Una serata piovosa di inizio marzo, un panino del chelsea e una birra amara, una buona compagnia e qualche innocua chiacchiera possono produrre incredibili verità assolute sulla natura umana. femminile, in questo specifico caso.
C ha tenuto l'htc diamond -un cellulare di ultima generazione. anzi no, un computer tascabile e fichissimo che, al bisogno, telefona. ma fare una telefonata è complicatissimo, ci vogliono almeno due ingegneri- dicevo, C ha tenuto questo gioellino in prova una settimana, sono usciti insieme, si sono spogliati e ammirati, conosciuti e...
alla fine della settimana il risultato è questo: C è innamoratissimo, htc è bello, stiloso, fa figura con gli amici, con una silhouette a dir poco invidiabile, accattivante.
MA.
ma la batteria dura poco, anzi pochissimo se ci gigioneggi un po', e telefonare e scrivere un semplice sms sono una vera missione. soprattutto per un uomo con le dita da uomo.
Un sorso di birra e poi l'ardua sentenza: "mi sono proprio innamorato, ma non lo compro. è splendido, ma ha delle "pecche" (l'originale non era così ma il mio compagno di birre mi perdonerà) assolutamente inaffrontabili".
io prontamente, e ingenuamente (parlo quasi sempre così, ingenuamente, io) e candidamente: "come una donna".
the golden bowl.
Nuovo titolo, nuova vita. my brand new blog, dopo un anno di erasmus a rennes la mia vita ricomincia da qui. dalle scarpe, una passione ereditata da mia nonna, e dai piedi, il contatto più semplice e genuino per sentire il mondo. e viverlo.
jeudi, mars 05, 2009
mercredi, février 11, 2009
volevo un portachiavi rosa _ il posto delle fragole
oggi è una giornata fortunata, ma cominciamo dal principio.
ossia da Natale, anzi, da prima di Natale. fino ad allora avevo un portachiavi, accuratamente scelto come tutti i miei portachiavi, a forma di muso di micio, nero e molto molto bello, che un giorno ha deciso di voler fare il gatto di strada e mi ha tristemene abbandonata. bu.
la mia mamma, vedendomi mogia, ha pensato di regalarmi un sostituto a tema: un Babbo Natale ciccionissimo di plastica semi trasparente, con due piccole palline di metallo alla base, che se sfiorate, accendevano di lampi colorati intermittenti blu rossi e gialli il mio ciccio babbo.
una piccola fiera ambulante natalizia, utilissima per trovare le chiavi di casa nel caos della borsetta femminile alle tre di notte al cancello. o anche alle cinque di pomeriggio, tanto faceva buio uguale.
mentre trascorrevo serena le feste, un giorno, girando al mio spaccio privato di portachiavi, ne ho visto uno troppo bello e ho deciso all'istante che sarebbe stato il sostituto del sostituto a tema.
detto fatto, preso e portato a casina.
poi viene capodanno, io prendo e parto, me ne vado a tegge a passare qualche giorno tra neve e camini e nullafacenza allo stato brado.
tutto scorre tranquillo fino alla telefonata da casa del primo dell'anno: tutti i parenti sono a casa mia a pranzo, vale a dire nonni, zii e cugina con difanzato.
mamma mi fa parlare con tutti poi dolcemente e molto ingenuamente, dice "ah, c'era qui un portachiavi, silvia (la cugina) l'ha visto e molto apprezzato, così le ho detto che glielo regalavo, di prenderlo pure. ho fatto bene, vero?"
"..." in risposta, il silenzio.
poi, dopo un attimo di luttuoso silenzio per la perdita, "ecco, adesso glielo richiedi indietro!!"
ovviamente cuore di zia non l'ha fatto!
tornata dalla montagna innevata mi sono precipitata dal mio spacciatore di oggettistica e frizzi e lazzi di fiducia e me lo sono ricomprata, uguale identico. ecco.
sono tornata a casa e l'ho messo via, ricordo benissimo di avere sussurrato mentre lo posavo "adesso lo metto qui in un posto sicuro così nessuno me lo ruba".
mai frase fu più veritiera.
finite le feste, tipo dopo Sant'Ilario, continuare a viaggiare con un babbo fluorescente che si illuminava al minimo movimento mi pareva un po' fuori luogo, così finalmente una sera mi sono detta che era il momento giusto per spianare la mia nuova fragola rosa fiammante!
