stradone ho riconosciuto un profumo buonissimo, le prime castagne cadute, i ricci ancora chiusi a terra, e io mi metto a raccogliere le castagne più belle per darle ai miei amici per preservarli dai malanni autunnali e i passanti che mi guardano in modo strano. chissà perchè. un profumo che sa di ritorno a casa, quando abitavo ancora in via R.
ogni via ha un suo odore, rue d'E profumava di freddo anche quando faceva caldo. ma era casa mia, e la strada del ritorno era stupenda, sempre.

lundi, septembre 03, 2007

I cosiddetti sani - la patologia della normalità

"Queste strane cose chiamate occhi, che esistono per formare nel volto una lieve e piacevole depressione, in lui sono malate di modo che gli disturbano il cervello. Sono molto dilatate, hanno le ciglia, con palpebre che si muovono; di conseguenza, il suo cervello è in uno stato costante d'irritazione e di distrazione."

Così viene diagnosticata la malattia della vista a un giovane smarritosi in Malesia da un medico di una tribù dove da molte generazioni tutti gli individui sono affetti da cecità congenita. era il 1925, è "Il paese dei ciechi" di H.G. Wells.

Sto leggendo questo libro (quello del titolo, non quello di Wells) di Fromm, e mi ha colpito molto la teoria dell'adattamento, che si basa implicitamente su alcune premesse:
1) ogni società in quanto tale è normale:
2) chi non corrisponde al tipo di personalità gradito alla società deve considerarsi psichicamente malato;
3) il sistema sanitario, in ambito psichiatrico e psicoterapeutico, ha lo scopo di ricondurre il singolo individuo al livello dell'uomo medio, indipendentemente dal fatto che questo sia cieco o vedente (per rifarci al racconto di Wells).
Conclusione: l'unica cosa che conta è che l'individuo sia adatto, che non turbi il contesto sociale.
Ricordo perfettamente il brivido che mi ha percorso la schiena mentre leggevo questa frase,
in un periodo poi in cui sovente mi interrogo sulla cosiddetta "normalità".
rabbrividivo perchè, in soldoni, io mi pongo circa queste domande:
essere normali significherebbe essere adatti alla società in cui viviamo?
significherebbe essere conformi a quello che la società si aspetta da noi in modo da non turbarne l'equilibrio?
praticamente non possiamo essere una ciliegia in un minestrone di piselli perchè...stona?
poi leggo un altro po' e arrivo qua:
"Ogni società, grazie alle sue istituzioni culturali, al suo sistema scolastico, alle sue convinzioni religiose, ecc., cerca in ogni modo di formare un tipo di personalità che aspiri a fare ciò che deve, e che, oltre a volere fare quanto è necessario, desideri esercitare con zelo il ruolo che la società, per potere funzionare senza attriti, gli ha assegnato."
E riecco il brivido, che stavolta mi percorre la schiena su e giù due volte.
vedo la società come una specie di Grande Sorella cattiva, che ci vuole uniformare e fare tutti uguali perchè così non possiamo contraddirla, rovinarla, incrinarla o stonare il suo perfetto mélange di colori pastello. brrrrrrrr.

Da quando sono poco più che bambina la normalità è un concetto che ritengo banale, insulso, direi addirittura stupido. anzi, penso che la normalità non esista per niente, eppure è un concetto astratto che mi affascina tantissimo perchè sento dire la parola "normale" mgliaia di volte al giorno e devo ammettere che, anche nello sforzo di cancellare quella parola dal mio vocabolario, ogni tanto esce anche dalla mia bocca.

