Ho usato Tinder.
Ho usato Tinder e sono una romantica old fashion. Siamo tutti fatti di contraddizioni in fondo no?
L'ho scaricato, l'ho usato, sono uscita con de ragazzi, ho conosciuto persone fighe, persone belle, persone disagiate, persone sturm und drang, persone fighette, persone complicate, persone ricche; ho conosciuto mondi nuovi, ho letto libri che non avrei mai letto e visto film che non avrei mai visto se non avessi conosciuto loro.
E poi ci sono quelli che non ho conosciuto.
Io su Tinder faccio quello che faccio di solito nella vita vera, tipo al bar, alle feste di paese, a ballare, per strada, al supermercato o in palestra (mi dicono che in palestra si cucca. io non lo so perché faccio solo pilates e aquafitness la domenica mattina):
scarto quelli con le foto degli addominali scolpiti, i tatuaggi modaioli e i selfie in macchina.
Poi con il 20% rimasto chiacchiero, e ne scarto un altro buon 15% quando sbagliano un congiuntivo, se scrivono che con la k da bimbominkia o se non sanno usare la punteggiatura.
Con i sopravvissuti ci esco, se mi chiedono di uscire.
Poi ci sono quelli che non mi chiedono niente, ma che siamo amicici su effebi, su instagram e su twitter no perché io twitter non ce l'ho, sennò lo saremmo pure lì.
Io posto, tu metti mi piace, commenti, io ti commento indietro. Tu posti, io ti liko, ti cuoro, mi faccio due risate e tu ridi indietro ed è tutto un giro di pollici su e cuoricini che battono a ritmo di like. Ciccipuccimiciomicio.
C'è simpatia, tra di noi.
Magari c'è anche empatia.
Ma è una dating app, o no?
Quindi datiamoci.
E limoniamo su una panchina sgarrupata, che è molto più bello.
(sì, state pensando giusto. a quindici anni non limonavo sulle panchine come avrei dovuto, ma leggevo Le ultime lettere di Jacopo Ortis e Il pendolo di Foucault, scrivevo bad poetry, e stavo in disparte alle feste quando ci andavo. #adolescenzaportamivia)
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