Nuovo titolo, nuova vita. my brand new blog, dopo un anno di erasmus a rennes la mia vita ricomincia da qui. dalle scarpe, una passione ereditata da mia nonna, e dai piedi, il contatto più semplice e genuino per sentire il mondo. e viverlo.
lundi, décembre 29, 2008
incubo _ la stretta connessione etimologica tra incubo e incubatrice, tra sogno e maternità
lei un po' spiazzata, guarda me, garda il bambino (credo fosse maschio, la culla era tutta blu) e dice "eeehhh, è tutto suo padre. ma...chi è il padre?" ovviamente nel sogno non c'era un padre, niente gestazione, niente parto se non la parte in cui mi davano il piccolo cosetto in mano e io lo prendevo per la testa, mostrado le mie grandi doti di madre già in sala parto...e facendogli venire la testa un poco a pera, perchè se c'è una cosa che so è che la testa dei bambini è molto delicata e piuttosto malleabile. questa cosa mi ha sempre fatto senso.
insomma, prendo il bambino che è tutto suo padre e lo porgo a mia madre, poi esco, fumo una sigaretta e penso beh, adesso lo lascio alla nonna e faccio tutte le cose che devo ancora fare, perchè non ho mica tempo di passare le mie giornate dietro un piccolo cosetto che piange. poi mi viene il nervoso, invece nonna è contenta. eehh se è contenta.
spengo la cicca e rientro in casa, nonna cucina la neve fritta e piccolo cosetto è nella sua culla che mi guarda fissamente.
poi mi dice "cos'hai da guardare? sembra che tu abbia visto un fantasma. siediti che ne hai un gran bisogno", si alza, va verso la lavagna sul muro, prende un gesso e comincia a scrivere E=mc2
e un sacco di altre formule per dimostrarmi scientificamente che i fantasmi non esistono, e che quindi io non dovrei essere spaventata. perchè, tecnicamente, lui è un bambino, non un fantasma nè un piccolo cosetto, e di stare pure tranquilla che non piangerà e che ha intenzione di fare sempre la spesa e di cucinare lui, almeno finchè non avrà l'obbligo di andare all'asilo a fare finta di interagire con gli altri bambini, sperando che abbiano già tutti smesso di lallare, perchè lui a fingere di lallare proprio non riesce.
Sollevata, faccio per uscire a fumare una sigaretta, piccolo cosetto mi chiama e mi fa: "aspetta, prendo il cappotto e vengo con te se me ne offri una".
lundi, décembre 15, 2008
uno sconosciuto al telefono
è una favola moderna, iniziata da pochissimo tempo, un brevissimo frammento di infinita lunghezza d'onda, nata per caso nel mondo virtuale e nelle sue sociali applicazioni che ci stanno imprigionando tutti. tutti meno due, almeno oggi.
una ventata d'aria tiepida in questa fredda giornata la sua voce. che bello!
mercredi, octobre 29, 2008
mac-bo
treno eurostar in ritardo di 20 minuti, pioggia, taxi per 5 e corso rimandato di almeno un paio d'ore per problemi logistici e di trasporto.
Postazione mac internet, un mac corner davvero interessante, tavoli di marmo a U rovesciata, tutto bianco, luci basse e musica soffusa. praticamente stilosissimo, adesso capisco i machisti.
mi piaaaace il mac, giuro. mai avrei pensato. e invece...mi piace.
a parte che non trovo le lettere accentate.
vado a socializzare. ma questo post potrebbe segnare l'inizio di una nuova vita, una nuova filosofia. volevo lasciare un'impronta. una mac-impronta.
lundi, octobre 13, 2008
la metamorfosi
1 _ mai andare a fit boxe senza i guantini
2 _ mai andare a fit boxe senza acqua
3 _ mai andare a fit boxe dopo un'ora di allenamento
però ero una donna felice: sudata fradicia, con le nocche livide e un pochino insanguinate, i piedi a strascico e la testa leggera. ho preso a calci e pugni un sacco, sul quae ho immaginato le faccine di coloro che non oserei mai prendere a pugni sul serio, sono per la non-violenza, io.
questa cosa mi ha ricordato come ho imparato a giocare a badminton alle medie:
ero in coppia con V, una mia compagna che già a 12 anni era un avvocato in carriera, e non prendevo un volano che fosse uno. li ciccavo tutti tuttissimi.
c'era un ragazzo in classe, F, che mi prendeva sempre in giro perchè avevo la carnagione come biancaneve e la voce di puffetta, io mi arrabbiavo ma ero troppo piccola e insicura per reagire.
V mi dice "immaginati la faccia di F sul volano"...è stata una rivelazione, da allora non ne ho più mancato uno, e sono diventata addirittura bravina. a tutt'oggi adoro giocare a badminton!
e ora, dopo aver picchiato e saltato, sono distrutta e felice. penso che dormirò benissimo.
mardi, octobre 07, 2008
Lettera aperta
da qualche tempo sogno di scriverti una lettera. ho tante cose da dirti e da chiederti, e ci ho sempre rinunciato perchè non porterebbero da nessuna parte, e perchè io non voglio che portino in nessun posto. solo sento il bisogno di scriverle e in qualche modo di farle uscire dalla mia testa.
faccio fatica anche solo a pensare di parlarti, nonostante abbiamo parlato per non so quante ore e abbiamo speso non so più quante parole, ma so che quando ci vediamo tutto il resto perde importanza, ci siamo solo io e te.