"ma cosa fai, giri per casa nudo?! non sei normale!"
"hai tradito dopo 10 anni perchè il matrmonio ormai è routine? non preoccuparti, è normale"
"amo mozzarella e marmellata. oddio, sarò poco normale?!"

normale, normale, normale. cosa diavolo è la normalità??
anche per rispondere a questa domanda sto leggendo il libro di Fromm, che ovviamente non mi darà nessuna risposta precisa ma mi butterà tanto fumo negli occhi, a suon di paroloni e grosse teorie dai nomi possibilmente astrusi.
Io sto usando Fromm e teorie sociologiche di rilievo per parlare di una normalità cittadina, quotidiana, sicuramente abusata nelle sue forme grammaticali più che in quelle reali, ammesso che ne abbia una o più d'una. insomma, bref, devo ammettere che quando gli altri mi dicono che non sono "normale" (magari perchè abbino cibi convenzionali in modi non convenzionali, o perchè mi agghindo con fiorelloni qua e là, o perchè scrivo solo con una penna e deve essere quella penna, o perchè nell'astuccio tengo tutte le biro con la punta rivolta verso destra, o perchè voglio che i limoni vengano tagliati esclusivamente a metà e mai per il lungo), non posso evitare di sentirmi tutta tronfietta, orgogliosa e fiera, perchè in fondo per me la normalità di cui si sente tanto parlare altro non è che quello che fa la maggioranza delle persone, quindi il non essere normali è solo essere diversi, distinguersi per una ragione o per l'altra dalla maggioranza. essere particolari. essere speciali.
una chiazza arcobaleno su fondo monocromo.
però, pnsandoci ben bene, che senso ha sentirmi fiera di sfuggire ad un'etichetta che designa un concetto per me inesistente?!
sono normale?

lundi, août 27, 2007

paradiso perduto

Sono appena tornata dal paradiso (foto qua). sono stata immersa nel verde delle colline senesi per tre giorni, riempiendomi gli occhi di antichi borghi medievali, sorseggiando ottimo Chianti, mangiando i fondamenti dell'alimentazione umana (la bruschetta, alias pane, olio, sale e pomodoro, leggi Pagina 40, un inno alla genuinità) riscoprendone la semplice bontà, e riscoprendo anche il valore ed il sapore dell'amicizia, quella vera, quella con la A maiuscola.
Venerdì io R e D siamo arrivati accolti da nebbia, pioggia e vento...ma il calore dell'accoglienza del Poggiarello ci ha subito riscaldato il cuore, poi il cielo invidioso ha fatto trapelare qualche raggio di sole e io e papà ci siamo tuffati in piscina, e non posso stare a ribadire la bellezza di ogni singolo momento sennò divento mielosa.

La cena
a cena con noi sono venuti C e I, da San Valentino non li vedevo, e qua devo proprio spendere qualche parola sulla bellezza dell'incontro: è stata un'emozione meravigliosa, dopo aver diviso tanta quotidianità, avere bussato alla loro porta almeno 3/4 volte al giorno e avere diritto ad una ciotola a mio nome in casa loro, vderli e godermeli lì in una cornice diversa da quella bretone è stato stranissimo, ma bello, bello bello. Sono belli, ancora più del solito, e io addirittura meno acida (testuali parole di I!). abbiamo riso e scherzato tutti insieme come alla Tribune, o meglio "tutti mi scherzavano" come al solito, e ne ridevamo insieme, questo sì. memorabili le parole di mamma a questo proposito quando ero poco più che una bimba: "mary, da grande tu sarai buffa". chi ha davanti a sè una carriera di medico, avvocato, professore, ricercatore...io buffa. sto ancora cercando il modo di farne una professione...

Poggibonsi
la mattina dopo siamo stati in giro in giro, a Monteriggioni, Casole d'Elsa (dove un ascensore dal parcheggio ti porta direttamente in comune e passando per gli uffici arrivi a una torre su un tetto da cui domini la piazza...strano e anche questo ti lascia senza fiato) e a Poggibonsi, dove ritrovo M, altra amicizia con la A maiuscola, che per l'ennesima volta mi dimostra, con la sua allegria e il suo vivace affetto, quanto l'amicizia non tema le distanze quando c'è voglia di stare insieme. si rubano i secondi, e ogni furto è prezioso, perchè lo porti con te ovunque e sempre.

