Sono sprofondata nella poltrona di casetta, con indosso il maglione ancora intriso dei profumi di San Giusto e della casa di M e G, dove sono stata negli ultimi due giorni.
lì nella piola con le lasagne contate per i commensali e il Novello a gogo nella gola e sui miei jeans, lì con M che dorme appisolata sulla mia spalla, lì a pranzo (quasi) tutti insieme a mangiare tutto e di tutto di più con gusto e con il sorriso sulle labbra e nel cuore, lì a fare colazione con cioccolata e panna fatte in casa, e sono sempre le più buone del mondo conosciuto, lì a cercare di rientrare nei jeans usciti tiepidi dall'asciugatrice, lì a chiacchierare di libri, tradizioni e dialetti, un po' più in là a Biella alla fabbrica della Menabrea con una birra ambrata, carne alla griglia e una bellissima compagnia.
e il ritorno in treno, con cambio a Milano e un libro a farmi compagnia, che dura giusto giusto il tempo del viaggio. e finisce splatter, un po'.
e al ritorno mi aspetta C.
e voglio rifare la modella quando vedo le foto che mi fa, le smorfie, le ombre, i colori, i sorrisi, i broncetti.
bref, c'est moi.
è che stare là a San Giusto mi mancava, ma ora ho fatto scorta, ho riempito la cambusa per un po', di odori ed affetti. ma sarei rimasta ancora qualche giorno a raccogliere provviste, se mi avessero tenuta (e l'avrebbero fatto, lo so. chi, in fondo in fondo, vorrebbe davvero liberarsi di me?!) e se non dovessi tornare al lavoro domani. perchè lavoro!
un lavoro vero, con orari veri, colleghi -fantastici- e tutto ciò che ne consegue, anche lo scarsissimo tempo che ritaglio per lo studio.
qualche sera fa ho fatto riderissimo C, la mia zietta adorata, perchè parlando di questa nuova cosa ho detto che ne ero felicissima per una serie di ragioni, tra le quali..."mi metto alla prova, vedo anche se sono in grado di lavorare seriamente con continuità e con gli orari di ufficio veri e propri, e per ben di più di periodi lavorativi brevi come una settimana qua e un'altra là. in poche parole, costanza, quella che a me è sempre mancata".
C scoppia a ridere e io mi chiedo perchè?, mi sembrava un discorso pure parecchio mpegnato!
e la domanda sorge spontanea a G (e lecita, dico io a posteriori): "e se ti fossi resa conto che non sei in grado di reggere un ritmo di otto ore di ufficio giornaliere?!"
la risposta mi esce altrettanto spontaneamente: "mi sarei data con più impegno alla caccia al marito?!"
e si ride tutte insieme tra un tagliolino al tartufo bianco e una lieta novella.
State tranquilli, reggo il ritmo del lavoro, è ufficiale.
3 commentaires:
Ah. Beata te. Secondo me non è detto che lo fa -lavorare 8 ore al giorno- si chiede se lo regge. Io sono comunque per il part-time e il rispetto della qualità della vita. Meno lavoro per tutti, più lavoro per tutti!
devo fare i complimenti al fotografo: bellissimi contrasti, piacevoli inquadrature e luce stupenda... ma sarà tutto merito suo?
80% merito fotografo e 20% modella. ormai la percentuale è decisa!
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