Sono andata all'Ikea ieri.
Una frase che detta da qualunque persona normale sarebbe normalissima.
Detta da me un po' meno, considerato che io, all'Ikea, non c'ero mai stata, per una serie di motivi:
- non avevo posto in casa neanche per uno spillo, ergo è una tortura vedere settemila cose carinerrime sapendo di non poterne comprare neanche mezza
- mi vengono gli attacchi di panico nei posti con i percorsi prestabiliti
- c'è troppa gente (per sentito dire, ovviamente)
Ma c'è sempre una prima volta.
La mia prima volta è andata bene ben oltre le aspettative:
ho comprato un carrello di roba, mi sono persa nei colori e negli abbinamenti, mi è venuta voglia di comprare una cucina, e a vedere gli appartamenti di 55 m/q arredati quasi quasi mi veniva voglia di traslocare direttamente nello show room.
Una volta uscita ho addirittura:
- fatto merenda all'angolo pappa
- comprato il salmone e le patatine
Ha ragione D, il mio ragazzo che ha fatto sì che io non morissi nello show room in mezzo alla calca del giorno di festa: sono dei geni, quelli dell'Ikea.
Sono a tutti gli effetti una donna Ikea-dipendente.
Nuovo titolo, nuova vita. my brand new blog, dopo un anno di erasmus a rennes la mia vita ricomincia da qui. dalle scarpe, una passione ereditata da mia nonna, e dai piedi, il contatto più semplice e genuino per sentire il mondo. e viverlo.
vendredi, novembre 02, 2012
jeudi, mars 05, 2009
le donne sono come l'htc diamond
Una serata piovosa di inizio marzo, un panino del chelsea e una birra amara, una buona compagnia e qualche innocua chiacchiera possono produrre incredibili verità assolute sulla natura umana. femminile, in questo specifico caso.
C ha tenut
o l'htc diamond -un cellulare di ultima generazione. anzi no, un computer tascabile e fichissimo che, al bisogno, telefona. ma fare una telefonata è complicatissimo, ci vogliono almeno due ingegneri- dicevo, C ha tenuto questo gioellino in prova una settimana, sono usciti insieme, si sono spogliati e ammirati, conosciuti e...
alla fine della settimana il risultato è questo: C è innamoratissimo, htc è bello, stiloso, fa figura con gli amici, con una silhouette a dir poco invidiabile, accattivante.
MA.
ma la batteria dura poco, anzi pochissimo se ci gigioneggi un po', e telefonare e scrivere un semplice sms sono una vera missione. soprattutto per un uomo con le dita da uomo.
Un sorso di birra e poi l'ardua sentenza: "mi sono proprio innamorato, ma non lo compro. è splendido, ma ha delle "pecche" (l'originale non era così ma il mio compagno di birre mi perdonerà) assolutamente inaffrontabili".
io prontamente, e ingenuamente (parlo quasi sempre così, ingenuamente, io) e candidamente: "come una donna".
the golden bowl.
C ha tenut

alla fine della settimana il risultato è questo: C è innamoratissimo, htc è bello, stiloso, fa figura con gli amici, con una silhouette a dir poco invidiabile, accattivante.
MA.
ma la batteria dura poco, anzi pochissimo se ci gigioneggi un po', e telefonare e scrivere un semplice sms sono una vera missione. soprattutto per un uomo con le dita da uomo.
Un sorso di birra e poi l'ardua sentenza: "mi sono proprio innamorato, ma non lo compro. è splendido, ma ha delle "pecche" (l'originale non era così ma il mio compagno di birre mi perdonerà) assolutamente inaffrontabili".
io prontamente, e ingenuamente (parlo quasi sempre così, ingenuamente, io) e candidamente: "come una donna".
the golden bowl.
mercredi, février 11, 2009
volevo un portachiavi rosa _ il posto delle fragole
oggi è una giornata fortunata, ma cominciamo dal principio.
ossia da Natale, anzi, da prima di Natale. fino ad allora avevo un portachiavi, accuratamente scelto come tutti i miei portachiavi, a forma di muso di micio, nero e molto molto bello, che un giorno ha deciso di voler fare il gatto di strada e mi ha tristemene abbandonata. bu.
la mia mamma, vedendomi mogia, ha pensato di regalarmi un sostituto a tema: un Babbo Natale ciccionissimo di plastica semi trasparente, con due piccole palline di metallo alla base, che se sfiorate, accendevano di lampi colorati intermittenti blu rossi e gialli il mio ciccio babbo.
una piccola fiera ambulante natalizia, utilissima per trovare le chiavi di casa nel caos della borsetta femminile alle tre di notte al cancello. o anche alle cinque di pomeriggio, tanto faceva buio uguale.
mentre trascorrevo serena le feste, un giorno, girando al mio spaccio privato di portachiavi, ne ho visto uno troppo bello e ho deciso all'istante che sarebbe stato il sostituto del sostituto a tema.
detto fatto, preso e portato a casina.
poi viene capodanno, io prendo e parto, me ne vado a tegge a passare qualche giorno tra neve e camini e nullafacenza allo stato brado.
tutto scorre tranquillo fino alla telefonata da casa del primo dell'anno: tutti i parenti sono a casa mia a pranzo, vale a dire nonni, zii e cugina con difanzato.
mamma mi fa parlare con tutti poi dolcemente e molto ingenuamente, dice "ah, c'era qui un portachiavi, silvia (la cugina) l'ha visto e molto apprezzato, così le ho detto che glielo regalavo, di prenderlo pure. ho fatto bene, vero?"
"..." in risposta, il silenzio.
poi, dopo un attimo di luttuoso silenzio per la perdita, "ecco, adesso glielo richiedi indietro!!"
ovviamente cuore di zia non l'ha fatto!
tornata dalla montagna innevata mi sono precipitata dal mio spacciatore di oggettistica e frizzi e lazzi di fiducia e me lo sono ricomprata, uguale identico. ecco.
sono tornata a casa e l'ho messo via, ricordo benissimo di avere sussurrato mentre lo posavo "adesso lo metto qui in un posto sicuro così nessuno me lo ruba".
mai frase fu più veritiera.
finite le feste, tipo dopo Sant'Ilario, continuare a viaggiare con un babbo fluorescente che si illuminava al minimo movimento mi pareva un po' fuori luogo, così finalmente una sera mi sono detta che era il momento giusto per spianare la mia nuova fragola rosa fiammante!
piccolo problema: l'avevo messa in un posto sicuro-ma-così-sicuro da metterla al sicuro anche da me stessa. doh!
fino a stasera. mamma ha curiosato in camera mia (benedetta la curiosità materna, con sprezzo del pericolo e del disordine mostruoso) e aprendo un'innocua scatola...ha trovato la mia fragola rosa fiammante.
ho il mio nuovo portachiavi, preludio di estate, gelati, giri per la città deserta in bicicletta e ancora gelati.
e magari...
ossia da Natale, anzi, da prima di Natale. fino ad allora avevo un portachiavi, accuratamente scelto come tutti i miei portachiavi, a forma di muso di micio, nero e molto molto bello, che un giorno ha deciso di voler fare il gatto di strada e mi ha tristemene abbandonata. bu.
la mia mamma, vedendomi mogia, ha pensato di regalarmi un sostituto a tema: un Babbo Natale ciccionissimo di plastica semi trasparente, con due piccole palline di metallo alla base, che se sfiorate, accendevano di lampi colorati intermittenti blu rossi e gialli il mio ciccio babbo.
una piccola fiera ambulante natalizia, utilissima per trovare le chiavi di casa nel caos della borsetta femminile alle tre di notte al cancello. o anche alle cinque di pomeriggio, tanto faceva buio uguale.