La prospettiva
una domenica all'insegna delle false partenze (partiamo domenica mattina. restiamo a pranzo, partiamo dopo. meglio partire a pomeriggio inoltrato, ci sarà traffico. prevedono 13 milioni di macchine in strada, meglio dopo cena. inutile restare 6 ore in coda, meglio dormire qua e partire all'alba di lunedì) passata in piscina e a giocare con la mia amica G che mi ha fatto dei tatuaggi bellissimi ma non capiti dai grandi. 3 su 3 la stessa reazione: "hai qualcosa sulla spalla" e nel mentre mi tiravano via la fogliolina accuratamente appiccicata dalla mia stylist.
l'oggetto non cambia, cambia la prospettiva con cui lo si guarda. ai bambini arriva una cosa, ai grandi ne arriva tutta un'altra. io sono ancora dalla parte dei bimbi.

La partenza
gioca gioca, mangia scherza chiacchiera, gira...alla fine insomma si deve partire, perchè c'è anche chi lavora a questo mondo. io R e D lasciamo il Poggiarello a malincuore. io ho dormito 3 ore ma non sono neanche stanca, non ho sonno e non sono ansiosa di tornare alla vita cittadina.
perchè lì si sta veramente bene. il cellulare quasi non sai più cosa sia e il computer ti sembra un concetto futuroide astruso, nonostante tu abbia ogni comodità, anche il collegamento inernet, volendo. è che si sta bene, con se stessi e con il mondo.
Io che sono una fautrice di "la pace interiore devi trovara in te e non fuori di te", ho trovato un particolarissimo nirvana fuori di me...

lundi, août 20, 2007

regressioni

Un'amica lontana, una nonna anche mia.
sono andata a trovare la nonna di F ieri mattina con A; siamo state alla 53esima Sagra della Trota, un appuntamento fisso da una decina d'anni a questa parte.
Bedonia profumava di buono come al solito, si è alzato il vento e sono arrivate le nuvole, ma siamo riuscite non solo a mangiare la trota in piazza, ma anche ad andare a prendere il sole al fiume e persino a fare il bagno. mentre nuotavo, felice, nel gelo, mi tornavano in mente tutte le volte al fiume con gli amici, le chiacchiere e i costumi improvvisati.
poche parole spese in tutto ieri, tranne quelle uscite dalla mia bocca, ovviamente.
non ho sbagliato strada nemmeno una volta, al solito bivio dove io e I andavamo imperterrite a destra, io e A abbiamo preso la sinistra, e la strada per il fiume è stata corta e senza indugi...tanta sicurezza sulle strade di cemento quanta insicurezza nei perigliosi sentieri dell'emotività. bofff, più che insicurezza dubbio, e si sa, il dubbio è profondamente più appassionante della certezza...
a Bedonia si regredisce, non potevamo certo dirlo a 15 anni, ma alla veneranda età di 25 ne acquisiamo pieno diritto, e qualche anno fa abbiamo cominciato ad assaporare la regressione, a farne fonte di esperienza e, senza saperlo, a gustare le domande e le attese in quanto tali.
who cares about the answers? les réponses n'ont aucune importance dans les petits cadres: dans les petites ruelles de la vie, la chose la plus importante c'est regarder les couleurs, les maisons, leurs dessins, leur fenetres et sentir l'odeur des entourages.
sono una gatta, filtro il mondo attraverso il naso.

mardi, août 14, 2007

profumo d'infanzia...

