E poi.
Un giorno, in un momento preciso, anche se non so quale di preciso, ho tirato fuori la testa dall'acqua e ho ripreso di botto a respirare.
Mi è parso tutto molto chiaro, a me, la regina delle certezze della cippaminchia.
Ho deciso di ascoltarmi, senza paura, senza schemi mentali, senza sovrastrutture né giudizi, ed è una cosa che mi devo ricordare ad ogni respiro, perché appena mollo un attimo la linea mediana del corpo e smetto di abbracciare il centro, vengo trascinata nel turbinio della vita che sta fuori, e mi perdo, di nuovo.
Per ritrovarsi, bisogna perdersi.
Inutile guardarsi indietro con rancore, rabbia, amarezza, delusione. Se non abbiamo fatto cose apparentemente semplici da fare, è perché non era tempo, o luogo.
Da una telefonata, sincera e molto bella, con L, vengono fuori le parole come se rotolassero via direttamente dal cuore, ed è vero, non ho paura.
Perché adesso, quello che prima scrivevo per convincere me stessa, per farlo scendere dalla testa al cuore, finalmente esce direttamente dal cuore.
In questo momento di vuoto cosmico, di dubbio brutale, di semplici domande tipo "come stai" che aprono uno stargate su mondi sconosciuti, c'è una certezza, che viene dal cuore e illumina tutto intorno:
il cambiamento è sempre positivo.
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