c'eravamo.
forse ci sono altre persone più di te che sanno quanto i nostri momenti insieme abbiano significato per me, ma tu quelle sensazioni le hai create, alimentate, vissute, consumate. con me.
hai inciso il tuo nome sulle mie ossa.
poi te ne sei andato piano piano, senza fare rumore ti sei allontanato da quello che di bello tu stesso avevi costruito, e da qualcosa che avremmo potuto costruire insieme. un bagno con piastrelle rettangolari, bianche con foglie nere e giochi di fiori giganti.
ci sarebbe stato anche un box doccia, magari con la cromoterapia e un altoparlante b&o alla parete.
quando vado in un locale o in una casa nuova, una delle prime cose che faccio è un salto in bagno, è come guardare negli occhi una persona...leggere l'anima della casa. il mio ristorante preferito ha un bagno stupendo, cambia colore e accessori ogni stagione, verde, rosa, azzurro, arancio. nemmeno noi siamo sempre gli stessi, no?
ma tu, insomma tu, insomma noi, ecco noi. un noi magicamente creato da tanta fantasia e progetti alla caulfield, che pensa, sogna, briga e picchia ma poi resta sempre dove sta e vattelapesca.
lundi, octobre 06, 2008
questa volta durerà?
io per la terza volta in vita mia l'ho fatto, pensandoci bene, forse meglio delle altre due volte. l'unica differenza è che ora davvero non ho tempo...e questo significa che devo volerlo trovare.
la palestra mi è piaciuta da subito, già dal volantino veramente, è in attività da quando io ho 2 anni e l'ho conosciuta la settimana scorsa ma si sa che non vivo molto nel mio tempo, io.
A dirla tutta non mi sono solo iscritta in palestra e basta. ho lasciato una storia che già avevo da un anno, con lo yoga, e mi sono lasciata attrarre dal fitness. il fitness è il futuro, come dice M.
In palestra ci sono fisici che sembrano scolpiti nel marmo, devo ancora capire se questa cosa mi scoraggia o mi incoraggia...di sicuro mi incanta.
e, come ogni fiaba che si rispetti, io sono ancora all'inizio e già mi domando...ci sarà il lieto fine?
dimanche, septembre 28, 2008
Why, pecchè, pecchè?!?
l'animale di oggi è la quaglia. come sodomizzare una quaglia in quattro mosse, era un po' che non leggevo una roba così divertente. è una bella giornata per mangiare un gelato.
mardi, août 26, 2008
Breizh da viken! _ dedicato a un popolo che lotta
La Bretagna è la più importante regione agricola di Francia e vanta il primato per quanto concerne l’allevamento intensivo di capi bovini e suini, detenendo inoltre il primato nelle attivtà legate alla pesca ed all’acquacultura.
Forte della sua posizione geografica, rinomata per l’estensione e la varietà delle sue coste, la penisola armoricana attira ogni anno milioni di turisti stranieri.
La storia della nazione bretone si perde nella notte dei tempi.
Densamente abitata già nel Neolitico, periodo del quale conserva importanti testimonianze archeologiche (famosi in tutto il mondo sono gli allineamenti megalitici di Carnac e la grande quantità di dolmen e tumuli funerari i più antichi dei quali risalenti al 4.500 a.C.), nell’anno 957, la Bretagna costituiva una Stato indipendente e tale rimase sino al 1532, quando venne unita al regno di Francia.
Nel 1790 il territorio bretone venne diviso in 5 dipartimenti.
Il 30 giugno 1941, meno di un anno dopo la disfatta francese ad opera delle armate tedesche, il Maresciallo Pétain, capo del governo fantoccio di Vichy, emanò un decreto che separava Nantes , la vecchia capitale del ducato di Bretagna, dal resto della regione.
E' trascorso più di mezzo secolo e nessun governo ha avuto il coraggio di riparare a questa vecchia ingiustizia. c'è da credere alle parole di Jean-Yves Cozan, vice presidente del Consiglio regionale di Bretagna, quando dichiara che la riunificazione della Loira-Atlantica alla madrepatria avrebbe determinato un tale aumento della potenza economica, sociale e politica della regione da eguagliare territori d’Europa quali la Baviera, la Catalogna o la Scozia e, di conseguenza, rafforzare il già forte spirito autonomista, per non dire nazionalista, della popolazione della grande penisola.
Ad oggi, nessun raggruppamento politico francese ha inserito nel proprio programma la riunificazione bretone.
Yann Le Bars, esponente del Partito per l’Organizzazione di una Bretagna Libera riassume così le rivendicazioni che il suo movimento oppone al governo francese.
"La Bretagna è una comunità etnica che vanta 11 secoli di storia. I Bretoni, appartenenti al grande ceppo dei popoli celtici, hanno un retaggio linguistico e culturale comune ai fratelli irlandesi, gallesi e scozzesi e riteniamo abbiano il diritto di gestire in proprio il loro avvenire collettivo, il loro futuro. Lungo il cammino di questa rinascita dell’identità politica bretone, vi è un solo ostacolo: il potere francese, centralizzatore e funzionalmente anti-democratico".
Parole dure, ma sostenute da prove inconfutabili.