FesTEGGEmenti. il cartello più bello che abbiamo mai prodotto in tanti anni di onorata carriera. fino a questa mattina mi ero dimenticata dell'annuale evento a Tegge in occasione di Ferragosto...il main event dell'estate. poi una telefonata di mammeta mi ha illuminato gli occhi...domani sera ci sarà la festa, la festa di ferragosto, la Festinsieme, la festa in piazza!
Mi ricordo tanti anni fa, quando io e S eravamo delle bimbe, mi ricordo quando settimane prima del 15 iniziavamo a preparare il cartellone, ogni anno diverso; diversa la scritta, diversi i colori, e diversi noi.
Poi arrivava il grande giorno, quante ore per decidere come vestirci, io e S a buttare fuori i vestiti dall'armadio di L al grido "questo no", "questo no", "questo no", "questo...forse".
poi ci fiondavamo in piazza, sul muretto, a fare le foto di rito, e ad aspettare il trattore, e poi finalmente andavamo tutti quanti giù a prendere la porchetta, strombazzando e urlando come bambini, come matti, come era bello...
Anno dopo anno e festa dopo festa siamo cresciute, e diventate delle ragazzine, poi delle ragazze, e ora che siamo donne, la vita da grandi ha preso il sopravvento, e la festa paesana è stata accantonata. abbiamo smesso di fare i cartelloni, siamo cresciute e abbiamo smesso di giocare con i colori.
E forse è vero, quando si cresce un po' si regredisce, e allora io mi ritrovo oggi, emozionata come allora, a pensare come sarà domani sera, e chi ci sarà e cosa si ballerà...e sicuramente domattina mi alzerò un'ora prima per decidere come vestirmi.
E mi chiedo perchè alcuni di noi crescono e non potacciano più con i colori...non è bello sentire il profumo dei colori? è così emozionante sentire la tempera tra le dita, fantastico sperimentare colori nuovi, nuovi miscugli, nuovi potacci...

lundi, août 13, 2007

single e...felice?!

Un'uscita con S. mi ha fatto pensare in maniera un po' più approfondita ai rapporti uomo-donna, la puntata di sex & the city di questa notte mi ha infine risvegliato sentimenti sopiti.
si parla di almeno 12 anni fa...per qualche anno da allora sono stata single e assolutamente infelice, andavo alle feste (che poi quando hai 30 anni comiciano a chiamarsi party, mentre il "qualcosa da bere" si trasforma in un sofisticato "cocktail") sperando di conoscere qualche ragazzino che destasse il mio interesse ma, cosa più importante di tutte, che scegliesse me, proprio proprio me, in mezzo alla marea di ragazzine che si dimenavano in spazi cubi ridicoli e pieni di fumo. mai successo. certo, ora che sono cresciuta e che hanno proibito il fumo nei locali pubblici ne capisco il motivo...c'era troppa nebbia. sicuramente la motivazione era la nebbia.
anyways, se allora c'era una cosa che desideravo era avere un fidanzat(in)o, per poterlo avvisare se andavo a trovare mia nonna all'ora della nostra telefonata quotidiana, per aspettarlo all'uscita di scuola e per fare i calins. per tutti gli anni del liceo invece, l'unico ragazzo che mi è mai venuto a prendere a scuola ha sbagliato scuola. "ma non facevi il tradizionale?!" "no. faccio il linguistico" rispondo serafica, ma non è tranquillità, è rassegnazione.
e sì che a 14 anni era normale essere single, ma non lo era per me. io infatti, secondo la mia tabella di marcia, ero non in ritardo, ma in ritardissimo. la mia tabella prevedeva un fidanzamento di almeno 4/5 anni prima del matrimonio, volendo un anno di convivenza (ma questo era facoltativo) e poi matrimonio, magari un anno senza figli, poi figli. uno per iniziare, ma meglio se alla fine ne saltavano fuori 2 o 3. io in realtà propendevo per 4, 2 maschi e 2 femmine ovviamente, magari un paio gemelli.
non ero matta, ero solo una precisa. la mia tabella era per l'appunto meticolosamente studiata per evitare il salto generazionale genitore-figlio, e pensavo che avere figli a 19 anni potesse essere un'ottima idea, e che avrei così centrato il mio scopo.
poi non so cos'è successo...ah sì, lo so. non ho trovato un fidanzato in tempo, ecco cos'è successo.
in ogni modo, a 25 anni un giorno camminavo in una via del centro di Milano e, guardando dei ragazzini, mi sono trovata a borbottare a mezza voce "ma guarda te che generazione, sembrano usciti in serie da una fabbrica...tutti con il culo di fuori". non avevo ancora finito la frase che già mi vedevo davanti lo spettro del suo più profondo significato...ero vecchia! il salto generazionale mi aveva colpita lo stesso, sonoramente e in una giornata assolata di luglio! un salto generazionale di ben 5 anni, a dire tanto...! e allora ho capito che non trovare un fidanzato mentre giocavo ancora con la Barbie è stata una vera fortuna, in fondo non avrei potuto fare figli a 5 anni, e se non avessi avuto la barbie Fior di Pesco e la barbie Milleluci la mia persona ne avrebbe risentito molto di più di quanto non ne abbia risentito stando, io credevo, single e infelice.
Ora mi avvicino alla 30ina (mi fa specie dirlo ma riesco a scriverlo, anche se per riuscirci sto fumando e bevendo martini alle 3 di pomeriggio...), sono single e felice.
anche se, in fondo in fondo, quella speranza di trovare il ragazzo che sbuca dal fumo per venire proprio proprio verso di me, non è ancora estinta.