mentre trascorrevo serena le feste, un giorno, girando al mio spaccio privato di portachiavi, ne ho visto uno troppo bello e ho deciso all'istante che sarebbe stato il sostituto del sostituto a tema.
detto fatto, preso e portato a casina.
poi viene capodanno, io prendo e parto, me ne vado a tegge a passare qualche giorno tra neve e camini e nullafacenza allo stato brado.
tutto scorre tranquillo fino alla telefonata da casa del primo dell'anno: tutti i parenti sono a casa mia a pranzo, vale a dire nonni, zii e cugina con difanzato.
mamma mi fa parlare con tutti poi dolcemente e molto ingenuamente, dice "ah, c'era qui un portachiavi, silvia (la cugina) l'ha visto e molto apprezzato, così le ho detto che glielo regalavo, di prenderlo pure. ho fatto bene, vero?"
"..." in risposta, il silenzio.
poi, dopo un attimo di luttuoso silenzio per la perdita, "ecco, adesso glielo richiedi indietro!!"
ovviamente cuore di zia non l'ha fatto!
tornata dalla montagna innevata mi sono precipitata dal mio spacciatore di oggettistica e frizzi e lazzi di fiducia e me lo sono ricomprata, uguale identico. ecco.
sono tornata a casa e l'ho messo via, ricordo benissimo di avere sussurrato mentre lo posavo "adesso lo metto qui in un posto sicuro così nessuno me lo ruba".
mai frase fu più veritiera.
finite le feste, tipo dopo Sant'Ilario, continuare a viaggiare con un babbo fluorescente che si illuminava al minimo movimento mi pareva un po' fuori luogo, così finalmente una sera mi sono detta che era il momento giusto per spianare la mia nuova fragola rosa fiammante!
piccolo problema: l'avevo messa in un posto sicuro-ma-così-sicuro da metterla al sicuro anche da me stessa. doh!
fino a stasera. mamma ha curiosato in camera mia (benedetta la curiosità materna, con sprezzo del pericolo e del disordine mostruoso) e aprendo un'innocua scatola...ha trovato la mia fragola rosa fiammante.
ho il mio nuovo portachiavi, preludio di estate, gelati, giri per la città deserta in bicicletta e ancora gelati.
e magari...
my fourth first day
Ci ho fatto due rapidi calcoli poco fa, è il quarto lavoro da quando sono tornata dalla Francia.
ero tutta emozionata ieri, un po' timorosa e piena di domande ancor prima di iniziare...stasera ne ho almeno il triplo.
sono arrivata in ufficio stamattina alle nove e, in ordine, ho:
- conosciuto i colleghi
- iniziato a fare domande
- avuto un planning per la giornata e per la settimana
- avuto la mia posta - attiva già dalla settimana precedente -
- avuto il telefono con il mio nome (che cosa tenera)
- affiancato le colleghe a turno per farmi spiegare i vari compiti
- fatto fotocopie
- preso della cancelleria nella magica stanza stationery
- partecipato a un meeting
sono uscita da quella stanza e dalla giornata, letteramente bombardata di informazioni, con ottomila domande che sicuramente la mia collega mi ha letto negli occhi e alle quali ha carinamente risposto "ci pensiamo domani".
segue una brioche gigante alla marmellata, meritatissima.
ad ora, la mia stanza preferita è la stationery: quant'è bella e colorata!
ero tutta emozionata ieri, un po' timorosa e piena di domande ancor prima di iniziare...stasera ne ho almeno il triplo.
sono arrivata in ufficio stamattina alle nove e, in ordine, ho:
- conosciuto i colleghi
- iniziato a fare domande
- avuto un planning per la giornata e per la settimana
- avuto la mia posta - attiva già dalla settimana precedente -
- avuto il telefono con il mio nome (che cosa tenera)
- affiancato le colleghe a turno per farmi spiegare i vari compiti
- fatto fotocopie
- preso della cancelleria nella magica stanza stationery
- partecipato a un meeting
sono uscita da quella stanza e dalla giornata, letteramente bombardata di informazioni, con ottomila domande che sicuramente la mia collega mi ha letto negli occhi e alle quali ha carinamente risposto "ci pensiamo domani".
segue una brioche gigante alla marmellata, meritatissima.
ad ora, la mia stanza preferita è la stationery: quant'è bella e colorata!
Libellés :
il lavoro nobilita l'uomo (e la donna)
mercredi, février 04, 2009
lundi, février 02, 2009
è la vita che mi parla
per la seconda volta nel giro di pochi mesi ho la netta impressione che la vita mi stia parlando.
la prima volta è successo un pomeriggio piovoso, stavo andando in centro e sulla mia strada, presumibilmente diretta anche lei verso un aperitivo infrasettimanale, incontro un'ex professoressa (non mia, solo una signora che faceva la professoressa e ora è in pensione) un po' originale.
va spesso a fare aperitivi, è sempre in giro, e se chiedi di lei ai suoi studenti, quel che ne ricavi sono esclamazioni di ogni genere e tipo, tutte manifestazioni simpatiche e affettuose, ma a dir poco bizzarre, come lei.
è decisamente un tipo. uno di quei tipi che attaccano bottone con tutti sull'autobus, ti chiedono cosa fai-dove-vai-con-chi-vai-e-perchè, ti chiedono cosa fai nella vita e cosa vuoi fare da grande, e ti danno consigli (ovviamente non richiesti ma sempre graditissimi) su come fare cosa nella vita. loro che la vita l'hanno vissuta. e bene, a giudicare dalla joie de vivre che trasmettono sul bus alle sette di mattino!
ecco, quel giorno quando l'ho incntrata ho avuto un sobbalzo, è stato come vedere me stessa proiettata nel futuro, al di là della strada, tra una cinqantina d'anni.
eravamo vestite in modo identico:
- piumino nero
- cappello rosso
- borsa rossa (in tinta)
- ombrello fantasia sul rosso (in tinta)
- la stessa aria allegra e spensierata
- sorriso
quella è stata la prima netta sensazione della vita che mi parlava. non so se ho capito giusto, ma intanto ho diminuito gli aperitivi...
la seconda volta è stata ieri sera.
è da ferragosto che non mi ammalo, al massimo un po' di raffreddore mattutino, ma che scemava nel giro di poche ore. complici la dieta dei limoni e le vitamine effervescenti, non avevo mai fatto un inverno così, niente febbre, nè influenza nè altre catastrofi para-salutari, semplicemente in formissima.
con oggi inizia una settimana importante; oggi avrei dovuto avere un esame e domani un altro appuntamento a cui tengo. tanto.
esame oggi, appuntamento domani, dentista mercoledì. tutto organizzato benissimo, al di là di ogni più rosea aspettativa.
e invece no!
ieri sera scopro che l'esame, per motivi istituzionali, è stato spostato. indovino a quando?! a domani, che domande.
e mi è pure scoppiato il raffreddore ieri sera, e io posso pure avere la febbre a 40.5 che non ho nessun tipo di problema, ma il raffreddore no. io odio non respirare. io ho bisogno di respirare.
non c'è stato verso di chiudere occhio.
allordunque, io penso:
da agosto a febbraio, due cose importanti lo stesso giorno, la neve e il raffreddore.
...detta così in effetti non suona poi così grave.
ma sono sicura, è di nuovo la vita che mi parla, però giuro che stavolta io proprio non la sto capendo.
la prima volta è successo un pomeriggio piovoso, stavo andando in centro e sulla mia strada, presumibilmente diretta anche lei verso un aperitivo infrasettimanale, incontro un'ex professoressa (non mia, solo una signora che faceva la professoressa e ora è in pensione) un po' originale.
va spesso a fare aperitivi, è sempre in giro, e se chiedi di lei ai suoi studenti, quel che ne ricavi sono esclamazioni di ogni genere e tipo, tutte manifestazioni simpatiche e affettuose, ma a dir poco bizzarre, come lei.