"L’eredità giacobina", prosegue Le Bars, "è dura a morire. Lo stato francese continua a perseguire una politica di esclusione delle lingue e delle culture minoritarie. Per questo motivo abbiamo chiesto e continueremo a chiedere a tutte le forze politiche che si adoperino affinchè venga modificato l’articolo 2 della Costituzione che esclude ogni lingua che non sia quella dello stato. Non solo, abbiamo organizzato manifestazioni in tutta la Bretagna per far conoscere e diffondere il Manifesto per la Giustizia del Popolo Bretone, attraverso il quale noi chiediamo a Parigi di ratificare immediatamente la Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie, di garantire l’insegnamento del bretone nelle nostre scuole pubbliche, di riconoscere dignità di diritto giuridico alle scuole Diwan (istituti scolastici sperimentali in cui l’insegnamento si svolge esclusivamente in lingua bretone). Riteniamo che queste siano rivendicazioni fondamentali e il governo dovrebbe riflettere a fondo prima di sancire definitivamente una frattura, peraltro già ben incamminata, tra il paese reale ed i suoi dirigenti, come ha dimostrato l’astensione massiccia alle ultime elezioni regionali e cantonali.
La democrazia è molto malata quando i cittadini, di fronte all’indifferenza degli stati, non possono ricorrere ad altro che alle manifestazioni di strada per far rispettare la giustizia e i diritti umani più elementari".
L’identità bretone non è mai mancata. Il legame con gli altri popoli di lingua e cultura celtica non è mai venuto meno.
Ogni anno, nel mese di agosto, a Lorient si svolge il Festival Interceltico.
Rappresentanti di Scozia, Irlanda, Cornovaglia, Galles e Galizia spagnola si ritrovano insieme per festeggiare le comuni origini in uno scenario di amicizia, musica e gioia di stare insieme. Il suono melodioso e suggestivo delle cornamuse stringe in un unico abbraccio questi popoli uniti anche e, soprattutto, da un irrefrenabile desiderio di libertà, un sentimento che fu ben espresso in versi dal poeta e cantore Glenmor, un uomo che dedicò l’intera vita a rafforzare nei Bretoni la coscienza della propria identità:
Ma n’eus mui den
Da ganan war ar menez
Ma n’eus den ken
Da lenvan war e leve
Piv a nac’ho, piv a stourmo
Evit Breizh-Izel
Piv a stourmo, piv a nac’ho
Chadenn Breizh-Izel
Se non si trova più nessuno
per cantare sulla montagna
Se non si trova più un sol uomo
per piangere sul suo passato
Chi si alzerà, chi si batterà
per la Bretagna
chi lotterà, chi spezzerà
le catene della Bretagna
Ho trovato queste notizie su un sito, Occitania Viva, e molte risalgono al 1999.
Nantes ad oggi è il capoluogo della regione della Loira, ma fa parte della "Bretagna storica". la questione dell'appartenenza amministrativa di Nantes, e anche di tutta la Loira atlantica, alla regione Bretagna è ancora regolarmente oggetto di dibattiti appassionati.
A rennes in molte strade a piazze ci sono i doppi cartelli, in lingua francese e in lingua bretone, e l'indipendentismo è ancora vivo e sentito, ma sempre e solo a livello di manifestazioni di piazza, e voce del popolo.
mercredi, août 20, 2008
perpetuamente vo pellegrina
pauvre feuille desséchée,
où vas-tu? - Je n'en sais rien
l'orage a brisé le chêne
qui seul était mon soutien
de son inconstante haleine,
le zéphir ou l'aquilon
depuis ce jour me promène
de la forêt à la plaine,
de la montagne au vallon;
je vais où le vent me mène
sans me plaindre ou m'effrayer
je vais où vas toute chose,
où vas la feuille de rose
et la feuille de laurier.
oggi è entrato un soffio di vento in ufficio, ho pensato di salirci a cavallo e andare via con lui. partire. per dove? non lo so, non mi interessa. quando sono con qualcuno e passa un aereo sopra le nostre teste, chiedo sempre la stessa cosa: cosa pensi quando vedi passare un aereo? io dacchè sono piccola ho lo stesso pensiero in testa..."vorrei esserci sopra". dove va è secondario.
mardi, août 05, 2008
summertime
come può essere finita se è appena iniziata? mi sa che non è l'unica cosa che ho realizzato esserci per davvero nel momento stesso della sua fine...prendiamo l'erasmus, per esempio. e mille altre cose. e sì che mi ritengo una persona attenta, curiosa, osservatrice, acuta, persino perspicace a volte. mi starò perdendo in qualche strano meandro? certo è che mentre ero a tegge, dopo essere salita a fatica su un ballone di fieno, ho respirato l'estate di quando ero bambina, di quando facevamo le feste di ferragosto e stavamo tutto il giorno tutti i giorni tra il portico a giocare a magic -quanto mi ero fatta bella e viola nei panni dell'elfo ayleena- nel rustico a giocare a calcetto, sul muretto ad aspettare i nostri amori. è uno dei miei angoli di paradiso.
vorrei essere là, invece mi ritrovo in mezzo alle strade asfaltate, sono inquieta, mi sento nel marasma, ho paura. vorrei che qualcuno da fuori mi dicesse cosa devo fare e come fare cosa, per rifiutare il consiglio e capire invece che posso farcela da sola, trovare da sola una risposta alla mia inquietudine, alla mia fame che non sa essere saziata.