jeudi, août 09, 2007

my today crush



mercredi, août 08, 2007

Crush

Un sogno premonitore, un'altra cotta. questa volta per la vita, le relazioni, il web, le esperienze, la condivisione. in un modo o nell'altro qualcuno questa notte un post con titolo "crush" doveva farlo, la notte lo chiama, il buio lo reclama e il giorno lo vedrà, ma chissà sotto quale luce, sicuramente diversa...chissà perchè lo stesso pensiero appare così diverso di giorno e di notte...
Quanto tempo che desideravo la mia vita esattamente così com'è ora, e ora che è esattamente come desideravo che fosse sono già stanca. è incredibile come la novità stanchi velocissimamente. e anche il cambiamento, e i cambiamenti. poi la stabilità, se arriva. e se arriva? bel problema. voglio le mie crush, non voglio la realizzazione dei miei desideri, ma i desideri. ecco cosa voglio davvero, continuare a sognare, continuare a desiderare.
Settembre '99, le prime lezioni di filosofia morale, un Lambertino che avrei sposato anche se io avevo 19 anni e lui quasi un'ottantina, e solo pochi mesi dopo questo straordinario uomo faceva entrare nella mia vita un concetto che mai avrei creduto potesse diventare così fondamentale: la fruitio boni. fruitio boni! frutio boni!! davvero affascinante...

mardi, juillet 24, 2007

La vacanza, quella vera

Dopo la vacanza nella mia città, si parte per la vacanza vera. noi, il mitico quintetto. con qualcuno in più, e qualcuno in meno. Prima tappa Ebersmunster, a sentire l'ela cantare nel coro, nella fresca abbazia di questa caliente cittadina franco-tedesca...che strano binomio.
http://www.flickr.com/photos/70525313@N00/sets/72157600981158359/
dopo il concerto ci prendiamo su l'ela e andiamo tutti a heidelberg, due giorni tra castello, shopping, ristorante greco e l'immancabile Vetter, ma...nemmeno il Neckar perchè è pure piovuto...
http://www.flickr.com/photos/70525313@N00/sets/72157600978754188/
poi...beh, poi il resto è storia. finalmente io papà e mamma arriviamo a Prigi, quella vera, con la Tour Eiffel, Montmartre, Pompidou e rue Mouffetard e altre mille luci.
sotto un cielo francese e un po' incerto, camminiamo fino ad avere i piedi da marina di giorno, e ogni sera una serata diversa. ogni sera una serata più bella.
http://www.flickr.com/photos/70525313@N00/sets/72157600976085298/

lundi, juillet 23, 2007

A volte ritornano...