è decisamente un tipo. uno di quei tipi che attaccano bottone con tutti sull'autobus, ti chiedono cosa fai-dove-vai-con-chi-vai-e-perchè, ti chiedono cosa fai nella vita e cosa vuoi fare da grande, e ti danno consigli (ovviamente non richiesti ma sempre graditissimi) su come fare cosa nella vita. loro che la vita l'hanno vissuta. e bene, a giudicare dalla joie de vivre che trasmettono sul bus alle sette di mattino!
ecco, quel giorno quando l'ho incntrata ho avuto un sobbalzo, è stato come vedere me stessa proiettata nel futuro, al di là della strada, tra una cinqantina d'anni.
eravamo vestite in modo identico:
- piumino nero
- cappello rosso
- borsa rossa (in tinta)
- ombrello fantasia sul rosso (in tinta)
- la stessa aria allegra e spensierata
- sorriso
quella è stata la prima netta sensazione della vita che mi parlava. non so se ho capito giusto, ma intanto ho diminuito gli aperitivi...
la seconda volta è stata ieri sera.
è da ferragosto che non mi ammalo, al massimo un po' di raffreddore mattutino, ma che scemava nel giro di poche ore. complici la dieta dei limoni e le vitamine effervescenti, non avevo mai fatto un inverno così, niente febbre, nè influenza nè altre catastrofi para-salutari, semplicemente in formissima.
con oggi inizia una settimana importante; oggi avrei dovuto avere un esame e domani un altro appuntamento a cui tengo. tanto.
esame oggi, appuntamento domani, dentista mercoledì. tutto organizzato benissimo, al di là di ogni più rosea aspettativa.
e invece no!
ieri sera scopro che l'esame, per motivi istituzionali, è stato spostato. indovino a quando?! a domani, che domande.
e mi è pure scoppiato il raffreddore ieri sera, e io posso pure avere la febbre a 40.5 che non ho nessun tipo di problema, ma il raffreddore no. io odio non respirare. io ho bisogno di respirare.
non c'è stato verso di chiudere occhio.
allordunque, io penso:
da agosto a febbraio, due cose importanti lo stesso giorno, la neve e il raffreddore.
...detta così in effetti non suona poi così grave.
ma sono sicura, è di nuovo la vita che mi parla, però giuro che stavolta io proprio non la sto capendo.
samedi, janvier 31, 2009
the more i study, the less i know
spesso l'ignoranza spinge al sapere, e il sapere è come l'appetito, più sai e più ne vuoi sapere. come l'appetito appunto, la fame vien mangiando.
la questione è che ci sono talmente tante cose da sapere, che prima o poi devi mettere dei confini allo scibile immagazzinabile, soprattutto in tema di esami, e il risultato è sempre lo stesso, ti sembra di sapere meno di quando hai iniziato a studiare.
prendiamo quello che sto studiando ora, arte e moda. futuristi, jugendstil, costruttivismo russo, wiener werkstaette e tutti i loro personaggi con le loro idee bizzare e i loro matrimoni. tutti sposati tra di loro, si sono tutti incontrati almeno una volta, viaggiavano più di noi, facevano un sacco di vita mondana e si influenzavano a vicenda. più cose studio, più cose voglio approfondire.
mi piace studiare, peccato che poi me lo dimentichi.
la questione è che ci sono talmente tante cose da sapere, che prima o poi devi mettere dei confini allo scibile immagazzinabile, soprattutto in tema di esami, e il risultato è sempre lo stesso, ti sembra di sapere meno di quando hai iniziato a studiare.
prendiamo quello che sto studiando ora, arte e moda. futuristi, jugendstil, costruttivismo russo, wiener werkstaette e tutti i loro personaggi con le loro idee bizzare e i loro matrimoni. tutti sposati tra di loro, si sono tutti incontrati almeno una volta, viaggiavano più di noi, facevano un sacco di vita mondana e si influenzavano a vicenda. più cose studio, più cose voglio approfondire.
mi piace studiare, peccato che poi me lo dimentichi.
vendredi, janvier 30, 2009
a little obsessed by
Stanotte ho sognato che andavo in giro a cercare e provare una marea di scarpe. ballerine nere con dei ricami grigio sporco, ballerine rosse di vernice (queste erano le mie preferite), ballerine con le borchiette, scarpe con tacco alto nere, stivaletti bianchi e neri stile francesina tacco alto, scarpe basse francesine verdine acqua, scarpe con tacco bassino un po' insipidine, stivali...ricordo distintamente un solo negozio, era Pollini, strano perchè io da Pollini non ci ho mai comprato scarpe in vita mia...alla fine, dopo aver girato come una trottola, mi sono svegliata senza avere comprato nulla.
il che rende il sogno decisamente un sogno, perchè io che vado in giro a provare tante scarpe senza comprarne almeno due o tre paia decisamente non sono credibile.
Mi ricordo come fosse ieri la prima notte che ho sognato. da quando sono piccolina ricordo di aver fatto solo incubi, fino a quel giorno. c'era un incubo in particolare poi che mi ha perseguitato per mesi, lo facevo uguale identico tutte le notti, tanto che a sera avevo paura a chiudere gli occhi, cercavo di stare sveglia il più a lungo possibile perchè sapevo cosa mi stava aspettando e non volevo andare dal dentis
ta. che ovviamente un dentista non era...
poi un due di luglio, in una delle mie vacanze cittadine tra il mio soggiorno francese, sono andata a una grigliata, ho respirato a pieni polmoni il profumo del barbecue e mangiato carne, chiacchierato, sentito il caldo delle sere estive sulla pelle...tutte sensazioni che la pioggia bretone aveva lavato via persino dalla mia memoria.
sono tornata a casa felice e mi sono addormentata. al mio risveglio quasi non ci potevo credere...stavo sognando! un sogno vero, bello! non angosciante, niente di allucinato o troppo attinente con la vita reale, ma un sogno vero, fantasia e magia che si prendono per mano e volano in cielo, come danny e sandy sulla macchina dopo la festa di diploma della Rydell.
da quel due di luglio non ho più smesso di sognare.
il che rende il sogno decisamente un sogno, perchè io che vado in giro a provare tante scarpe senza comprarne almeno due o tre paia decisamente non sono credibile.
Mi ricordo come fosse ieri la prima notte che ho sognato. da quando sono piccolina ricordo di aver fatto solo incubi, fino a quel giorno. c'era un incubo in particolare poi che mi ha perseguitato per mesi, lo facevo uguale identico tutte le notti, tanto che a sera avevo paura a chiudere gli occhi, cercavo di stare sveglia il più a lungo possibile perchè sapevo cosa mi stava aspettando e non volevo andare dal dentis

poi un due di luglio, in una delle mie vacanze cittadine tra il mio soggiorno francese, sono andata a una grigliata, ho respirato a pieni polmoni il profumo del barbecue e mangiato carne, chiacchierato, sentito il caldo delle sere estive sulla pelle...tutte sensazioni che la pioggia bretone aveva lavato via persino dalla mia memoria.
sono tornata a casa felice e mi sono addormentata. al mio risveglio quasi non ci potevo credere...stavo sognando! un sogno vero, bello! non angosciante, niente di allucinato o troppo attinente con la vita reale, ma un sogno vero, fantasia e magia che si prendono per mano e volano in cielo, come danny e sandy sulla macchina dopo la festa di diploma della Rydell.
da quel due di luglio non ho più smesso di sognare.
vendredi, janvier 23, 2009
il mio (ex) piccolo mondo
si sta sgretolando.
avevo un lavoro, avevo un posto dove pranzare, con la mia cameriera preferita, bella e brava la più bella e brava di tutte, avevo una profumeria, la mia profumeria preferita con la mia profumiera preferita, avevo il mio bello al bar, che pranzava al suo tavolo con le sue colleghe e vestiva elegante molto gagà, avevo le colleghe con cui parlare di altri non-colleghi che come noi pranzavano insieme e che facevano il nostro stesso lavoro.
avevo il mio piccolo mondo lavorativo che funzionava perchè tutti gli ingranaggi si oliavano alla perfezione, alla perfezione incastrandosi tra loro.
ora quel lavoro non l'ho più, la mia barista bella e brava più di tutte se ne è andata, la mia profumiera preferita si è licenziata, l'elegante gagà è stato trasferito fuori città, le mie colleghe non ci sono più e i non-colleghi nemmeno.
queste notizie tutte insieme nell'arco di una manciata di minuti mi hanno spaesata...io me ne sono andata e quel piccolo angolo di mondo in cui mi ero incastrata a pennello portando qualche fiore colorato e più di qualche urletto si è semplicemente frantumato.
