dimanche, février 14, 2016

L'albatro

Spleen et idéal.
I fiori del male sono un'ottima lettura per un cuore frantumato nella mattina di San Valentino. Non scrivo più sul blog da anni, non perché siano stati anni particolarmente intensi o impegnati, ma semplicemente perché da quel lontano post in cui dichiaravo di essermi smarrita...così semplicemente non mi sono più ritrovata. Ho lasciato rovine lungo la strada, e lasciato palazzi imperiali alla mercé di vento, pioggia e intemperie. Ho passato i giorni a costruirmi un fortino attorno, mattone dopo mattone, lacrima dopo lacrima, ricacciata indietro invece che lasciata scorrere sulle guance per finire, impregnata di rimmel, a macchiarmi i vestiti. Ho smesso giorno dopo giorno di gioire delle piccole cose, vedere un bel fiore mi sembrava normale, come normale mi sembrava non sentire l'odore del viola. Sono diventata una specie di principessina del ghiaccio.
E adesso, che un giga martello di Thor si è abbattuto in picchiata sul mio tanto agognato fortino, i mattoni stanno cadendo, uno per uno, e mi colpiscono in testa, sul cuore, e sulla pancia, e fanno male. fanno davvero male.
E le lacrime che mi rigano le guance non sono macchiate di rimmel solo perché è mattina presto.
La sofferenza è così forte da non permettermi quasi di respirare, e le lacrime, che tanto bene ho imparato a tenere dentro, sgorgano in modo così naturale che sembra non si vogliano più fermare. E così, tra le lacrime e questa sofferenza atroce che non riesco a controllare, ho avuto un'illuminazione: ritrovare me stessa non vuol dire essere più forte, ma essere più fragile.
La sensibilità faceva di me la persona speciale che ero, quel cucciolo sperduto che senza una guida non ce l'avrebbe mai fatta nel mondo degli adulti.
Poi, tutto ad un tratto, mi sono trasformata in adulta, questo mondo ha smesso di sembrarmi una giungla e io ho smesso di guardarmi attorno, ho smesso di vivere le emozioni, perché avevo paura di soffrire.
E così, adesso soffro per tutto il tempo in cui sono stata rinchiusa.
Mattone dopo mattone.
Lacrima dopo lacrima.

E come l'albatro catturato, tanto ero bella mentre volavo in cielo con quelle ali bianche grandi e libere, tanto sono goffa e brutta catapultata nel mondo reale, in questo mondo che non mi appartiene.

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