sono dispersiva, nervosa, prolissa, barocca, troppo loquace, cinica e romantica, sognatrice, non mi pulisco i baffi di latte dopo aver bevuto dal bicchiere, volubile, tenace, all'antica, curiosa, macino chilometri a piedi senza meta e senza apparente ragione, cammino sui cordoli, amo il gelato fragola e cioccolato, mi piace camminare scalza, adoro dirty dancing, ho un cassetto pieno di sogni, voglio fare la pattinatrice e la logopedista, non voglio smettere di chiedermi cosa voglio fare da grande.
l'incontro
Ho conosciuto Esvaso, Gigi. l'ho conosciuto in carne ed ossa intendo, me lo sono trovata davanti con quegli occhiali scuri sotto i quali si intuiva quello sguardo sicuro di chi sa, di chi conosce più cose del suo interlocutore. infatti io non avevo la minima idea di chi fosse mentre si sedeva al mio tavolo sabato pomeriggio, avevo solo un sospetto, ma per nulla vago. confermato da un accenno di sorriso, come se ci conoscessimo da sempre.
non mi ero mai immaginata come potesse essere incontrarlo di persona, ed eccolo lì, che mi parla della mia mostra senza presentarsi. innaturale presentarsi con qualcuno che già si conosce, no? infatti, allora facciamo due chiacchiere. grazie di nuovo gigi, grazie per aver reso il nostro incontro un'altra delle piccole cose per cui vale la pena di vivere.
io adoro Bedonia, adoro l'aperitivo con F, la sigaretta che fumiamo insieme. adoro le sorprese.
Vita da blogger
mercredi, juin 25, 2008
ATTIMI _ this is what happens when you actually live
Non sono una fotografa e questa non è una mostra.
questi scatti apparentemente senza un filo conduttore, slegati e raccattati
a destra e a manca, sono legati da un filo invisibile, scontato e
romanticamente banale, che è la vita.
Un filo del quale spesso ci scordiamo, presi come siamo dalle mille cose che dobbiamo
assolutissimamente fare, senza renderci conto che senza questo filo sul quale camminare
cadremmo nel vuoto, noi e i nostri settecento birilli da tenere tutti in equilibrio.
fermiamoci un attimo, facciamo due chiacchiere, guardiamoci negli occhi,
beviamo un buon bicchiere di vino, ridiamo insieme.
queste foto sono appese a questi muri per ricordarci di fermarci a guardare la vita,
in piccoli frangenti che ci siamo persi per chissà quale motivo e che io...
ho gentilmente e romanticamente raccolto per voi.
Buona mostriciattola!
samedi, juin 14, 2008
Viceversa
Lambrusco va bevuto in bicchieri grandi,
perchè è un vino allegro, che va giù veloce.
Non come i vini piemontesi, ha detto
Soldati, che son pensierosi. Mario Soldati
era piemontese. Ecco, i vini piemontesi,
come il Barolo, o il Nebiolo, oppure il
Barbaresco, son più buoni; oggettivamente
più buoni, rispetto al Lambrusco. Allora
ho pensato che forse la bontà, forse come la
bellezza, impegna una parte del cervello
più ampia rispetto alla bevuta semplice.
Anche se, di solito, han ragione quelli della
bevuta semplice, che va giù più veloce, e
non ci pensi troppo. Pero' poi Calvino ha
scritto che c'è una leggerezza della
pesantezza, e una pesantezza della
leggerezza. E allora non è più semplice
capire qualcosa, se non che avevano ragione
tutti e due, e che forse, mentre si beve,
come mentre si legge, bisogna godere e
vengono i pensieri, come quando si fa
l'amore. O magari no; se si pensa non si
gode, e se si gode non si pensa. O se non
si pensa non si gode, e non si gode se non
si pensa. O viceversa, che e' lo stesso.
Viceversa.
relazioni e vino, connubio/confronto perfettissimo. ho sempre pensato di essere una persona estremamente semplice, soprattutto nelle relazioni a due: tu mi piaci + io ti piaccio = stiamo insieme. c'è qualcosa di più semplice ed essenziale di questo? no. e c'è qualcosa di più esistenzialmente complicato? nemmeno. se una storia non è semplice e facile da gestire vuol dire che è sbagliata? se la conquisti giorno per giorno e lotta su lotta è più giusta? ci sono storie giuste e storie sbagliate? la persona giusta esiste? la persona giusta al momento sbagliato diventa la persona sbagliata? i tempi sono fondamentali?
non sono domande retoriche, sono domande-domande, io una risposta che è una non ce l'ho.
però leggendo le parole di mario soldati mi è saltato alla mente un pensiero: fino a qualche anno fa mi piaceva il lambrusco, ora preferisco i vini "pensierosi"...
mardi, juin 03, 2008
Io amo i miei piedi incondizionatamente
avete mai visto singles? un film bellissimo, tante storie intrecciate, i pearl jam e una seattle molto grunge sullo sfondo.
una delle storie parla di una donna, non certo avvenente, ovviamente single oserei dire a caccia, che adora un suo paio di orecchini vistosi pendenti e coloratissimi, che piacciono solo a lei.
single: "hai visto i miei orecchni?"
interlocutore: "ehm, come non notarli..."
single: "saranno bellissimi?!?!!?"
interlocutore: "veramente...sono orrendi. davvero, scusa ma sono orrendi"
la single in questione passa da una storia sbagliata all'altra e cerca uomini in tutti i modi possibili, persino tramite quelle agenzie molto americane dove devi registrare un video con la tua mini-presentazione.
nessun buon risultato, come previsto.