Lunga assenza dal blog. sono a Rennes adesso, di nuovo a casa mia ma con la consapevolezza di doverla lasciare venerdì alle 10 in punto, dopo l'état de lieu. è una sensazione strana, per una volta ancora non realizzo quello che sta accadendo, dovrei già iniziare a togliere poster, fotografie, ritagli di giornale, ricette e articoli strani dai muri alti 5 metri, e invece sono qua sulla "mia" scrivania a scrivere sul mio blog, che ormai è indissolubilmente legato a questa città e a questa connessione super-veloce, niente a che vedere con Infostronza...comunque, mi sto perdendo...dove sono stata tutto questo tempo? odio chi si fa le domande da solo poi risponde, e poi faccio uguale. sono tornata a casa alla fine di giugno, partita da qua con 8 gradi sotto la pioggia ed atterrata a Malpensa con 35 gradi e una grossa sorpresa...i miei Bubini ad aspetarmi!! e dire che non ho quasi nemmeno visto i cartelloni, non ho scusanti, lo so.
poi cene di famiglia, concerti in Pilotta (un Concato meraviglioso e inaspettatamente showman, e una Dionne energetica e coinvolgente ma troppo breve), aperitivi pochi, camminate tante e sbiciclettate ancor di più. era come essere in vacanza a parma.

vendredi, juin 22, 2007

Primo giorno d'estate


Vero, vero...per ogni cosa che finisce ce n'è una che inizia.
infatti se a finire è l'erasmus, ad iniziare è l'estate.
oggi ho dato i miei ultimi esami.
tra il sole, il vento e la pioggia...toujours la Bretagne!

samedi, juin 16, 2007

vendredi, juin 08, 2007

ho anche una vita

Così, dando un'occhiata al blog, ultimamente sembra che io viva su nerd.test...per carità, nelle notti insonni uno o due puzzle di MAW ci stanno (e grazie a Irene non sono migliaia!) ma ho anche una vita al di fuori di nerdtest, dabò. infatti adesso vado a cena, poi a farmi una doccia poi esco.

jeudi, juin 07, 2007

mardi, juin 05, 2007

Un truc de filles

Cosa c'è di più femminile di un pomeriggio shopping?! poco altro. proprio in questa mood io e irene andiamo al centro commerciale Colombier, a vedere, provare, comprare...e mangiare. certo, perchè in un pomeriggio shopping a regola d'atre c'è anche la pausa merenda, (o pranzo, brunch o checchèssia) per riprendersi ovviamente dalle estenuanti fatiche dello shopping.
E tra una fatica e l'altra ci sta la tappa nell'area relax del Colombier, tappeto, piante e poltrone e divani di velluto rosso, comode e belle. aaaaaahhh.

Who's the masteeer???

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dimanche, juin 03, 2007

Tour au Mans

Katiuccia bella, oggi potremmo proprio fare un giretto, vite fait...ma dove? Vitré? no, io ci sono stata venti volte. Pacé? no, io ci sono stata dieci volte. St Malo? ancooora?! Mont St Michel? di nuovooooo?! Tours? troppo lontano! e poi l'idea geniale...andiamo a Le Mans, magari c'è ancora in giro il profumo di Vale, in fondo c'è stato solo una sttimana fa...e andiamo. Aiuuuuuto, tristezza. il centro deserto, la piazza centrale aperta e dilaniata dai travaux, le vie di passeggio vuote, tutti i negozi chiusi...per forza, è domenica. nota positiva: una chiesa in rovina fuori e dentro bellissima, con una cripta suggestiva e anche se non c'era la Porziuncola mi ricordava Santa Maria degli Angeli...e non da meno, un gelato squisito, chantilly ottima, e prendendo il treno prima abbiamo schivato l'acquazzone! abbiamo probabilmente schivato come le pocce la parte bella della città, e una parte bella indubbiamente c'era, perchè una volta tornate in stazione abbiamo visto delle cartoline di Le Mans che illustravano cose che sembravano lontane anni luce da dove eravamo state noi pochi minuti prima. le cose strane della vita, e un posto da rivedere.
http://www.flickr.com/photos/70525313@N00/sets/72157600337589201/