è incredibile come un solo minuscolo tassello possa rovinare un intero microcosmo, ed è altrettando incredibile la forza dell'effetto domino, che spezza gli equilibri e crea prima scompiglio poi vuoto.
avevo circa quattordici anni, tutte le mie amiche avevano il fidanzatino (uno o più d'uno spesso e volentieri) e io no, ed ero convintissima che il problema fosse in me, nel senso proprio che pensavo che nessuno mi volesse e che se solo uno mi avesse voluto, potenzialmente sarebbe potuto essere il mio Azzurro Principe. ero seriamente convinta che non ci volesse niente a far funzionare un rapporto di coppia, e che, smussando qualche spigolatura, due persone -qualsiasi- potessero incastrarsi e divertirsi e amarsi. all'ennesima potenza, alla perfezione. di quei risi finti ma felici che si vedono nei film, e di film di quel genere a quattordici anni se ne vede un'enormità.
è incredibile quanto fossi convinta delle cose più strane a quell'età.
avevo un lavoro, avevo un posto dove pranzare, con la mia cameriera preferita, bella e brava la più bella e brava di tutte, avevo una profumeria, la mia profumeria preferita con la mia profumiera preferita, avevo il mio bello al bar, che pranzava al suo tavolo con le sue colleghe e vestiva elegante molto gagà, avevo le colleghe con cui parlare di altri non-colleghi che come noi pranzavano insieme e che facevano il nostro stesso lavoro.
avevo il mio piccolo mondo lavorativo che funzionava perchè tutti gli ingranaggi si oliavano alla perfezione, alla perfezione incastrandosi tra loro.
ora quel lavoro non l'ho più, la mia barista bella e brava più di tutte se ne è andata, la mia profumiera preferita si è licenziata, l'elegante gagà è stato trasferito fuori città, le mie colleghe non ci sono più e i non-colleghi nemmeno.
queste notizie tutte insieme nell'arco di una manciata di minuti mi hanno spaesata...io me ne sono andata e quel piccolo angolo di mondo in cui mi ero incastrata a pennello portando qualche fiore colorato e più di qualche urletto si è semplicemente frantumato.
è incredibile come un solo minuscolo tassello possa rovinare un intero microcosmo, ed è altrettando incredibile la forza dell'effetto domino, che spezza gli equilibri e crea prima scompiglio poi vuoto.
avevo circa quattordici anni, tutte le mie amiche avevano il fidanzatino (uno o più d'uno spesso e volentieri) e io no, ed ero convintissima che il problema fosse in me, nel senso proprio che pensavo che nessuno mi volesse e che se solo uno mi avesse voluto, potenzialmente sarebbe potuto essere il mio Azzurro Principe. ero seriamente convinta che non ci volesse niente a far funzionare un rapporto di coppia, e che, smussando qualche spigolatura, due persone -qualsiasi- potessero incastrarsi e divertirsi e amarsi. all'ennesima potenza, alla perfezione. di quei risi finti ma felici che si vedono nei film, e di film di quel genere a quattordici anni se ne vede un'enormità.
è incredibile quanto fossi convinta delle cose più strane a quell'età.
lundi, décembre 29, 2008
incubo _ la stretta connessione etimologica tra incubo e incubatrice, tra sogno e maternità
una bella mattina mi sono presentata da mia mamma posando sul tavolo della colazione in cucina a Tegge una culla, dicendo in tono affabile e dolce "sei nonna, sei contenta?".
lei un po' spiazzata, guarda me, garda il bambino (credo fosse maschio, la culla era tutta blu) e dice "eeehhh, è tutto suo padre. ma...chi è il padre?" ovviamente nel sogno non c'era un padre, niente gestazione, niente parto se non la parte in cui mi davano il piccolo cosetto in mano e io lo prendevo per la testa, mostrado le mie grandi doti di madre già in sala parto...e facendogli venire la testa un poco a pera, perchè se c'è una cosa che so è che la testa dei bambini è molto delicata e piuttosto malleabile. questa cosa mi ha sempre fatto senso.
insomma, prendo il bambino che è tutto suo padre e lo porgo a mia madre, poi esco, fumo una sigaretta e penso beh, adesso lo lascio alla nonna e faccio tutte le cose che devo ancora fare, perchè non ho mica tempo di passare le mie giornate dietro un piccolo cosetto che piange. poi mi viene il nervoso, invece nonna è contenta. eehh se è contenta.
spengo la cicca e rientro in casa, nonna cucina la neve fritta e piccolo cosetto è nella sua culla che mi guarda fissamente.
poi mi dice "cos'hai da guardare? sembra che tu abbia visto un fantasma. siediti che ne hai un gran bisogno", si alza, va verso la lavagna sul muro, prende un gesso e comincia a scrivere E=mc2
e un sacco di altre formule per dimostrarmi scientificamente che i fantasmi non esistono, e che quindi io non dovrei essere spaventata. perchè, tecnicamente, lui è un bambino, non un fantasma nè un piccolo cosetto, e di stare pure tranquilla che non piangerà e che ha intenzione di fare sempre la spesa e di cucinare lui, almeno finchè non avrà l'obbligo di andare all'asilo a fare finta di interagire con gli altri bambini, sperando che abbiano già tutti smesso di lallare, perchè lui a fingere di lallare proprio non riesce.
Sollevata, faccio per uscire a fumare una sigaretta, piccolo cosetto mi chiama e mi fa: "aspetta, prendo il cappotto e vengo con te se me ne offri una".
lei un po' spiazzata, guarda me, garda il bambino (credo fosse maschio, la culla era tutta blu) e dice "eeehhh, è tutto suo padre. ma...chi è il padre?" ovviamente nel sogno non c'era un padre, niente gestazione, niente parto se non la parte in cui mi davano il piccolo cosetto in mano e io lo prendevo per la testa, mostrado le mie grandi doti di madre già in sala parto...e facendogli venire la testa un poco a pera, perchè se c'è una cosa che so è che la testa dei bambini è molto delicata e piuttosto malleabile. questa cosa mi ha sempre fatto senso.
insomma, prendo il bambino che è tutto suo padre e lo porgo a mia madre, poi esco, fumo una sigaretta e penso beh, adesso lo lascio alla nonna e faccio tutte le cose che devo ancora fare, perchè non ho mica tempo di passare le mie giornate dietro un piccolo cosetto che piange. poi mi viene il nervoso, invece nonna è contenta. eehh se è contenta.
spengo la cicca e rientro in casa, nonna cucina la neve fritta e piccolo cosetto è nella sua culla che mi guarda fissamente.
poi mi dice "cos'hai da guardare? sembra che tu abbia visto un fantasma. siediti che ne hai un gran bisogno", si alza, va verso la lavagna sul muro, prende un gesso e comincia a scrivere E=mc2
e un sacco di altre formule per dimostrarmi scientificamente che i fantasmi non esistono, e che quindi io non dovrei essere spaventata. perchè, tecnicamente, lui è un bambino, non un fantasma nè un piccolo cosetto, e di stare pure tranquilla che non piangerà e che ha intenzione di fare sempre la spesa e di cucinare lui, almeno finchè non avrà l'obbligo di andare all'asilo a fare finta di interagire con gli altri bambini, sperando che abbiano già tutti smesso di lallare, perchè lui a fingere di lallare proprio non riesce.