Un giorno, inaspettatamente, si scontra con un uomo, alza lo sguardo, i loro sguardi si incrociano e lui...
"che belli questi orecchini". lei si illumina, è amore.
I miei piedi sono come gli orecchini della single poco avvenente, con la differenza che lei all'occorrenza può cambiarli, io no.
mi piacciono i miei piedi, li trovo belli ed eleganti. ma sono cresciuta in mezzo a persone, i compagni di scuola, gli amici, i parenti -per scherzo ma anche per davvero- che guardavano alle mie estremità inferiori con sospetto. come se quell'alluce così lungo fosse fuori posto.
l'altro giorno ho sentito una cosa su di loro che non avevo mai mai sentito in tanti intensi anni di commenti e vita: "con quegli alluci puoi schiacciare le formiche negli angoli...!" mi dice L, e fa ridere tutte noi, per caso insieme.
dulcis in fundo, sabato sera al ristorante io e i miei amici stavamo andando a pagare, siamo passati davanti all'altra tavolata della sala, tre uomini sulla quarantina, avevo i sandali.
uno dei tre mi vede passare e fa, ad alta voce: "vaca, ve' che dita lunghe!".
saranno strani, io li sento speciali.
vendredi, mai 09, 2008
I cento passi _ 30 anni dopo, per non dimenticare
"C'è una scena del film che spiega tutto. Mio fratello che litiga con mio padre, io lo rincorro per calmarlo e lui mi porta, passo dopo passo, fino alla casa di Tano Badalamenti. La distanza è appunto di soli cento passi.
Eppure, mi dice Peppino nel film, quei pochi metri separano due mondi opposti: quello delle persone oneste, dei lavoratori, e l'altro degli assassini e dei prevaricatori.
Ecco, questa può essere la metafora della storia di mio fratello: si può vivere nello stesso microcosmo, addirittura sotto lo stesso tetto, come avveniva tra Peppino e mio padre, ed essere distanti anni luce. Nello stesso tempo, lo spazio di soli cento passi ti fa capire quanto sia labile il confine della scelta tra il bene e il male."
samedi, mai 03, 2008
Moto e foto _ non si fa nulla senza un perchè
la nostra meta principale era reggio emilia, in particolare la mostra di Andrzej Dragan e l'incontro con lui, ma per arrivarci che bei posti abbiamo attraversato...
da traversetolo siamo andati a sella (salutando Tegge con la mano), poi a Vetto, Castelnuovo, e poi su fino al passo del Cerreto, dove c'erano diverse cricche di centauri e dove abbiamo mangiato un panino al prosciutto e pecorino veramente rustico. abbiamo mangiato seduti al sole, l'aria era fresca e il Ventasso era proprio di fianco a noi. respiro profondo. profonda tranquillità. uau. siamo ripartiti verso la nostra meta prestabilita, l'Università di reggio. io ho bigiato il primo seminario per sdraiarmi in uno dei bei prati verdi del parco tra le margherite con il mio fedelissimo libro, per poi arrivare in aula magna con Andrzej già intento a spiegare la sua opera.
L'apparenza inganna
prendete ad esempio questa foto: questa storia mi ha affascinato tantissimo...il nostro fotografo laureato in fisica quantistica ha incontrato questo signore alla fermata dell'autobus e gli ha chiesto se poteva fotografarlo. lui ha accettato e si sono messi a parlare. il signor X ha parlato della sua vita e di cose molto private ad Andrzej, per esempio gli ha detto che era appena uscito dall'Ospedale e il dottore gli aveva dato poche settimane di vita. dopo avere fatto un po' di scatti e averglieli mostrati, al modello "ovviamente" non sono piaciuti ma ha dato comunque il consenso ad esporli in pubblico, come per esempio alla mostra di oggi.
Quando Andrzej stava preparando la mostra lo ha chiamato per invitarlo all'inaugurazione, il signor X ha accettato di buon grado, detto che si sentiva meglio e promesso che se si fosse sentito bene sarebbe certamente andato.
Al giorno dell'inaugurazione, Dragan ha chiamato di nuovo il Signor X per avere conferma della sua presenza, ma lui era morto pochi giorni prima...
La cricca
I motociclisti quando si incrociano per strada si salutano: o mettono fuori una manina, o alzano un paio di dita dal manubrio e fanno un cenno.
io ieri ho chiesto il perchè di questo gesto cameratesco al mio personale centauro, che non mi ha saputo dare una spiegazione soddisfacente.
nell'andare poi dal Cerreto alla città, abbiamo incrociato un motociclista che non ci ha fatto il solito gesto di saluto ma ci ha fatto segno di rallentare. poi un altro, poi un altro e così via.
polizia?
incidente?
la seconda, e c'era olio sulla strada.
con l'incidente arriva la spiegazione da C: "hai capito ora a cosa serve il saluto?"
io interpreto così: "ti saluto = va tutto bene, strada a posto, va' piano e sii prudente" e penso, ma che carina questa cricca!
C mi chiede se saluto anch'io. "no" ma che domande, mica guido io, io guardo il panorama, mi perdo tra il Ventasso e la pietra di Bismantova io, mica guardo la strada. "come no?" incalza il vero motociclista tra i due. "no" però da adesso lo faccio, almeno ci provo ecco.
la prima volta, facciamo anche le prime dieci, mi sono sentita un po' cretina però poi ho cominciato a divertirmi, pensando alla carineria di questa cricca e vattelapesca.