piccolo problema: l'avevo messa in un posto sicuro-ma-così-sicuro da metterla al sicuro anche da me stessa. doh!
fino a stasera. mamma ha curiosato in camera mia (benedetta la curiosità materna, con sprezzo del pericolo e del disordine mostruoso) e aprendo un'innocua scatola...ha trovato la mia fragola rosa fiammante.
ho il mio nuovo portachiavi, preludio di estate, gelati, giri per la città deserta in bicicletta e ancora gelati.
e magari...
ossia da Natale, anzi, da prima di Natale. fino ad allora avevo un portachiavi, accuratamente scelto come tutti i miei portachiavi, a forma di muso di micio, nero e molto molto bello, che un giorno ha deciso di voler fare il gatto di strada e mi ha tristemene abbandonata. bu.
la mia mamma, vedendomi mogia, ha pensato di regalarmi un sostituto a tema: un Babbo Natale ciccionissimo di plastica semi trasparente, con due piccole palline di metallo alla base, che se sfiorate, accendevano di lampi colorati intermittenti blu rossi e gialli il mio ciccio babbo.
una piccola fiera ambulante natalizia, utilissima per trovare le chiavi di casa nel caos della borsetta femminile alle tre di notte al cancello. o anche alle cinque di pomeriggio, tanto faceva buio uguale.
mentre trascorrevo serena le feste, un giorno, girando al mio spaccio privato di portachiavi, ne ho visto uno troppo bello e ho deciso all'istante che sarebbe stato il sostituto del sostituto a tema.
detto fatto, preso e portato a casina.
poi viene capodanno, io prendo e parto, me ne vado a tegge a passare qualche giorno tra neve e camini e nullafacenza allo stato brado.
tutto scorre tranquillo fino alla telefonata da casa del primo dell'anno: tutti i parenti sono a casa mia a pranzo, vale a dire nonni, zii e cugina con difanzato.
mamma mi fa parlare con tutti poi dolcemente e molto ingenuamente, dice "ah, c'era qui un portachiavi, silvia (la cugina) l'ha visto e molto apprezzato, così le ho detto che glielo regalavo, di prenderlo pure. ho fatto bene, vero?"
"..." in risposta, il silenzio.
poi, dopo un attimo di luttuoso silenzio per la perdita, "ecco, adesso glielo richiedi indietro!!"
ovviamente cuore di zia non l'ha fatto!
tornata dalla montagna innevata mi sono precipitata dal mio spacciatore di oggettistica e frizzi e lazzi di fiducia e me lo sono ricomprata, uguale identico. ecco.
sono tornata a casa e l'ho messo via, ricordo benissimo di avere sussurrato mentre lo posavo "adesso lo metto qui in un posto sicuro così nessuno me lo ruba".
mai frase fu più veritiera.
finite le feste, tipo dopo Sant'Ilario, continuare a viaggiare con un babbo fluorescente che si illuminava al minimo movimento mi pareva un po' fuori luogo, così finalmente una sera mi sono detta che era il momento giusto per spianare la mia nuova fragola rosa fiammante!
piccolo problema: l'avevo messa in un posto sicuro-ma-così-sicuro da metterla al sicuro anche da me stessa. doh!
fino a stasera. mamma ha curiosato in camera mia (benedetta la curiosità materna, con sprezzo del pericolo e del disordine mostruoso) e aprendo un'innocua scatola...ha trovato la mia fragola rosa fiammante.
ho il mio nuovo portachiavi, preludio di estate, gelati, giri per la città deserta in bicicletta e ancora gelati.
e magari...
my fourth first day
Ci ho fatto due rapidi calcoli poco fa, è il quarto lavoro da quando sono tornata dalla Francia.
ero tutta emozionata ieri, un po' timorosa e piena di domande ancor prima di iniziare...stasera ne ho almeno il triplo.