Sollevata, faccio per uscire a fumare una sigaretta, piccolo cosetto mi chiama e mi fa: "aspetta, prendo il cappotto e vengo con te se me ne offri una".
lundi, décembre 15, 2008
uno sconosciuto al telefono
Una voce solare e brillante, come lui, che non è vero che prende il lexotan ma io quasi ci credo, perchè ha un modo di scherzare come il mio...dice le cose finte come fossero vere, magari dagli occhi si capisce che non le sono ma per telefono credo a tutto quello che mi dice, perchè lo racconta bene ma così bene che.
è una favola moderna, iniziata da pochissimo tempo, un brevissimo frammento di infinita lunghezza d'onda, nata per caso nel mondo virtuale e nelle sue sociali applicazioni che ci stanno imprigionando tutti. tutti meno due, almeno oggi.
una ventata d'aria tiepida in questa fredda giornata la sua voce. che bello!
è una favola moderna, iniziata da pochissimo tempo, un brevissimo frammento di infinita lunghezza d'onda, nata per caso nel mondo virtuale e nelle sue sociali applicazioni che ci stanno imprigionando tutti. tutti meno due, almeno oggi.
una ventata d'aria tiepida in questa fredda giornata la sua voce. che bello!
mercredi, octobre 29, 2008
mac-bo
Corso a Bologna.
treno eurostar in ritardo di 20 minuti, pioggia, taxi per 5 e corso rimandato di almeno un paio d'ore per problemi logistici e di trasporto.
Postazione mac internet, un mac corner davvero interessante, tavoli di marmo a U rovesciata, tutto bianco, luci basse e musica soffusa. praticamente stilosissimo, adesso capisco i machisti.
mi piaaaace il mac, giuro. mai avrei pensato. e invece...mi piace.
a parte che non trovo le lettere accentate.
vado a socializzare. ma questo post potrebbe segnare l'inizio di una nuova vita, una nuova filosofia. volevo lasciare un'impronta. una mac-impronta.
treno eurostar in ritardo di 20 minuti, pioggia, taxi per 5 e corso rimandato di almeno un paio d'ore per problemi logistici e di trasporto.

Postazione mac internet, un mac corner davvero interessante, tavoli di marmo a U rovesciata, tutto bianco, luci basse e musica soffusa. praticamente stilosissimo, adesso capisco i machisti.
mi piaaaace il mac, giuro. mai avrei pensato. e invece...mi piace.
a parte che non trovo le lettere accentate.
vado a socializzare. ma questo post potrebbe segnare l'inizio di una nuova vita, una nuova filosofia. volevo lasciare un'impronta. una mac-impronta.
poi il fatto che come simbolo abbia la mela del peccato già morsa...è così glam.
lundi, octobre 13, 2008
la metamorfosi
Da donna anti-sport a donna-che-ha-fatto-una-intera-lezione-di-fit-boxe. dopo un'ora di allenamento. infatti a un quarto alle 20 ero praticamente morta, i miei organi interni avevano iniziato una guerra civile che mi stava straziando...ma grazie a M che, mentendomi spudoratamente, mi ha detto "abbiamo quasi finito", sono riuscita a sopravvivere,
e alla fine della lezione ho imparato tre cose:
1 _ mai andare a fit boxe senza i guantini
2 _ mai andare a fit boxe senza acqua
3 _ mai andare a fit boxe dopo un'ora di allenamento
però ero una donna felice: sudata fradicia, con le nocche livide e un pochino insanguinate, i piedi a strascico e la testa leggera. ho preso a calci e pugni un sacco, sul quae ho immaginato le faccine di coloro che non oserei mai prendere a pugni sul serio, sono per la non-violenza, io.
questa cosa mi ha ricordato come ho imparato a giocare a badminton alle medie:
ero in coppia con V, una mia compagna che già a 12 anni era un avvocato in carriera, e non prendevo un volano che fosse uno. li ciccavo tutti tuttissimi.
c'era un ragazzo in classe, F, che mi prendeva sempre in giro perchè avevo la carnagione come biancaneve e la voce di puffetta, io mi arrabbiavo ma ero troppo piccola e insicura per reagire.
V mi dice "immaginati la faccia di F sul volano"...è stata una rivelazione, da allora non ne ho più mancato uno, e sono diventata addirittura bravina. a tutt'oggi adoro giocare a badminton!
e ora, dopo aver picchiato e saltato, sono distrutta e felice. penso che dormirò benissimo.

1 _ mai andare a fit boxe senza i guantini
2 _ mai andare a fit boxe senza acqua
3 _ mai andare a fit boxe dopo un'ora di allenamento
però ero una donna felice: sudata fradicia, con le nocche livide e un pochino insanguinate, i piedi a strascico e la testa leggera. ho preso a calci e pugni un sacco, sul quae ho immaginato le faccine di coloro che non oserei mai prendere a pugni sul serio, sono per la non-violenza, io.
questa cosa mi ha ricordato come ho imparato a giocare a badminton alle medie:
ero in coppia con V, una mia compagna che già a 12 anni era un avvocato in carriera, e non prendevo un volano che fosse uno. li ciccavo tutti tuttissimi.
c'era un ragazzo in classe, F, che mi prendeva sempre in giro perchè avevo la carnagione come biancaneve e la voce di puffetta, io mi arrabbiavo ma ero troppo piccola e insicura per reagire.
V mi dice "immaginati la faccia di F sul volano"...è stata una rivelazione, da allora non ne ho più mancato uno, e sono diventata addirittura bravina. a tutt'oggi adoro giocare a badminton!
e ora, dopo aver picchiato e saltato, sono distrutta e felice. penso che dormirò benissimo.
mardi, octobre 07, 2008
Lettera aperta
Caro A,
da qualche tempo sogno di scriverti una lettera. ho tante cose da dirti e da chiederti, e ci ho sempre rinunciato perchè non porterebbero da nessuna parte, e perchè io non voglio che portino in nessun posto. solo sento il bisogno di scriverle e in qualche modo di farle uscire dalla mia testa.
faccio fatica anche solo a pensare di parlarti, nonostante abbiamo parlato per non so quante ore e abbiamo speso non so più quante parole, ma so che quando ci vediamo tutto il resto perde importanza, ci siamo solo io e te.
c'eravamo.
forse ci sono altre persone più di te che sanno quanto i nostri momenti insieme abbiano significato per me, ma tu quelle sensazioni le hai create, alimentate, vissute, consumate. con me.
hai inciso il tuo nome sulle mie ossa.
poi te ne sei andato piano piano, senza fare rumore ti sei allontanato da quello che di bello tu stesso avevi costruito, e da qualcosa che avremmo potuto costruire insieme. un bagno con piastrelle rettangolari, bianche con foglie nere e giochi di fiori giganti.
ci sarebbe stato anche un box doccia, magari con la cromoterapia e un altoparlante b&o alla parete.
quando vado in un locale o in una casa nuova, una delle prime cose che faccio è un salto in bagno, è come guardare negli occhi una persona...leggere l'anima della casa. il mio ristorante preferito ha un bagno stupendo, cambia colore e accessori ogni stagione, verde, rosa, azzurro, arancio. nemmeno noi siamo sempre gli stessi, no?