L'incendio
finita la conferenza ho preso la macchina fotografica di C e sono andata fuori dall'Università, volevo fotografare tutti quei piumini che danzavano nell'aere, e anche quei 10 centimetri di "neve" a terra tra i trifogli e i fiorellini...sono bellamente sdraiata a terra impegnata nell'estremo gesto artistico, quando d'un tratto sento un crepitio e voltandomi verso la cancellata vedo i piumini che stanno letteralmente andando a fuoco!
visto che già altri si erano prodigati nel chiamare aiuto, a me non rimaneva altro da fare che documentare l'evento: il fuoco prima, gli uomini con gli estintori poi.
Emozionante, come una cronista d'assalto, nel vivo dell'azione!
Non si fa nulla senza un perchè
finita la conferenza e domato l'incendio, io e C siamo tornati insieme al parco, ci siamo seduti sull'erba, mi sono tolta le scarpe -per sentire la vita sotto i piedi- abbiamo fatto qualche foto e ci stavamo riposando prima di ripartire quando...un poliziotto in moto si è avvicinato e dal vialetto ha borbottato qualcosa.
"mi scusi?" chiedo
borbottio again
"mi scusi, non ho capito" rispondo
lui spegne la moto, si alza il casco e scandisce "potreste sedervi sulle panchine?"
"certo" rispondo sorridendo "ma posso chiederle come mai?"
"non si possono calpestare le aiuole"
...e non so come mai ma già mi prende una strana sensazione di dèjà-vu...
"ah capisco, e perchè non si può?" sorriso smagliante, stavolta
"perchè la legge lo vieta", e voce velata di un lieve imbarazzo
"sì ma...posso chiedere il motivo di questo divieto?" sorriso magnum, e occhio brilliccichino
"è un'ordinanza del sindaco, signorina..."
va bene, ho capito, è ora di smettere.
e mi trovo a fare una cosa senza sapere perchè la sto facendo, mi rimetto le scarpe e mi siedo sulla panchina.
E' una giornata estiva, si sta benissimo, siamo in un parco verde (per la cronaca quella che stavamo calpestando non era un'aiuola ma un prato, proprio un grande prato verde), ci sono ettari di prato, 4 panchine e 100 persone.
tutte stipate sulle panchine.
mardi, avril 29, 2008
la febbra_postumi traumatici di un'intossicazione virale trascurata per mancato riconoscimento sintomatologico
in realtà ho passato uno splendido we pieno di amore, fantasia naturistica e sassi. che bella la vita, è un luna park.
mardi, avril 22, 2008
fobia portami via
Aereofobia, paura di volare
Agorafobia, paura degli spazi aperti
Amatofobia, paura della polvere
Apifobia, paura delle api
Astrapofobia, paura dei fulmini
Batracofobia, paura dei rettili
Blennofobia, paura delle sostanze viscide
Cinofobia, paura dei cani
Claustrofobia, paura degli spazi chiusi
Decidifobia, paura del prendere decisioni
Dromofobia, paura dei mezzi di locomozione
Electrofobia, paura dell'elettricita'
Eremofobia, paura dell'essere soli
Euretofobia, paura dell'arrossire
Gamofobia, paura del matrimonio
Gatofobia, paura dei gatti
Gefirofobia, paura dell'attraversare i ponti
Ginofobia, paura delle donne
Idrofobia, paura dell'acqua
Kakorrafiafobia, paura dell'insuccesso
Katagelofobia, paura del ridicolo
Keraunofobia, paura dei tuoni
Musofobia, paura dei topi
Nictofobia, paura della notte
Oclofobia, paura della folla
Odinefobia, paura del dolore
Ofidiofobia, paura dei serpenti
Pirofobia, paura del fuoco
Rupofobia, paura del contatto con lo sporco
Sciofobia, paura delle ombre
Scolionofobia, paura della scuola
Sfecsofobia, paura delle vespe
Spermofobia, paura dei germi
Tafofobia, paura dell'essere sotterrato vivo
Tecnofobia, paura della tecnologia
Thalassofobia, paura del mare
Topofobia, paura del palcoscenico
Triskaidecafobia, paura del numero tredici
Tropofobia, paura del muoversi o fare cambiamenti
ho la decidifobia. ce l'ho da tempo ormai, e lo sa bene C, tutte le volte che usciamo e mi chiede dove andiamo o dove voglio andare -temutissima domanda- la mia risposta è sempre la stessa "non lo so, ho la decidifobia". cerco di farmela passare e di prendere qualche seria e risoluta decisione pensando a quello che mi ha scritto E la prima volta tanti anni fa "la paura nella decisione si dissolve come cera quando vi irrompe il bronzo fuso".
ma l'ultima volta che l'ho fatto ho compromesso il mio futuro. è successo tre anni fa ormai, non ricordo di essere mai stata tanto male come quella calda notte, avevo bisogno di prendere una decisione, non che importasse tanto la decisione in quanto A o B, avevo semplicemente la necessità di decidere. qualunque cosa. la forza che ho trovato in me prendendo la X decisione ha contribuito a creare una specie di mostro-me, che come un carro armato andava verso l'isola del tesoro a testa bassa, macinando ogni cosa si trovasse sulla strada. macinandola bene anche, e con una convinzione e un entusiasmo che mai avevo creduto scorressero nelle mie vene. mi sentivo invincibile, sentivo e sapevo che avrei ottenuto quello che volevo, quello che avevo deciso di volere. arrivata finalmente dopo peripezie inenarrabili al mio tesoro, ho trovato una realtà molto diversa da quella che mi aspettavo: apatia.
nessuna gioia per la conquista, solo amarezza per la fine dell'adrenalinica lotta, che mi faceva sentire viva.