sono arrivata in ufficio stamattina alle nove e, in ordine, ho:
- conosciuto i colleghi
- iniziato a fare domande
- avuto un planning per la giornata e per la settimana
- avuto la mia posta - attiva già dalla settimana precedente -
- avuto il telefono con il mio nome (che cosa tenera)
- affiancato le colleghe a turno per farmi spiegare i vari compiti
- fatto fotocopie
- preso della cancelleria nella magica stanza stationery
- partecipato a un meeting
sono uscita da quella stanza e dalla giornata, letteramente bombardata di informazioni, con ottomila domande che sicuramente la mia collega mi ha letto negli occhi e alle quali ha carinamente risposto "ci pensiamo domani".
segue una brioche gigante alla marmellata, meritatissima.
ad ora, la mia stanza preferita è la stationery: quant'è bella e colorata!
ero tutta emozionata ieri, un po' timorosa e piena di domande ancor prima di iniziare...stasera ne ho almeno il triplo.
sono arrivata in ufficio stamattina alle nove e, in ordine, ho:
- conosciuto i colleghi
- iniziato a fare domande
- avuto un planning per la giornata e per la settimana
- avuto la mia posta - attiva già dalla settimana precedente -
- avuto il telefono con il mio nome (che cosa tenera)
- affiancato le colleghe a turno per farmi spiegare i vari compiti
- fatto fotocopie
- preso della cancelleria nella magica stanza stationery
- partecipato a un meeting
sono uscita da quella stanza e dalla giornata, letteramente bombardata di informazioni, con ottomila domande che sicuramente la mia collega mi ha letto negli occhi e alle quali ha carinamente risposto "ci pensiamo domani".
segue una brioche gigante alla marmellata, meritatissima.
ad ora, la mia stanza preferita è la stationery: quant'è bella e colorata!
Libellés :
il lavoro nobilita l'uomo (e la donna)
mercredi, février 04, 2009
lundi, février 02, 2009
è la vita che mi parla
per la seconda volta nel giro di pochi mesi ho la netta impressione che la vita mi stia parlando.
la prima volta è successo un pomeriggio piovoso, stavo andando in centro e sulla mia strada, presumibilmente diretta anche lei verso un aperitivo infrasettimanale, incontro un'ex professoressa (non mia, solo una signora che faceva la professoressa e ora è in pensione) un po' originale.
va spesso a fare aperitivi, è sempre in giro, e se chiedi di lei ai suoi studenti, quel che ne ricavi sono esclamazioni di ogni genere e tipo, tutte manifestazioni simpatiche e affettuose, ma a dir poco bizzarre, come lei.
è decisamente un tipo. uno di quei tipi che attaccano bottone con tutti sull'autobus, ti chiedono cosa fai-dove-vai-con-chi-vai-e-perchè, ti chiedono cosa fai nella vita e cosa vuoi fare da grande, e ti danno consigli (ovviamente non richiesti ma sempre graditissimi) su come fare cosa nella vita. loro che la vita l'hanno vissuta. e bene, a giudicare dalla joie de vivre che trasmettono sul bus alle sette di mattino!
ecco, quel giorno quando l'ho incntrata ho avuto un sobbalzo, è stato come vedere me stessa proiettata nel futuro, al di là della strada, tra una cinqantina d'anni.
eravamo vestite in modo identico:
- piumino nero
- cappello rosso
- borsa rossa (in tinta)
- ombrello fantasia sul rosso (in tinta)
- la stessa aria allegra e spensierata
- sorriso
quella è stata la prima netta sensazione della vita che mi parlava. non so se ho capito giusto, ma intanto ho diminuito gli aperitivi...
la seconda volta è stata ieri sera.
è da ferragosto che non mi ammalo, al massimo un po' di raffreddore mattutino, ma che scemava nel giro di poche ore. complici la dieta dei limoni e le vitamine effervescenti, non avevo mai fatto un inverno così, niente febbre, nè influenza nè altre catastrofi para-salutari, semplicemente in formissima.
con oggi inizia una settimana importante; oggi avrei dovuto avere un esame e domani un altro appuntamento a cui tengo. tanto.
esame oggi, appuntamento domani, dentista mercoledì. tutto organizzato benissimo, al di là di ogni più rosea aspettativa.
e invece no!
ieri sera scopro che l'esame, per motivi istituzionali, è stato spostato. indovino a quando?! a domani, che domande.
e mi è pure scoppiato il raffreddore ieri sera, e io posso pure avere la febbre a 40.5 che non ho nessun tipo di problema, ma il raffreddore no. io odio non respirare. io ho bisogno di respirare.
non c'è stato verso di chiudere occhio.
allordunque, io penso:
da agosto a febbraio, due cose importanti lo stesso giorno, la neve e il raffreddore.
