Mi friggono le piante dei piedi oggi.
Mi friggono come un tempo, più di un tempo, in modo diverso
da un tempo.
Ho nella testa così tante cose, che i pensieri più veri
scappano a gambe levate e vanno a rifugiarsi nei piedi, da dove vorrebbero
uscire; ma dato che non possono uscire, scalpitano. E scalpitando, friggono
friggono friggono.
Credo che il motivo per cui mi friggono i piedi sia questo.
Un po’ come quando mi bruciano le orecchie le volte che
mangio piccante. Io credevo che succedesse a tutti, invece da poco ho scoperto
che pare succeda solo a me.
Comunque, mi ero fissata sul ritornare me stessa, e l’altra
mattina a colazione (la colazione della mattina di San Valentino, ma questa è
un’latra storia), I. mi fa: “ma sei sicura che vuoi tornare quella di prima?”
mumble mumble.
Domanda da otto milioni di scellini. soprattutto perché,
essendo noi come un fiume che scorre, quando passo sotto il Ponte Dattaro sono una
persona diversa da quella che passa poi sotto il Ponte di Mezzo. Questo vale
ovviamente se sei parmigiana.
Non so bene sotto che ponte sono adesso, ma so che mi sto
portando dietro un bel po’ di detriti, ed ecco perché faccio così fatica a
camminare e ho sempre l’affanno. I detriti pesano. E sporcano.
Ci siamo lasciati? Mi hai lasciato? Ti ho lasciato? Ci siamo
persi? Ci siamo spenti? E’ colpa mia? Ci siamo disinnamorati? Ci siamo
abbruttiti? Era già finita tanto tempo fa ma ancora non lo sapevamo? Lo
sapevamo già? Ci siamo traditi? Ci siamo voluti bene? Ce ne vorremo sempre? Se
è destino torneremo insieme? Siamo troppo diversi per stare insieme?
vattelapesca.
E’ finita, e questa è l’unica cosa reale. Dividiamoci le
cose di casa, questo sì che è reale.
Amo gli Ingegneri, li ho sempre amati e sempre li amerò. E
forse sono destinata a sofferenza imperitura per questo.
Brucerò in un inferno di sofferenze organizzate.
E tutto per un interruttore, per colpa delle stramaledette
lucine.
Le lucine si accendono perché tu (io) schiacci un
interruttore. Tu (io) non sai cosa passa dall’interruttore alle lucine, lui
(lui!) sì. Per te (io) è magia, per lui (lui!) è realtà.
Uno scontro fra titani
insomma.
Uno scontro che inevitabilmente provoca scintille, incomprensioni,
dolori e picchi di emozioni.
Tu che voli, e lui che ti tira a terra.
Io che volo, e tu che mi tiri a te.
Poi un bel giorno le lucine non si accendono
più. E adesso siamo fregati entrambi, ma io più di te, perché la magia non mi
dice perché le luci non si accendono più, mentre a te l’ingegneria reale te lo
spiega, se tagli il cavo, apri la scatola elettrica, analizzi, e fai l’autopsia
al cadavere della nostra relazione.
Tu, volatrice professionista, non le capisci le cose se lui,
ingegnere reale, non te le spiega.
Io le cose non le capisco, se non ci sei tu che me le
spieghi.
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