è dipeso da me?
ho sbagliato io?
ci ho messo troppo impegno?
se mi fossi arresa sarebbe andata diversamente?
facendo ciò che ho sempre fatto otterrò ciò che ho sempre avuto?
ebbene, io oggi non lo so. domani non lo saprò, e forse nemmeno tra una settimana, un mese o un anno. l'unica cosa che so è che non lo so, e che per una volta non ho nessuna intenzione di prendere una decisione basta che sia, solo per il gusto di adoperarmi nella lotta per uscirne straziata e felice.
lundi, février 18, 2008
Calma apparente
avvolta nel mio accappatoio-nuvoletta rosa, con i capelli mossi bagnati portati su un lato che cadevano su una spalla, le gote rosse per il caldo e gli occhi fermi sul mio riflesso nello specchio.
ero incredibilmente bella. era tanto che non mi vedevo così bella, struccata, semplice.
ho preso la crema idratante e l'ho spalmata piano piano con le dita sul viso, e mi sono ricordata di quanto sia bello prendersi cura di sè, prendersi qualche minuto solo per se stessi, il proprio corpo e la propria anima. banale? io non credo, una riscoperta personale, intima, mia.
continuavo a guardarmi allo specchio; io immobile, sguardo fisso e apparente calma.
jeudi, février 14, 2008
M'illumino di meno
Dopo il successo delle passate edizioni Massimo Cirri e Filippo Solibello chiederanno nuovamente agli ascoltatori di dimostrare come il risparmio sia una possibilità concreta e reale a cui attingere oggi stesso per superare i problemi energetici che assillano il nostro paese e gran parte delle nazioni del pianeta.
L’invito rivolto a tutti è quello di spegnere le luci e tutti i dispositivi elettrici non indispensabili il 16 febbraio 2007 alle ore 18.
Semplici cittadini, scuole, aziende, musei, gruppi multinazionali, astrofili, società sportive, gruppi scout, istituzioni, associazioni di volontariato, università, cral aziendali, negozianti e artigiani uniti per diminuire i consumi in eccesso e mostrare all’opinione pubblica come un altro utilizzo dell’energia sia possibile.
In particolare, moltissimi ristoranti organizzeranno cene a lume di candela, mentre le amministrazioni locali forniranno il colpo d’occhio più spettacolare all’iniziativa effettuando spegnimenti simbolici delle grandi piazze italiane e dei monumenti più importanti (negli anni scorsi ad esempio l’Arena di Verona, il Duomo di Milano, la Mole Antonelliana di Torino, Palazzo Vecchio a Firenze, le piazze di Catania, Bari, Bologna, Palermo e tante altre).
Nelle due precedenti edizioni M’illumino di meno ha contagiato centinaia di migliaia di persone impegnate in una allegra e coinvolgente gara etica di buone pratiche ambientali. Lo scorso anno si risparmiò, nella sola ora e mezza di durata della trasmissione, l’equivalente del consumo medio quotidiano di una regione come l’Umbria.
La campagna di M’illumino di meno è iniziata il 15 gennaio e si protrarrà per un mese fino al 16 febbraio (anniversario dell’entrata in vigore del protocollo di Kyoto).
Buone abitudini per il 15 febbraio (e anche dopo!)
Il decalogo di Caterpillar
1. spegnere le luci quando non servono
2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici
3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l'aria
4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l'acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola
5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre
6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria
7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne
8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni
9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni
10. utilizzare l'automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.
E ricordati di spegnere tutte le luci e i dispositivi elettrici non indispensabili venerdì 15 febbraio alle ore 18!
jeudi, février 07, 2008
Incontri ravvicinati del n tipo
oggi è stata una giornata di sole bellissima e il cielo verso metà pomeriggio sembrava il cielo di settembre, lo stesso azzurro-tempera che ti incanta; i prati del parco erano costellati di bucaneve e il loro profumo si spandeva nell'aria dando un irreale sentore di primavera.
Incontro ravvicinato del n tipo #1
dopo pranzo, tornando al lavoro, ho attraversato il parco e mi sono fermata a raccogliere un fiorellino; poi sentendomi molto Cappuccetto Rosso -un po' per gli occhiali e un po' per i miei accessori tutti rossi- ho continuato la mia strada con il sorriso. camminando camminando incrocio un ragazzo che mi sembra di avere visto poc'anzi in ufficio, mi sorride, ricambio; mi saluta, ricambio. continuo a camminare al mio super-passo, e sento una presenza dietro le spalle: "scusa...", dice il mio anonimo interlocutore salutato poco prima, "...posso conoscerti? posso conoscere una bella ragazza come te?"
"..." stranamente rimango un nano secondo senza parole, lui subito ne approfitta e si presenta.
Io, gentilmente gli dò la mano, mi presento, e gli dico anche che sono di fretta perchè sto tornando al lavoro.
"mi lasci il tuo numero?" non si scoraggia;
e faccio di no con la testa guardando in basso un pochino finta imbarazzata.
"allora ti posso lasciare il mio?" coraggioso.
di nuovo scuoto la testa, e rispondo tirando fuori tutto il mio essere serendipity:
"se il destino lo vorrà ci rincontreremo".