...detta così in effetti non suona poi così grave.
ma sono sicura, è di nuovo la vita che mi parla, però giuro che stavolta io proprio non la sto capendo.
la prima volta è successo un pomeriggio piovoso, stavo andando in centro e sulla mia strada, presumibilmente diretta anche lei verso un aperitivo infrasettimanale, incontro un'ex professoressa (non mia, solo una signora che faceva la professoressa e ora è in pensione) un po' originale.
va spesso a fare aperitivi, è sempre in giro, e se chiedi di lei ai suoi studenti, quel che ne ricavi sono esclamazioni di ogni genere e tipo, tutte manifestazioni simpatiche e affettuose, ma a dir poco bizzarre, come lei.
è decisamente un tipo. uno di quei tipi che attaccano bottone con tutti sull'autobus, ti chiedono cosa fai-dove-vai-con-chi-vai-e-perchè, ti chiedono cosa fai nella vita e cosa vuoi fare da grande, e ti danno consigli (ovviamente non richiesti ma sempre graditissimi) su come fare cosa nella vita. loro che la vita l'hanno vissuta. e bene, a giudicare dalla joie de vivre che trasmettono sul bus alle sette di mattino!
ecco, quel giorno quando l'ho incntrata ho avuto un sobbalzo, è stato come vedere me stessa proiettata nel futuro, al di là della strada, tra una cinqantina d'anni.
eravamo vestite in modo identico:
- piumino nero
- cappello rosso
- borsa rossa (in tinta)
- ombrello fantasia sul rosso (in tinta)
- la stessa aria allegra e spensierata
- sorriso
quella è stata la prima netta sensazione della vita che mi parlava. non so se ho capito giusto, ma intanto ho diminuito gli aperitivi...
la seconda volta è stata ieri sera.
è da ferragosto che non mi ammalo, al massimo un po' di raffreddore mattutino, ma che scemava nel giro di poche ore. complici la dieta dei limoni e le vitamine effervescenti, non avevo mai fatto un inverno così, niente febbre, nè influenza nè altre catastrofi para-salutari, semplicemente in formissima.
con oggi inizia una settimana importante; oggi avrei dovuto avere un esame e domani un altro appuntamento a cui tengo. tanto.
esame oggi, appuntamento domani, dentista mercoledì. tutto organizzato benissimo, al di là di ogni più rosea aspettativa.
e invece no!
ieri sera scopro che l'esame, per motivi istituzionali, è stato spostato. indovino a quando?! a domani, che domande.
e mi è pure scoppiato il raffreddore ieri sera, e io posso pure avere la febbre a 40.5 che non ho nessun tipo di problema, ma il raffreddore no. io odio non respirare. io ho bisogno di respirare.
non c'è stato verso di chiudere occhio.
allordunque, io penso:
da agosto a febbraio, due cose importanti lo stesso giorno, la neve e il raffreddore.
...detta così in effetti non suona poi così grave.
ma sono sicura, è di nuovo la vita che mi parla, però giuro che stavolta io proprio non la sto capendo.
samedi, janvier 31, 2009
the more i study, the less i know
spesso l'ignoranza spinge al sapere, e il sapere è come l'appetito, più sai e più ne vuoi sapere. come l'appetito appunto, la fame vien mangiando.
la questione è che ci sono talmente tante cose da sapere, che prima o poi devi mettere dei confini allo scibile immagazzinabile, soprattutto in tema di esami, e il risultato è sempre lo stesso, ti sembra di sapere meno di quando hai iniziato a studiare.
prendiamo quello che sto studiando ora, arte e moda. futuristi, jugendstil, costruttivismo russo, wiener werkstaette e tutti i loro personaggi con le loro idee bizzare e i loro matrimoni. tutti sposati tra di loro, si sono tutti incontrati almeno una volta, viaggiavano più di noi, facevano un sacco di vita mondana e si influenzavano a vicenda. più cose studio, più cose voglio approfondire.
mi piace studiare, peccato che poi me lo dimentichi.