ma tu, insomma tu, insomma noi, ecco noi. un noi magicamente creato da tanta fantasia e progetti alla caulfield, che pensa, sogna, briga e picchia ma poi resta sempre dove sta e vattelapesca.
da qualche tempo sogno di scriverti una lettera. ho tante cose da dirti e da chiederti, e ci ho sempre rinunciato perchè non porterebbero da nessuna parte, e perchè io non voglio che portino in nessun posto. solo sento il bisogno di scriverle e in qualche modo di farle uscire dalla mia testa.
faccio fatica anche solo a pensare di parlarti, nonostante abbiamo parlato per non so quante ore e abbiamo speso non so più quante parole, ma so che quando ci vediamo tutto il resto perde importanza, ci siamo solo io e te.
c'eravamo.
forse ci sono altre persone più di te che sanno quanto i nostri momenti insieme abbiano significato per me, ma tu quelle sensazioni le hai create, alimentate, vissute, consumate. con me.
hai inciso il tuo nome sulle mie ossa.
poi te ne sei andato piano piano, senza fare rumore ti sei allontanato da quello che di bello tu stesso avevi costruito, e da qualcosa che avremmo potuto costruire insieme. un bagno con piastrelle rettangolari, bianche con foglie nere e giochi di fiori giganti.
ci sarebbe stato anche un box doccia, magari con la cromoterapia e un altoparlante b&o alla parete.
quando vado in un locale o in una casa nuova, una delle prime cose che faccio è un salto in bagno, è come guardare negli occhi una persona...leggere l'anima della casa. il mio ristorante preferito ha un bagno stupendo, cambia colore e accessori ogni stagione, verde, rosa, azzurro, arancio. nemmeno noi siamo sempre gli stessi, no?
ma tu, insomma tu, insomma noi, ecco noi. un noi magicamente creato da tanta fantasia e progetti alla caulfield, che pensa, sogna, briga e picchia ma poi resta sempre dove sta e vattelapesca.
lundi, octobre 06, 2008
questa volta durerà?
Iscriversi in palestra è come buttarsi a capofitto in una nuova liaison à deux, soprattutto se si fa un abbonamento annuale.
io per la terza volta in vita mia l'ho fatto, pensandoci bene, forse meglio delle altre due volte. l'unica differenza è che ora davvero non ho tempo...e questo significa che devo volerlo trovare.
la palestra mi è piaciuta da subito, già dal volantino veramente, è in attività da quando io ho 2 anni e l'ho conosciuta la settimana scorsa ma si sa che non vivo molto nel mio tempo, io.
A dirla tutta non mi sono solo iscritta in palestra e basta. ho lasciato una storia che già avevo da un anno, con lo yoga, e mi sono lasciata attrarre dal fitness. il fitness è il futuro, come dice M.
In palestra ci sono fisici che sembrano scolpiti nel marmo, devo ancora capire se questa cosa mi scoraggia o mi incoraggia...di sicuro mi incanta.
e, come ogni fiaba che si rispetti, io sono ancora all'inizio e già mi domando...ci sarà il lieto fine?
io per la terza volta in vita mia l'ho fatto, pensandoci bene, forse meglio delle altre due volte. l'unica differenza è che ora davvero non ho tempo...e questo significa che devo volerlo trovare.
la palestra mi è piaciuta da subito, già dal volantino veramente, è in attività da quando io ho 2 anni e l'ho conosciuta la settimana scorsa ma si sa che non vivo molto nel mio tempo, io.
A dirla tutta non mi sono solo iscritta in palestra e basta. ho lasciato una storia che già avevo da un anno, con lo yoga, e mi sono lasciata attrarre dal fitness. il fitness è il futuro, come dice M.
In palestra ci sono fisici che sembrano scolpiti nel marmo, devo ancora capire se questa cosa mi scoraggia o mi incoraggia...di sicuro mi incanta.
e, come ogni fiaba che si rispetti, io sono ancora all'inizio e già mi domando...ci sarà il lieto fine?
dimanche, septembre 28, 2008
Why, pecchè, pecchè?!?
Ma perchè ho fatto questo blog così pubblico? oggi ho tante di quelle cose da scrivere che nessuno dovrebbe sentire e non posso. dannata legge sulla privacy. aaarrrgghh, mi prudono le piante dei piedi. vado a fare due passi.
l'animale di oggi è la quaglia. come sodomizzare una quaglia in quattro mosse, era un po' che non leggevo una roba così divertente. è una bella giornata per mangiare un gelato.
l'animale di oggi è la quaglia. come sodomizzare una quaglia in quattro mosse, era un po' che non leggevo una roba così divertente. è una bella giornata per mangiare un gelato.
mardi, août 26, 2008
Breizh da viken! _ dedicato a un popolo che lotta
La Bretagna è una delle più grandi regioni d’Europa. laddove avere una dimensione europea significa giocare un ruolo preciso nel contesto internazionale, e disporre, oltre che di una personalità geografica, di un’identità storica e culturale riconosciuta fuori delle frontiere nazionali.
La Bretagna è la più importante regione agricola di Francia e vanta il primato per quanto concerne l’allevamento intensivo di capi bovini e suini, detenendo inoltre il primato nelle attivtà legate alla pesca ed all’acquacultura.
Forte della sua posizione geografica, rinomata per l’estensione e la varietà delle sue coste, la penisola armoricana attira ogni anno milioni di turisti stranieri.
La storia della nazione bretone si perde nella notte dei tempi.
Densamente abitata già nel Neolitico, periodo del quale conserva importanti testimonian
ze archeologiche (famosi in tutto il mondo sono gli allineamenti megalitici di Carnac e la grande quantità di dolmen e tumuli funerari i più antichi dei quali risalenti al 4.500 a.C.), nell’anno 957, la Bretagna costituiva una Stato indipendente e tale rimase sino al 1532, quando venne unita al regno di Francia.
Nel 1790 il territorio bretone venne diviso in 5 dipartimenti.
Il 30 giugno 1941, meno di un anno dopo la disfatta francese ad opera delle armate tedesche, il Maresciallo Pétain, capo del governo fantoccio di Vichy, emanò un decreto che separava Nantes , la vecchia capitale del ducato di Bretagna, dal resto della regione.
E' trascorso più di mezzo secolo e nessun governo ha avuto il coraggio di riparare a questa vecchia ingiustizia. c'è da credere alle parole di Jean-Yves Cozan, vice presidente del Consiglio regionale di Bretagna, quando dichiara che la riunificazione della Loira-Atlantica alla madrepatria avrebbe determinato un tale aumento della potenza economica, sociale e politica della regione da eguagliare territori d’Europa quali la Baviera, la Catalogna o la Scozia e, di conseguenza, rafforzare il già forte spirito autonomista, per non dire nazionalista, della popolazione della grande penisola.
Ad oggi, nessun raggruppamento politico francese ha inserito nel proprio programma la riunificazione bretone.
Yann Le Bars, esponente del Partito per l’Organizzazione di una Bretagna Libera riassume così le rivendicazioni che il suo movimento oppone al governo francese.
"La Bretagna è una comunità etnica che vanta 11 secoli di storia. I Bretoni, appartenenti al grande ceppo dei popoli celtici, hanno un retaggio linguistico e culturale comune ai fratelli irlandesi, gallesi e scozzesi e riteniamo abbiano il diritto di gestire in proprio il loro avvenire collettivo, il loro futuro. Lungo il cammino di questa rinascita dell’identità politica bretone, vi è un solo ostacolo: il potere francese, centralizzatore e funzionalmente anti-democratico".
Parole dure, ma sostenute da prove inconfutabili.