Incontro ravvicinato del n tipo #2
dopo lavoro prendo il tutù (ossia l'automobile) e mi dirigo verso un bagno caldo, verso casetta.
c'è traffico, taaanto traffico, e guido felice felicissima sulle note di rod. in realtà volo.
dopo il ponte mille luci giro ma ci sono le strisce pedonali e un ragazzo sta attraversando, così mi fermo e lo lascio passare. ha i jeans stretti, una camicia a quadri, forse una giacca, uno zaino e un cappello di paglia di forma dei cappelli da cowboy, alto, magro e tanto somigliante al cantante dei pulp. in una parola, fantastico.
mi passa davanti e mi ringrazia tirando in basso il cappello e sorridendomi. io, che sono un'amante folle delle peculiarità, rimango colpitissima e mi volto a guardarlo di nuovo...e mi sorride -again- e mi saluta facendo ciao con la manina.
una stretta allo stomaco! che momento spettacolare!
Conclusione
nella vasca mi abbandono al calore dell'acqua e al profumo della schiuma, ripenso alla mia giornata e il battito del cuore accelera e la testa si fa più leggera...
mercredi, février 06, 2008
Il mistero della brioche con la fragola
Mangiavo anche prima, non è che ero a dieta-perchè-volevo-fare-la-modella (chiedo venia per la citazione...), mangiavo sempre e comunque, ma avevo un po' perso il gusto vero del cibo.
Insomma, bref, sulla strada ho scartato la pasta, il sole faceva brillare sia la crema pasticcera nel mezzo che la mezza fragolona poggita sopra di essa...profumava di buono...le ho dato un morso e...felicità allo stato puro. sembra assurdo? a me è sembrato assurdo: stavo mangiando la felicità.
dimanche, février 03, 2008
La chimera
Molto più forte di un rapporto carnale. Un amplesso invisibile che coinvolge ogni nostra molecola, anche se i corpi non si toccano, e di più per questo."
quando ho letto queste parole nella posta di barbara alberti, non volevo credere che qualcun'altro fosse stato più bravo di me nell'esprimere esattamente quello che penso sull'amore platonico.
credo di essere molto brava con le parole, e mi vanto con me stessa di riuscire ad esprimere sempre -o quasi- perfettamente quello che mi passa per la testa, come se lo dipingessi sulla tela e ammirassi alla fine la perfetta armonia dei colori, chiaroscuri, contorni, masse. guardo la mia opera e mi dico che è proprio lei, l'immagine che avevo davanti agli occhi. ma una cosa devo riconoscere: non ho il dono della sintesi. sono prolissa, e barocca a volte. ma soprattutto prolissa, sono prolissa da morire. e trovare questa frase, sintetica e intensa...mi ha lasciata di sale. il dono della sintesi esiste, è la mia chimera.
jeudi, janvier 24, 2008
la felicità in grani
piccola piccola.
Stavo camminando al mio solito passo -sostenuto, per chi non mi conosce- e ad un tratto mi sembra di vedere una macchiolina nera piccina picciò muoversi sull'asfalto.
non ho voluto ignorarla, anche se è stata davvero solo una microscopica sensazione...così mi sono fermata, mi sono chinata a terra, avvicinandomi alla piccola macchiolina agitata, scoprendo che era una bestiolina a pancia in su. bloccata a gambe all'aria, che non riusciva più a mettersi dritta e dimenava le sue tante zampettine veloce veloce.
Ho allungato una manina, ho poggiato un ditino leggero leggero sulle sue zampette e ho rimesso la bestiola dritta, scoprendo che era rossa e bella, di un rosso vivo, che al sole brillava!
che meraviglia godere delle piccolezze della vita...sono felice.
mercredi, janvier 16, 2008
La vincitricediconcorsifotografici rientra in patria...e si conferma!
A settembre, al mio ritorno da Rennes, A si presenta a casa mia con un volantino e mi dice tutto serio "adesso che hai vinto un concorso in Francia, devi vincere anche qua in Italia. partecipa a questo, sono sicuro che vinci".
Io, non foss'altro che per non disubbidirgli, faccio qualche foto allo scadere dell'autunno e del termine del concorso, e mi iscrivo.
E vinco! il primo premio!
Ieri la mia foto era sulla Gazzetta insieme alle altre 24 foto più belle, e stamattina sono stata alla sede della gazzetta a ritirare il preziosissimo premio...una bicicletta elettrica! spassosissimo -e a tratti davvero imbarazzante- il tutto: la premiazione, l'intervista per Tv Parma e la foto di gruppo con me davanti a tutti, a cavalcioni del mio nuovo bolide!!
Domani mi potrete vedere in questa spassosissima veste sempre sulla gazzetta, e stasera credo già su tv parma...non morite dal ridere, per favore.
vendredi, janvier 04, 2008
Capodanno last-minute
Serata bellissima, cena squisita, tradizione e un "pizzico" di creatività al peperoncino, un toccasana per la mia gola (infatti dall'1 sono completamente afona, vittima di una fulminante laringite acuta...), brindisi, chiacchiere e foto.
Quindi grazie, agli ospiti e agli ospiti (si chiamano ospiti sia gli invitati che gli ospitanti)! e anzi, scusate se per colpa della mia mala sanità non ce ne siamo andati a fare festa grossa al f.o. insieme a mezza città...ma abbiamo un anno intero per rimediare!