lundi, décembre 10, 2007

La rana e lo scorpione_vorrei un mondo senza chiavi

Meno lavoro per tutti, più lavoro per tutti. quindi più vita per tutti.
sembra un'equazione matematica piuttosto elementare, eppure nemmeno io ci avevo pensato prima del commento di F al mio post del lavoro che nobilita entrambi i sessi.
e il mio non-pensiero è la forma più eclatante della forma mentis inculcataci dalla di oggi società: lavorare-lavorare-lavorare. guadagnare-guadagnare-guadagnare.

e vivere? dove? dove c'è lavoro. come? con il lavoro. quando? ecco, appunto, quando?

in realtà dietro questa equazione che mi ha sconvolto il pomeriggio e della quale sicuramente parlerò con tutti nelle prossime ore/giornate/settimane, c'è un mondo. come mi piace dire che dietro ogni piccola cosa c'è un mondo...
ero piccola quando il desiderio di una bimba in chiesa mi ha fatto sobbalzare dalla panca in legno:
"vorrei un mondo senza chiavi".
bisognerebbe scardinare la società e le sue basi per avere un mondo senza chiavi, la natura umana in sè non lo permette.
la natura umana riporta alla favoletta della rana e lo scorpione.
Lo scorpione doveva attraversare il fiume; così non sapendo nuotare, chiese aiuto alla rana: "Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda."
La rana rispose: "Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!!!" "Per quale motivo dovrei farlo?" incalzò lo scorpione "Se ti pungo tu muori e io annego!"
La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell'obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.
A metà del tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all'insano ospite il perché del folle gesto.
"Perché sono uno scorpione…" rispose lui, "...è la mia natura".

2 commentaires:

Anonyme a dit…

questo post mi fa andare indietro nel tempo, ad un periodo nero, in tutti i sensi.
Ricordo la scritta apposta sopra a tutti i cancelli d'ingresso dei campi di concentramento nazisti, quell'illusione diceva: "Il lavoro rende liberi"... a che gran bella fregatura andavano incontro!
Bisogna sempre valutare da che parte lo si guarda e chi sarà a giovarne...

P.s.
scusa per l'argomento un po' triste

Anonyme a dit…

quello che stavo cercando, grazie