"L’eredità giacobina", prosegue Le Bars, "è dura a morire. Lo stato francese continua a perseguire una politica di esclusione delle lingue e delle culture minoritarie. Per questo motivo abbiamo chiesto e continueremo a chiedere a tutte le forze politiche che si adoperino affinchè venga modificato l’articolo 2 della Costituzione che esclude ogni lingua che non sia quella dello stato. Non solo, abbiamo organizzato manifestazioni in tutta la Bretagna per far conoscere e diffondere il Manifesto per la Giustizia del Popolo Bretone, attraverso il quale noi chiediamo a Parigi di ratificare immediatamente la Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie, di garantire l’insegnamento del bretone nelle nostre scuole pubbliche, di riconoscere dignità di diritto giuridico alle scuole Diwan (istituti scolastici sperimentali in cui l’insegnamento si svolge esclusivamente in lingua bretone). Riteniamo che queste siano rivendicazioni fondamentali e il governo dovrebbe riflettere a fondo prima di sancire definitivamente una frattura, peraltro già ben incamminata, tra il paese reale ed i suoi dirigenti, come ha dimostrato l’astensione massiccia alle ultime elezioni regionali e cantonali.
La democrazia è molto malata quando i cittadini, di fronte all’indifferenza degli stati, non possono ricorrere ad altro che alle manifestazioni di strada per far rispettare la giustizia e i diritti umani più elementari".
L’identità bretone non è mai mancata. Il legame con gli altri popoli di lingua e cultura celtica non è mai venuto meno.
Ogni anno, nel mese di agosto, a Lorient si svolge il Festival Interceltico.
Rappresentanti di Scozia, Irlanda, Cornovaglia, Galles e Galizia spagnola si ritrovano insieme per festeggiare le comuni origini in uno scenario di amicizia, musica e gioia di stare insieme. Il suono melodioso e suggestivo delle cornamuse stringe in un unico abbraccio questi popoli uniti anche e, soprattutto, da un irrefrenabile desiderio di libertà, un sentimento che fu ben espresso in versi dal poeta e cantore Glenmor, un uomo che dedicò l’intera vita a rafforzare nei Bretoni la coscienza della propria identità:
Ma n’eus mui den
Da ganan war ar menez
Ma n’eus den ken
Da lenvan war e leve
Piv a nac’ho, piv a stourmo
Evit Breizh-Izel
Piv a stourmo, piv a nac’ho
Chadenn Breizh-Izel
Se non si trova più nessuno
per cantare sulla montagna
Se non si trova più un sol uomo
per piangere sul suo passato
Chi si alzerà, chi si batterà
per la Bretagna
chi lotterà, chi spezzerà
le catene della Bretagna
Ho trovato queste notizie su un sito, Occitania Viva, e molte risalgono al 1999.
Nantes ad oggi è il capoluogo della regione della Loira, ma fa parte della "Bretagna storica". la questione dell'appartenenza amministrativa di Nantes, e anche di tutta la Loira atlantica, alla regione Bretagna è ancora regolarmente oggetto di dibattiti appassionati.
A rennes in molte strade a piazze ci sono i doppi cartelli, in lingua francese e in lingua bretone, e l'indipendentismo è ancora vivo e sentito, ma sempre e solo a livello di manifestazioni di piazza, e voce del popolo.
La Bretagna è la più importante regione agricola di Francia e vanta il primato per quanto concerne l’allevamento intensivo di capi bovini e suini, detenendo inoltre il primato nelle attivtà legate alla pesca ed all’acquacultura.
Forte della sua posizione geografica, rinomata per l’estensione e la varietà delle sue coste, la penisola armoricana attira ogni anno milioni di turisti stranieri.
La storia della nazione bretone si perde nella notte dei tempi.
Densamente abitata già nel Neolitico, periodo del quale conserva importanti testimonian

Nel 1790 il territorio bretone venne diviso in 5 dipartimenti.
Il 30 giugno 1941, meno di un anno dopo la disfatta francese ad opera delle armate tedesche, il Maresciallo Pétain, capo del governo fantoccio di Vichy, emanò un decreto che separava Nantes , la vecchia capitale del ducato di Bretagna, dal resto della regione.
E' trascorso più di mezzo secolo e nessun governo ha avuto il coraggio di riparare a questa vecchia ingiustizia. c'è da credere alle parole di Jean-Yves Cozan, vice presidente del Consiglio regionale di Bretagna, quando dichiara che la riunificazione della Loira-Atlantica alla madrepatria avrebbe determinato un tale aumento della potenza economica, sociale e politica della regione da eguagliare territori d’Europa quali la Baviera, la Catalogna o la Scozia e, di conseguenza, rafforzare il già forte spirito autonomista, per non dire nazionalista, della popolazione della grande penisola.
Ad oggi, nessun raggruppamento politico francese ha inserito nel proprio programma la riunificazione bretone.
Yann Le Bars, esponente del Partito per l’Organizzazione di una Bretagna Libera riassume così le rivendicazioni che il suo movimento oppone al governo francese.
"La Bretagna è una comunità etnica che vanta 11 secoli di storia. I Bretoni, appartenenti al grande ceppo dei popoli celtici, hanno un retaggio linguistico e culturale comune ai fratelli irlandesi, gallesi e scozzesi e riteniamo abbiano il diritto di gestire in proprio il loro avvenire collettivo, il loro futuro. Lungo il cammino di questa rinascita dell’identità politica bretone, vi è un solo ostacolo: il potere francese, centralizzatore e funzionalmente anti-democratico".
Parole dure, ma sostenute da prove inconfutabili.
"L’eredità giacobina", prosegue Le Bars, "è dura a morire. Lo stato francese continua a perseguire una politica di esclusione delle lingue e delle culture minoritarie. Per questo motivo abbiamo chiesto e continueremo a chiedere a tutte le forze politiche che si adoperino affinchè venga modificato l’articolo 2 della Costituzione che esclude ogni lingua che non sia quella dello stato. Non solo, abbiamo organizzato manifestazioni in tutta la Bretagna per far conoscere e diffondere il Manifesto per la Giustizia del Popolo Bretone, attraverso il quale noi chiediamo a Parigi di ratificare immediatamente la Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie, di garantire l’insegnamento del bretone nelle nostre scuole pubbliche, di riconoscere dignità di diritto giuridico alle scuole Diwan (istituti scolastici sperimentali in cui l’insegnamento si svolge esclusivamente in lingua bretone). Riteniamo che queste siano rivendicazioni fondamentali e il governo dovrebbe riflettere a fondo prima di sancire definitivamente una frattura, peraltro già ben incamminata, tra il paese reale ed i suoi dirigenti, come ha dimostrato l’astensione massiccia alle ultime elezioni regionali e cantonali.
La democrazia è molto malata quando i cittadini, di fronte all’indifferenza degli stati, non possono ricorrere ad altro che alle manifestazioni di strada per far rispettare la giustizia e i diritti umani più elementari".
L’identità bretone non è mai mancata. Il legame con gli altri popoli di lingua e cultura celtica non è mai venuto meno.
Ogni anno, nel mese di agosto, a Lorient si svolge il Festival Interceltico.