la questione è che ci sono talmente tante cose da sapere, che prima o poi devi mettere dei confini allo scibile immagazzinabile, soprattutto in tema di esami, e il risultato è sempre lo stesso, ti sembra di sapere meno di quando hai iniziato a studiare.
prendiamo quello che sto studiando ora, arte e moda. futuristi, jugendstil, costruttivismo russo, wiener werkstaette e tutti i loro personaggi con le loro idee bizzare e i loro matrimoni. tutti sposati tra di loro, si sono tutti incontrati almeno una volta, viaggiavano più di noi, facevano un sacco di vita mondana e si influenzavano a vicenda. più cose studio, più cose voglio approfondire.
mi piace studiare, peccato che poi me lo dimentichi.
vendredi, janvier 30, 2009
a little obsessed by
Stanotte ho sognato che andavo in giro a cercare e provare una marea di scarpe. ballerine nere con dei ricami grigio sporco, ballerine rosse di vernice (queste erano le mie preferite), ballerine con le borchiette, scarpe con tacco alto nere, stivaletti bianchi e neri stile francesina tacco alto, scarpe basse francesine verdine acqua, scarpe con tacco bassino un po' insipidine, stivali...ricordo distintamente un solo negozio, era Pollini, strano perchè io da Pollini non ci ho mai comprato scarpe in vita mia...alla fine, dopo aver girato come una trottola, mi sono svegliata senza avere comprato nulla.
il che rende il sogno decisamente un sogno, perchè io che vado in giro a provare tante scarpe senza comprarne almeno due o tre paia decisamente non sono credibile.
Mi ricordo come fosse ieri la prima notte che ho sognato. da quando sono piccolina ricordo di aver fatto solo incubi, fino a quel giorno. c'era un incubo in particolare poi che mi ha perseguitato per mesi, lo facevo uguale identico tutte le notti, tanto che a sera avevo paura a chiudere gli occhi, cercavo di stare sveglia il più a lungo possibile perchè sapevo cosa mi stava aspettando e non volevo andare dal dentista. che ovviamente un dentista non era...
poi un due di luglio, in una delle mie vacanze cittadine tra il mio soggiorno francese, sono andata a una grigliata, ho respirato a pieni polmoni il profumo del barbecue e mangiato carne, chiacchierato, sentito il caldo delle sere estive sulla pelle...tutte sensazioni che la pioggia bretone aveva lavato via persino dalla mia memoria.
sono tornata a casa felice e mi sono addormentata. al mio risveglio quasi non ci potevo credere...stavo sognando! un sogno vero, bello! non angosciante, niente di allucinato o troppo attinente con la vita reale, ma un sogno vero, fantasia e magia che si prendono per mano e volano in cielo, come danny e sandy sulla macchina dopo la festa di diploma della Rydell.
da quel due di luglio non ho più smesso di sognare.
il che rende il sogno decisamente un sogno, perchè io che vado in giro a provare tante scarpe senza comprarne almeno due o tre paia decisamente non sono credibile.
Mi ricordo come fosse ieri la prima notte che ho sognato. da quando sono piccolina ricordo di aver fatto solo incubi, fino a quel giorno. c'era un incubo in particolare poi che mi ha perseguitato per mesi, lo facevo uguale identico tutte le notti, tanto che a sera avevo paura a chiudere gli occhi, cercavo di stare sveglia il più a lungo possibile perchè sapevo cosa mi stava aspettando e non volevo andare dal dentista. che ovviamente un dentista non era...
poi un due di luglio, in una delle mie vacanze cittadine tra il mio soggiorno francese, sono andata a una grigliata, ho respirato a pieni polmoni il profumo del barbecue e mangiato carne, chiacchierato, sentito il caldo delle sere estive sulla pelle...tutte sensazioni che la pioggia bretone aveva lavato via persino dalla mia memoria.
sono tornata a casa felice e mi sono addormentata. al mio risveglio quasi non ci potevo credere...stavo sognando! un sogno vero, bello! non angosciante, niente di allucinato o troppo attinente con la vita reale, ma un sogno vero, fantasia e magia che si prendono per mano e volano in cielo, come danny e sandy sulla macchina dopo la festa di diploma della Rydell.
da quel due di luglio non ho più smesso di sognare.
vendredi, janvier 23, 2009
il mio (ex) piccolo mondo
si sta sgretolando.