Rappresentanti di Scozia, Irlanda, Cornovaglia, Galles e Galizia spagnola si ritrovano insieme per festeggiare le comuni origini in uno scenario di amicizia, musica e gioia di stare insieme. Il suono melodioso e suggestivo delle cornamuse stringe in un unico abbraccio questi popoli uniti anche e, soprattutto, da un irrefrenabile desiderio di libertà, un sentimento che fu ben espresso in versi dal poeta e cantore Glenmor, un uomo che dedicò l’intera vita a rafforzare nei Bretoni la coscienza della propria identità:
Ma n’eus mui den
Da ganan war ar menez
Ma n’eus den ken
Da lenvan war e leve
Piv a nac’ho, piv a stourmo
Evit Breizh-Izel
Piv a stourmo, piv a nac’ho
Chadenn Breizh-Izel
Se non si trova più nessuno
per cantare sulla montagna
Se non si trova più un sol uomo
per piangere sul suo passato
Chi si alzerà, chi si batterà
per la Bretagna
chi lotterà, chi spezzerà
le catene della Bretagna
Ho trovato queste notizie su un sito, Occitania Viva, e molte risalgono al 1999.
Nantes ad oggi è il capoluogo della regione della Loira, ma fa parte della "Bretagna storica". la questione dell'appartenenza amministrativa di Nantes, e anche di tutta la Loira atlantica, alla regione Bretagna è ancora regolarmente oggetto di dibattiti appassionati.
A rennes in molte strade a piazze ci sono i doppi cartelli, in lingua francese e in lingua bretone, e l'indipendentismo è ancora vivo e sentito, ma sempre e solo a livello di manifestazioni di piazza, e voce del popolo.
mercredi, août 20, 2008
perpetuamente vo pellegrina
De ta tige détachée
pauvre feuille desséchée,
où vas-tu? - Je n'en sais rien
l'orage a brisé le chêne
qui seul était mon soutien
de son inconstante haleine,
le zéphir ou l'aquilon
depuis ce jour me promène
de la forêt à la plaine,
de la montagne au vallon;
je vais où le vent me mène
sans me plaindre ou m'effrayer
je vais où vas toute chose,
où vas la feuille de rose
et la feuille de laurier.
pauvre feuille desséchée,
où vas-tu? - Je n'en sais rien
l'orage a brisé le chêne
qui seul était mon soutien
de son inconstante haleine,
le zéphir ou l'aquilon
depuis ce jour me promène
de la forêt à la plaine,
de la montagne au vallon;
je vais où le vent me mène
sans me plaindre ou m'effrayer
je vais où vas toute chose,
où vas la feuille de rose
et la feuille de laurier.
oggi è entrato un soffio di vento in ufficio, ho pensato di salirci a cavallo e andare via con lui. partire. per dove? non lo so, non mi interessa. quando sono con qualcuno e passa un aereo sopra le nostre teste, chiedo sempre la stessa cosa: cosa pensi quando vedi passare un aereo? io dacchè sono piccola ho lo stesso pensiero in testa..."vorrei esserci sopra". dove va è secondario.
mardi, août 05, 2008
summertime
E' arrivata l'estate. io me ne sono accorta ieri, quando M mi ha detto "l'estate è finita".
come può essere finita se è appena iniziata? mi sa che non è l'unica cosa che ho realizzato esserci per davvero nel momento stesso della sua fine...prendiamo l'erasmus, per esempio. e mille altre cose. e sì che mi ritengo una persona attenta, curiosa, osservatrice, acuta, pers
ino perspicace a volte. mi starò perdendo in qualche strano meandro? certo è che mentre ero a tegge, dopo essere salita a fatica su un ballone di fieno, ho respirato l'estate di quando ero bambina, di quando facevamo le feste di ferragosto e stavamo tutto il giorno tutti i giorni tra il portico a giocare a magic -quanto mi ero fatta bella e viola nei panni dell'elfo ayleena- nel rustico a giocare a calcetto, sul muretto ad aspettare i nostri amori. è uno dei miei angoli di paradiso.
vorrei essere là, invece mi ritrovo in mezzo alle strade asfaltate, sono inquieta, mi sento nel marasma, ho paura. vorrei che qualcuno da fuori mi dicesse cosa devo fare e come fare cosa, per rifiutare il consiglio e capire invece che posso farcela da sola, trovare da sola una risposta alla mia inquietudine, alla mia fame che non sa essere saziata.
sono dispersiva, nervosa, prolissa, barocca, troppo loquace, cinica e romantica, sognatrice, non mi pulisco i baffi di latte dopo aver bevuto dal bicchiere, volubile, tenace, all'antica, curiosa, macino chilometri a piedi senza meta e senza apparente ragione, cammino sui cordoli, amo il gelato fragola e cioccolato, mi piace camminare scalza, adoro dirty dancing, ho un cassetto pieno di sogni, voglio fare la pattinatrice e la logopedista, non voglio smettere di chiedermi cosa voglio fare da grande.
come può essere finita se è appena iniziata? mi sa che non è l'unica cosa che ho realizzato esserci per davvero nel momento stesso della sua fine...prendiamo l'erasmus, per esempio. e mille altre cose. e sì che mi ritengo una persona attenta, curiosa, osservatrice, acuta, pers

vorrei essere là, invece mi ritrovo in mezzo alle strade asfaltate, sono inquieta, mi sento nel marasma, ho paura. vorrei che qualcuno da fuori mi dicesse cosa devo fare e come fare cosa, per rifiutare il consiglio e capire invece che posso farcela da sola, trovare da sola una risposta alla mia inquietudine, alla mia fame che non sa essere saziata.
sono dispersiva, nervosa, prolissa, barocca, troppo loquace, cinica e romantica, sognatrice, non mi pulisco i baffi di latte dopo aver bevuto dal bicchiere, volubile, tenace, all'antica, curiosa, macino chilometri a piedi senza meta e senza apparente ragione, cammino sui cordoli, amo il gelato fragola e cioccolato, mi piace camminare scalza, adoro dirty dancing, ho un cassetto pieno di sogni, voglio fare la pattinatrice e la logopedista, non voglio smettere di chiedermi cosa voglio fare da grande.
l'incontro
Stavolta devo fare uno strappo alla regola, e mettere un nome per esteso, anzi addirittura due.
Ho conosciuto Esvaso, Gigi. l'ho conosciuto in carne ed ossa intendo, me lo sono trovata davanti con quegli occhiali scuri sotto i quali si intuiva quello sguardo sicuro di chi sa, di chi conosce più cose del suo interlocutore. infatti io non avevo la minima idea di chi fosse mentre si sedeva al mio tavolo sabato pomeriggio, avevo solo un sospetto, ma per nulla vago. confermato da un accenno di sorriso, come se ci conoscessimo da sempre.
non mi ero mai immaginata come potesse essere incontrarlo di persona, ed eccolo lì, che mi parla della mia mostra senza presentarsi. innaturale presentarsi con qualcuno che già si conosce, no? infatti, allora facciamo due chiacchiere. grazie di nuovo gigi, grazie per aver reso il nostro incontro un'altra delle piccole cose per cui vale la pena di vivere.
io adoro Bedonia, adoro l'aperitivo con F, la sigaretta che fumiamo insieme. adoro le sorprese.
Vita da blogger
Ho conosciuto Esvaso, Gigi. l'ho conosciuto in carne ed ossa intendo, me lo sono trovata davanti con quegli occhiali scuri sotto i quali si intuiva quello sguardo sicuro di chi sa, di chi conosce più cose del suo interlocutore. infatti io non avevo la minima idea di chi fosse mentre si sedeva al mio tavolo sabato pomeriggio, avevo solo un sospetto, ma per nulla vago. confermato da un accenno di sorriso, come se ci conoscessimo da sempre.
non mi ero mai immaginata come potesse essere incontrarlo di persona, ed eccolo lì, che mi parla della mia mostra senza presentarsi. innaturale presentarsi con qualcuno che già si conosce, no? infatti, allora facciamo due chiacchiere. grazie di nuovo gigi, grazie per aver reso il nostro incontro un'altra delle piccole cose per cui vale la pena di vivere.
io adoro Bedonia, adoro l'aperitivo con F, la sigaretta che fumiamo insieme. adoro le sorprese.
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