avevo un lavoro, avevo un posto dove pranzare, con la mia cameriera preferita, bella e brava la più bella e brava di tutte, avevo una profumeria, la mia profumeria preferita con la mia profumiera preferita, avevo il mio bello al bar, che pranzava al suo tavolo con le sue colleghe e vestiva elegante molto gagà, avevo le colleghe con cui parlare di altri non-colleghi che come noi pranzavano insieme e che facevano il nostro stesso lavoro.
avevo il mio piccolo mondo lavorativo che funzionava perchè tutti gli ingranaggi si oliavano alla perfezione, alla perfezione incastrandosi tra loro.
ora quel lavoro non l'ho più, la mia barista bella e brava più di tutte se ne è andata, la mia profumiera preferita si è licenziata, l'elegante gagà è stato trasferito fuori città, le mie colleghe non ci sono più e i non-colleghi nemmeno.
queste notizie tutte insieme nell'arco di una manciata di minuti mi hanno spaesata...io me ne sono andata e quel piccolo angolo di mondo in cui mi ero incastrata a pennello portando qualche fiore colorato e più di qualche urletto si è semplicemente frantumato.
è incredibile come un solo minuscolo tassello possa rovinare un intero microcosmo, ed è altrettando incredibile la forza dell'effetto domino, che spezza gli equilibri e crea prima scompiglio poi vuoto.
avevo circa quattordici anni, tutte le mie amiche avevano il fidanzatino (uno o più d'uno spesso e volentieri) e io no, ed ero convintissima che il problema fosse in me, nel senso proprio che pensavo che nessuno mi volesse e che se solo uno mi avesse voluto, potenzialmente sarebbe potuto essere il mio Azzurro Principe. ero seriamente convinta che non ci volesse niente a far funzionare un rapporto di coppia, e che, smussando qualche spigolatura, due persone -qualsiasi- potessero incastrarsi e divertirsi e amarsi. all'ennesima potenza, alla perfezione. di quei risi finti ma felici che si vedono nei film, e di film di quel genere a quattordici anni se ne vede un'enormità.
è incredibile quanto fossi convinta delle cose più strane a quell'età.
avevo un lavoro, avevo un posto dove pranzare, con la mia cameriera preferita, bella e brava la più bella e brava di tutte, avevo una profumeria, la mia profumeria preferita con la mia profumiera preferita, avevo il mio bello al bar, che pranzava al suo tavolo con le sue colleghe e vestiva elegante molto gagà, avevo le colleghe con cui parlare di altri non-colleghi che come noi pranzavano insieme e che facevano il nostro stesso lavoro.
avevo il mio piccolo mondo lavorativo che funzionava perchè tutti gli ingranaggi si oliavano alla perfezione, alla perfezione incastrandosi tra loro.
ora quel lavoro non l'ho più, la mia barista bella e brava più di tutte se ne è andata, la mia profumiera preferita si è licenziata, l'elegante gagà è stato trasferito fuori città, le mie colleghe non ci sono più e i non-colleghi nemmeno.
queste notizie tutte insieme nell'arco di una manciata di minuti mi hanno spaesata...io me ne sono andata e quel piccolo angolo di mondo in cui mi ero incastrata a pennello portando qualche fiore colorato e più di qualche urletto si è semplicemente frantumato.
è incredibile come un solo minuscolo tassello possa rovinare un intero microcosmo, ed è altrettando incredibile la forza dell'effetto domino, che spezza gli equilibri e crea prima scompiglio poi vuoto.
avevo circa quattordici anni, tutte le mie amiche avevano il fidanzatino (uno o più d'uno spesso e volentieri) e io no, ed ero convintissima che il problema fosse in me, nel senso proprio che pensavo che nessuno mi volesse e che se solo uno mi avesse voluto, potenzialmente sarebbe potuto essere il mio Azzurro Principe. ero seriamente convinta che non ci volesse niente a far funzionare un rapporto di coppia, e che, smussando qualche spigolatura, due persone -qualsiasi- potessero incastrarsi e divertirsi e amarsi. all'ennesima potenza, alla perfezione. di quei risi finti ma felici che si vedono nei film, e di film di quel genere a quattordici anni se ne vede un'enormità.
è incredibile quanto fossi convinta delle cose più strane a quell'età.
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